La pepsina “sminuzza” le proteine durante la digestione. Ecco cosa accade quando manca, e come “aiutarla” attraverso l’alimentazione e i comportamenti sani.
La pepsina è la nostra “compagna” e amica delle grandi scorpacciate a tavola, soprattutto durante le feste. Se potessimo incontrarla realmente, meriterebbe come minimo un premio per la sua pazienza nel “facilitare” la digestione.
Mentre noi mangiamo lei lavora, perché la pepsina è uno dei più importanti enzimi facilitatori dello stomaco.
Cos’è la pepsina
È un enzima facilitatore della digestione umana. Scompone il bolo alimentare. È tanto utile quanto indispensabile, al punto che quiando ne siamo carenti dobbiamo intervenire.
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La pepsina è dunque uno degli enzimi di natura proteica prodotti dalle cellule con funzione di catalizzatori, in grado cioè di favorire o accelerare determinate reazioni chimiche negli organismi viventi. In questo caso facilita la digestione, quindi è un facilitatore.
In particolare è uno degli enzimi appartenenti alla classe delle idrolasi. Sono enzimi sintetizzati in forma inattiva (sotto la denominazione di pepsinogeno) e costituiscono ad esempio i succhi gastrici contenuti nello stomaco, insieme ad H2O ed HCl secreti dalle ghiandole dello stomaco, più esattamente dalle cellule parietali.
A cosa serve
La pepsina è il primo enzima animale ad essere stato descritto, già nel 1836 dal biologo tedesco Theodor Schwann.
Attivata dall’acido cloridrico, attacca le proteine e le scompone in frammenti detti polipeptidi che verranno ulteriormente scomposti nei singoli aminoacidi dalla tripsina. Il precursore della pepsina, che viene prodotto all’interno dello stomaco dalle cellule principali è chiamato pepsinogeno.
La digestione delle proteine deve per forza essere svolta con l’aiuto dell’acido cloridrico prodotto dalle ghiandole dello stomaco. Le ghiandole, inoltre, producono un muco che protegge il tessuto muscolare dall’acido cloridrico stesso.
La pepsina quindi si trova nel succo gastrico, nella bile, nella saliva, nell’intestino e nel succo pancreatico, lavora a determinate condizioni: con un pH acido attorno a 1,5-3,5 e ad una temperatura fra i 37°C e i 42°C.
L’importanza degli enzimi
La pepsina non è l’unico enzima addetto alla digestione. Alcuni enzimi come l’alfa-galattosidasi, la bromelina, gli enzimi da maltodestrine fermentate, lattasi e papaina, facilitano in particolare la funzione digestiva.
Enzimi come la superossido-dismutasi hanno una funzione più antinfiammatoria, come anche la bromelina e la papaina.
Gli enzimi digestivi aiutano l’apparato digerente a scomporre i cibi introdotti mediante l’alimentazione, rendendoli facilmente assimilabili dall’organismo. In particolare:
- L’alfa-galattosidasi è un enzima assente nell’uomo, indispensabile per la digestione di alcuni carboidrati;
- La bromelina è un enzima presente nel succo e nel gambo dell’ananas in grado di degradare altre proteine in aminoacidi e caratterizzata da potenzialità antinfiammatorie;
- Gli enzimi da maltodestrine fermentate sono gli unici enzimi in grado di funzionare nel tratto acido, nel tratto basico e in quello neutro dell’intestino;
- La lattasi è l’enzima deputato alla digestione del lattosio, lo zucchero caratteristico del latte;
- La papaina è una sostanza ricavata dalla papaya che agisce dal punto di vista funzionale in modo simile alla pepsina, un enzima secreto dallo stomaco coinvolto nel processo digestivo, oltre ad avere importanti potenzialità antinfiammatorie;
- La superossido-dismutasi è un metalloenzima dalle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive.
Cosa fa la pepsina nello stomaco
Il duro e complesso lavoro della pepsina consiste, dunque, nella digestione delle proteine alimentari. La pepsina viene attivata dall’acido cloridrico, in condizioni ambientali favorevoli. Alla giusta temperatura (37 gradi circa) e alle condizioni di pH sopra descritte (pH tra 1,5 e 3,5), la pepsina è in grado di digerire quantità di proteine alimentari pari a mille volte il suo peso in un tempo di un’ora. Quando il pH supera il valore di 3,5 (fino a 5), la pepsina perde di efficacia.
L’acido cloridrico non solo attiva le molecole di pepsina ma ne favorisce il lavoro che è quello di ridurre le proteine alimentari in peptoni, ossia frammenti più piccoli ma non così sufficientemente piccoli da essere assorbiti dall’intestino tenue. A completare il lavoro di “sminuzzamento” ci pensano le proteasi pancreatiche e intestinali.
Cosa succede se manca?
La scarsezza o anche la mancanza di pepsina nel succo gastrico si verifica in presenza della maggior parte di gastriti croniche, neoplasie gastriche, anemia perniciosa, achilia congenita.
Ma anche l’aumento di pepsina può indicare gastriti croniche e ulcera gastrica.
La ipochilia è una secrezione insufficiente di succo gastrico, quindi di acido cloridrico e pepsina da parte dell’apparato digerente.
L’ipocloridria, invece, indica la carenza della sola produzione di acido cloridrico da parte della mucosa gastrica.
Il paziente affetto da ipochilia soffre pertanto di una carenza di tutte le componenti del succo gastrico, o della loro completa mancanza in caso di achilia.
Nella maggior parte dei casi di insufficiente produzione di acido cloridrico questa condizione si accompagna a una insufficiente produzione di pepsina.
Ulcere e gastriti
Il Manuale di medica Msd ricorda che l’acido è secreto dalle cellule parietali dei due terzi prossimali (corpo) dello stomaco. L’acido gastrico aiuta la digestione creando il pH ottimale per la pepsina e la lipasi gastrica e stimolando la secrezione pancreatica di bicarbonato. La secrezione acida è iniziata dal cibo: il pensiero, l’odore o il sapore del cibo attivano la stimolazione vagale delle cellule G gastrina-secernenti localizzate nel terzo distale (antro) dello stomaco. L’arrivo delle proteine nello stomaco stimola ulteriormente la produzione di gastrina. La gastrina circolante innesca il rilascio di istamina dalle cellule enterocromaffino-simili nel corpo dello stomaco. L’istamina stimola le cellule parietali tramite i loro recettori H2. Le cellule parietali secernono l’acido e la conseguente riduzione del pH induce le cellule D antrali a rilasciare somatostatina, che inibisce la liberazione di gastrina (feedback negativo).
La secrezione acida è presente alla nascita e raggiunge i livelli degli adulti (in base al peso) entro l’età di 2 anni. Si verifica una riduzione della produzione di acido nei pazienti anziani che sviluppano gastrite cronica; se ciò non avviene, risulta invece mantenuta per tutta la vita.
Alcuni fattori interferiscono con le difese mucosali, in particolare i farmaci FANS e l’infezione da Helicobacter pylori, che predispongono alla gastrite e alla malattia ulcerosa gastroduodenale.
I FANS promuovono l’infiammazione della mucosa e la formazione di ulcere (talora con sanguinamento gastrointestinale) sia per via topica che per via sistemica. I FANS riducono il flusso ematico gastrico.
I sintomi da carenza di enzimi digestivi o cattiva digestione
La mancanza di enzimi digestivi si può manifestare in molti modi. Altre volte la carenza cronica di nutrienti è dovuta a malassorbimento o cattiva digestione. In genere, questa carenza si manifesta con i seguenti sintomi:
- Stanchezza
- Senso costante di fame
- Aumento o calo di peso improvviso
- Irritabilità
- Crampi muscolari
- Anemia (da carenza di ferro)
- Stitichezza cronica oppure diarrea (alterazioni dell’alvo conseguenti all’alterato assorbimento delle sostanze da disbiosi intestinale)
- Digestione lenta, insufficiente
- Gonfiore e meteorismo (per produzione eccessiva di gas durante i fenomeni di fermentazione della flora intestinale su alimenti non digeriti, come carboidrati complessi)
- Infiammazione al colon
Tisane e alimenti amici
La pepsina favorisce la digestione delle proteine della carne, del pesce e di altri nutrimenti proteici. Alcuni alimenti, come verdure e yogurt, possono aiutare questo processo di digestione, mentre altri possono avere l’effetto contrario e causare acidità, gonfiore, stitichezza o mal di stomaco, sintomi che fanno riferimento al concetto di dispepsia, ovvero cattiva digestione.
La dottoressa nutrizionista Chiara Circosta fornisce su Humanitas un elenco di cibi e buone pratiche che possano favorire la digestione e aiutano il lavoro della pepsina, e di altri enzimi digestivi.
Bere tisane digestive
In erboristeria o in farmacia si possono trovare varie tisane digestive miscelate con piante dalle proprietà carminative. Tra cui semi di finocchio (con eventuale aggiunta di un cucchiaino di aghi di rosmarino): bevuta dopo i pasti, aiuta a digerire e combatte i gonfiori addominali. Non adatta però per chi soffre di gastrite o ulcere gastriche.
La cicoria
Ha un’azione disintossicante.
L’anice
Utile in caso di gonfiore addominale, dovuto a fermentazioni.
Cumino, coriandolo, cardamomo
Semi simili all’anice da mettere in infusione o masticare a fine pasto.
Infusi e tisane
È possibile anche preparare degli infusi casalinghi come quello di camomilla e salvia. Si lascia in infusione in acqua bollente una bustina di camomilla o un cucchiaio di fiori essiccati e due o tre foglie di salvia essiccata, si filtra e si beve dopo i pasti.
– Qui un elenco completo di cibi con enzimi digestivi.
Integratori per la pepsina
La nutrizionista consiglia anche di aiutarsi eventualmente con integratori di enzimi digestivi. La digestione lenta può essere dovuta a una carente produzione di enzimi. In questo caso può essere utile cercare in farmacia un integratore adatto alle diverse esigenze. Gli enzimi contenuti in questi prodotti possono essere di origine animale: pepsina, tripsina e pancreatina (simili a quelli prodotti dal nostro corpo) oppure di origine naturale, ovvero vegetale, come bromelina, papaina e ficina. Questi enzimi scindono i nutrienti nei loro componenti fondamentali in modo da renderli assorbibili e assimilabili. Spesso sono associati a probiotici o fermenti lattici per riequilibrare la flora batterica intestinale.
Buone pratiche per favorire la digestione
- Non andare a dormire subito dopo cena. La cena andrebbe consumata circa tre ore prima di mettersi a letto.
- Non fare attività fisica intensa dopo aver mangiato.
- Svolgere alcuni esercizi che favoriscono la digestione. Alcune attività, lontano dai pasti, sono invece molto utili per regolare l’attività gastrointestinale, come: andare in bicicletta, meglio all’aperto, ma anche la cyclette in casa va bene. Fare ginnastica. Mettersi sdraiati sul letto a pancia in su, porre le mani sui fianchi e le gambe piegate in alto e muovere in cerchio i piedi come se si stesse pedalando per circa 10 minuti al giorno. Saltare la corda regolarmente per 10 minuti al giorno.
- Fare lievi massaggi sullo stomaco da destra verso sinistra.
Succo di papaya: un digestivo naturale
La papaina agisce come la pepsina, perché è un enzima proteolitico, ed è presente nel succo della papaya, albero originario del Brasile e del Messico. Spesso è associata alla ficina, altro enzima proteolitico ottenuto dal lattice del fico.
Integratori di pepsina e controindicazioni
La betaina cloridrato e la pepsina sono due integratori per aumentare la quantità di acido cloridrico nello stomaco. Tuttavia, gli integratori a base di enzimi come la pepsina andrebbero utilizzati con parsimonia. Inoltre sono controindicati nei soggetti con ipersensibilità a uno qualsiasi dei componenti del prodotto. Prima di assumere integratori a base di enzimi è bene richiedere il parere preventivo del medico. In gravidanza e durante l’allattamento al seno è bene evitarne l’assunzione. In particolare i soggetti affetti da galattosemia devono evitare l’uso dell’alfa-galattosidasi e i soggetti che assumono sostanze anticoagulanti o antitrombolitiche devono essere cauti nell’uso della bromelina, che in alcuni soggetti può avere effetti sulla coagulazione del sangue.
La pepsina c’entra con la Pepsi cola?
Perché la bevanda rivale numero uno della Coca cola si chiama Pepsi? C’entra con la pepsina?
Nella sostanza assolutamente no. Infatti, la pepsina non è presente tra gli ingredienti della Pepsi. Ma il nome fu scelto perché, proprio come l’enzima pepsina, si voleva far credere che la Pepsi aiutasse nella digestione.
In realtà sappiamo che queste bevande, dall’apparente effetto digerente, producono tutt’altra reazione nell’organismo. Ecco qui cosa succede al corpo un’ora dopo aver bevuto un soft drink. Immaginiamo cosa possa accadere bevendola dopo una grande abbuffata.. compre le bevande cosiddette light o zero zuccheri.