L’arsenico è, secondo l’Oms, una delle 10 sostanze più pericolose per la salute pubblica. Classificato come “cancerogeno certo per l’uomo”, si trova nell’acqua potabile e imbottigliata, in quella irrigua e in alcuni cibi, riso e pesce in primis. Ecco la mappa del rischio
Una delle fonti di inquinamento dei suoli italiani, tra le altre, soprattutto in presenza di ex miniere, è la presenza di arsenico. Che spesso ritroviamo anche nei cibi e nell’acqua dei nostri rubinetti.
Nel settore agricolo, questo contaminante si unisce al problema della lisciviazione dell’azoto applicato con fertilizzanti minerali od organici. Tuttavia, sottolinea l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in queste zone, soprattutto quelle del comparto frutticolo e viticolo, il livello di fertilizzazione dei terreni è modesto, mentre nell’ambito dei seminativi, soprattutto del mais, il livello di fertilizzazione è più elevato.
L’arsenico è comunque un semimetallo ribattezzato “killer silenzioso”, che ci portiamo dal passato, al pari di altri metalli più pesanti, come cadmio, cobalto, cromo, mercurio, nichel, piombo, rame e zinco.
Già intorno al 2010 l’Istituto Inail che si occupa di infortuni sul lavoro diffondeva un documento dettagliato dal titolo “Arsenico: contaminazione ed esposizione ambientale” per mettere in guardia dalla presenza ricorrente di un rischio per la salute umana. “La presenza dell’arsenico nei suoli e nelle acque è rilevabile in diverse regioni italiane ed è generalmente dovuta a fenomeni naturali, anche se sono stati evidenziati casi di contaminazione antropica”, si leggeva in quel rapporto, che cita uno studio degli anni 90 del Novecento i cui risultati avevano evidenziato la presenza di concentrazioni anomale di arsenico in diverse aree regionali in Lombardia, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Trentino“.
Cos’è l’arsenico
L’arsenico è indicato con il simbolo chimico “As”. L’Istituto superiore di sanità ricorda che è un componente naturale della superficie della terra. Può presentarsi sia in forma inorganica (come elemento chimico o come alcuni sali di arsenico), che in forma organica, in composti generalmente meno tossici rispetto all’arsenico inorganico.
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Dove si trova l’arsenico
In natura, la sua presenza si riscontra in rocce, suolo, aria e acqua sia sotterranea che superficiale. In alcuni territori, le concentrazioni di arsenico possono essere elevate per cause puramente naturali ed indipendenti dall’inquinamento determinato da attività produttive umane che ne possono, comunque, ulteriormente aumentare i livelli.
I composti dell’arsenico sono utilizzati nella industria microelettronica, nella fabbricazione di semiconduttori, nella produzione di coloranti, nell’industria dei tessuti, nella produzione della carta e nella lavorazione del vetro.
Un tempo, i composti inorganici dell’arsenico erano ampiamente usati nel trattamento e nella conservazione del legno, mentre i composti organici di arsenico erano impiegati in campo agricolo: attualmente entrambi questi usi si sono molto ridotti.
In ambito medico, fino agli anni 40 del Novecento, l’arsenico inorganico era utilizzato nella terapia di alcune patologie quali: leucemia, psoriasi, asma bronchiale cronica. In America, l’agenzia per gli alimenti e i medicinali (Food and Drug Administration, Fda) ne ha autorizzato l’uso per la cura di alcune forme specifiche di leucemia.
L’esposizione umana all’arsenico può avvenire per ingestione, inalazione o contatto con la pelle.
L’arsenico dunque lo ritroviamo nei cibi generati da irrigazione e nell’acqua. L’esposizione, perciò, può avvenire attraverso:
- Pesce
In particolare pesci, crostacei e molluschi. Sono gli alimenti che generalmente contengono livelli più elevati di arsenico assorbito dall’acqua in cui vivono. Fortunatamente, però, si tratta di arsenico principalmente presente in forma organica e quindi non tossica.
Qui uno studio recente che collega la presenza di arsenico, mercurio e diossine nel pesce, a un maggior rischio di melanoma.
- Cereali, pane, pasta, riso (ma anche spezie ed erbe)
Il gruppo di alimenti che secondo le stime dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) contribuisce maggiormente all’esposizione all’arsenico inorganico sono i cereali e i prodotti a base di cereali. Questi alimenti, come il pane e la pasta, contengono di norma poco arsenico, ma si tratta di prodotti di largo consumo che quindi incidono molto sull’assunzione. Il riso è un cereale che può contenere molto arsenico inorganico, ma è mediamente meno consumato in Europa.
- Acqua potabile
L’acqua nelle zone di origine vulcanica è ricca di arsenico, l’arsenico vi è presente in forma inorganica e il contatto può avvenire in modo diretto, attraverso l’acqua potabile. Caso emblematico è la contaminazione nel viterbese che negli anni ha visto anche l’intervento della Ue visti gli elevati livelli di arsenico nell’acqua domestica.
- Acqua da irrigazione
In questo caso parliamo di esposizione indiretta all’arsenico, tramite l’uso di acque impiegate per la preparazione di cibi e per l’irrigazione di campi coltivati, con conseguente contaminazione di alimenti vegetali, specialmente cereali e tabacco. Ciò è dovuto alla capacità della pianta di tabacco di assorbire efficientemente, attraverso le proprie radici, metalli come l’arsenico inorganico presente nel terreno.
- Al lavoro
Si rischia l’esposizione all’arsenico anche attraverso il lavoro, durante processi di produzione industriale in cui si lavora con l’arsenico (ad esempio, nelle fonderie sono presenti fumi contenenti arsenico, che possono essere respirati in caso non siano rispettate le norme di sicurezza).
- In atmosfera
Questo elemento chimico può essere presente nell’atmosfera in seguito all’attività e alle emissioni dei vulcani o anche per la decomposizione dei minerali che lo contengono. Ad ogni modo, l’esposizione all’arsenico attraverso l’aria è generalmente molto bassa e considerata minore rispetto a quelle sopra elencate.
Quali sono gli effetti dell’arsenico
Bisogna distinguere l’arsenico organico da quello inorganico.
Le forme di arsenico inorganiche (come quelle che contaminano le acque potabili) sono tossiche, a differenza delle forme organiche (come quelle che contaminano pesci e crostacei) che lo sono molto meno.
Le forme inorganiche, una volta ingerite o inalate, sono ben assorbite dall’organismo che riesce comunque a trasformarle in composti organici, poi facilmente eliminati nelle urine. Questo tuttavia non elimina il problema della sua tossicità.
L’Iss sottolinea come, inoltre, l’efficienza di tale procedimento fisiologico di difesa dell’organismo sia diverso da individuo a individuo, principalmente in base alle personali caratteristiche genetiche. Per questo motivo, l’esposizione ad una stessa quantità di arsenico, può avere effetti sulla salute molto variabili a seconda della persona. I composti organici sono generalmente poco assorbibili e facilmente eliminati con le feci e le urine.
L’assunzione di una dose elevata di arsenico (circa 10-50 milligrammi) provoca avvelenamento acuto caratterizzato dai seguenti sintomi:
- Vomito
- Dolori addominali
- Diarrea
- Insensibilità agli arti
- Crampi e contrazioni muscolari dovuti all’infiammazione di molti nervi periferici (polinevrite) che, a dosi maggiori di arsenico, possono portare al blocco dei muscoli cardiaci e respiratori e alla morte
La dose ingerita potenzialmente in grado di causare la morte di un individuo adulto di circa 60 kg di peso è di circa 120 milligrammi (1-2 mg/kg di peso corporeo).
Esposizione prolungata all’arsenico ed effetti sulla salute
A seguito di esposizione ripetuta nel tempo a basse dosi di arsenico, possono verificarsi:
- Cambi di pigmentazione (colore) della pelle
- Ispessimenti della pelle del palmo della mano e della pianta del piede, per eccessiva presenza di una proteina della pelle chiamata cheratina (ipercheratosi)
- Lesioni cutanee
Questi disturbi (sintomi) compaiono, di solito, dopo circa 5 anni di esposizione all’arsenico e possono portare alla formazione di tumori della pelle.
Ulteriori effetti determinati dall’arsenico, possono includere:
- Comparsa di diabete
- Malattie cardiovascolari (incluso l’infarto del miocardio)
- Alterazioni allo sviluppo del feto in gravidanza (l’arsenico inorganico può passare la placenta)
Oltre ai tumori della pelle, in popolazioni esposte ad arsenico per tempi prolungati, è stato osservato un maggiore rischio di comparsa di patologie quali:
- Tumore al polmone
- Tumore alla vescica
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato l’arsenico nel gruppo 1 (cancerogeni umani), cioè tra quelle sostanze con un alto grado di probabilità di determinare tumori nell’uomo.
L’acqua potabile è sicura?
Secondo l‘Organizzazione mondiale della sanità il consumo di acque potabili contenenti arsenico in quantità comprese tra 0,05 e 0,1 milligrammi per litro di acqua potabile (corrispondenti a 50-100 microgrammi per litro) aumenta il rischio di sviluppare un tumore della pelle, al polmone o alla vescica.
Pertanto la concentrazione massima di arsenico nell’acqua potabile è stata fissata a 10 microgrammi al litro, anche dalla direttiva europea 98/83/CE poiché viene ritenuto che livelli di arsenico più elevati possano comportare rischi per la salute in modo strettamente dipendente dalla durata dell’esposizione e dallo stato nutrizionale della popolazione esposta. Questi valori hanno l’obiettivo di assicurare che le acque destinate al consumo umano possano essere consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita.
Dunque, per limitare il più possibile l’esposizione delle persone all’arsenico inorganico, bisogna mettere in campo azioni preventive per la popolazione e i lavoratori.
Oltre ai luoghi di lavoro, quindi, il controllo dovrà essere essenzialmente rivolto all’analisi della qualità dell’acqua destinata al consumo umano e a quella utilizzata per l’irrigazione di campi coltivati con prodotti agricoli.
L’Iss assicura che in Italia, il livello di presenza di arsenico nelle acque potabili è un valore controllato in modo abituale. Con delle eccezioni preoccupanti come quelle che si verificano da anni in provincia di Viterbo e non solo.
Come verificare i livelli di arsenico nell’acqua?
Quando il contenuto di arsenico presente nelle acque è determinato dalla stessa natura del territorio e delle rocce, è necessario che i fornitori di acque destinate al consumo umano intervengano per rimuovere o, per lo meno, abbassare tali livelli di arsenico, sostituendo la fonte di rifornimento dell’acqua, mescolando con altra acqua a basso contenuto di arsenico (effetto diluizione), installando efficienti sistemi di rimozione negli impianti di potabilizzazione dell’acqua. Per legge, anche i produttori di acqua in bottiglia sono obbligati a rispettare il limite di concentrazione di 10 microgrammi di arsenico per ogni litro di acqua. Il problema è che non c’è l’obbligo di indicarne i valori reali misurati sull’etichetta.
Chi verifica l’arsenico nell’acqua potabile?
Gli acquedotti italiani sono pubblici. Perciò la responsabilità sulle verifiche dei livelli di arsenico nell’acqua potabile destinata al consumo umano spetta al gestore dell’acquedotto.
In caso di contaminazioni di falde acquifere gli enti pubblici sono tenuti a provvedere all’installazione di impianti di potabilizzazione per prevenire la contaminazione dell’acqua erogata dai rubinetti.
Diverse società private offrono servizi e sistemi di filtraggio ad uso domestico. Il decreto legislativo del 2001 (per effetto della direttiva europea) ha abbassato, come dicevamo in precedenza, la soglia di tollerabilità relativa alla presenza di arsenico nelle acque destinate al consumo umano a 10 microgrammi per ogni litro di acqua.
Solo da quel momento i gestori degli acquedotti e le regioni italiane si sono interessate di un fenomeno che ancora oggi resta sospeso tra luci e ombre.
Come evitare l’arsenico?
Relativamente alla dieta, l’Efsa ha identificato un intervallo di dosi giornaliere (da 0,3 a 8 microgrammi al giorno per chilogrammo di peso corporeo) che porterebbero ad un aumento di rischio dell’1% di avere tumori del polmone, tumori della vescica e tumori della pelle.
Ma come detto sulle acque minerali non vi è alcun obbligo di riportare in etichetta la quantità di arsenico eventualmente presente.
Arsenico: l’Unione europea ha deferito l’Italia
Nel 2021 la Commissione europea deferito l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto della direttiva sopracitata sull’acqua potabile, la 98/83/CE. Questo atto giuridico di fatto impone a tutti gli Stati membri europei di garantire che le acque destinate al consumo umano siano salubri e pulite, e richiede che nell’acqua potabile non siano presenti microrganismi e parassiti, né sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana. La Commissione ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia poiché, scrive testualmente “da molto tempo in alcune zone della provincia di Viterbo, nel Lazio, i livelli di arsenico e fluoruro nell’acqua potabile superano i valori parametrici stabiliti dalla direttiva sull’acqua potabile: ciò può danneggiare la salute umana, in particolare quella dei bambini”.
Ma anche nel maggio 2014 da Bruxelles era arrivata una lettera di costituzione in mora per l’Italia, seguita da un parere motivato nel gennaio 2019 riguardante 16 zone di approvvigionamento idrico della provincia di Viterbo.