Pesticidi, Bayer condannata a risarcire agricoltore intossicato da erbicida

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Il Tribunale di Lione ha condannato il colosso agrochimico Bayer – che nel 2018 ha acquisito Monsanto – a pagare all’agricoltore Paul François 11.135 euro come risarcimento a seguito di un avvelenamento da pesticidi. Si tratta di una sentenza storica ma c’è delusione per l’indennizzo basso

Una sentenza storica che però lascia l’amaro in bocca per il basso indennizzo al quale è stata condannata Bayer nei confronti di un agricoltore francese avvelenato da un pesticida, il Lasso (o Lazo), prodotto dalla Monsanto, acquisita nel 2018 dal colosso agrochimico tedesco.

Il Tribunale di Lione l’8 dicembre con una sentenza che si spera definitiva ha stabilito che Bayer dovrà risarcire Paul François per 11.135 euro perché il 27 aprile 2004, l’agricoltore rimase gravemente intossicato inalando accidentalmente i vapori del pesticida Lasso (all’epoca prodotto dalla Monsanto), mentre ispezionava il serbatoio del suo atomizzatore, che pensava fosse vuoto.

Sentenza storica ma “risarcimento non commisurato al danno subito”

“È una soddisfazione in quanto questa sentenza è la sesta decisione del tribunale per ritenere Monsanto responsabile”, è il commento riportato da Le Monde di François Lafforgue, l’avvocato che ha accompagnato Paul François nella sua battaglia per quindici anni. “Ma l’importo – aggiunge – del risarcimento non è affatto commisurato al danno subito“.

Paul François chiedeva a Bayer poco più di un milione di euro di indennizzo per le sofferenze fisiche e morali (nonché per le perdite professionali subite) in questi lunghi 18 anni. Per il Tribunale di Lione, come riporta il quotidiano francese, “Paul François è stato effettivamente vittima di un’intossicazione acuta il 27 aprile 2004 con stress post-traumatico, ma i disturbi cronici non possono essere attribuiti all’inalazione del Lazo. Inoltre, i giudici hanno detratto il risarcimento pagato dalle compagnie assicurative, valutato in 142.000 euro, per arrivare ad un importo risarcitorio di 11.135 euro“.

Bayer soddisfatta

Contattata da Le Monde, Bayer annuncia di prendere atto della “decisione equilibrata” del tribunale di Lione, che “corrisponde a meno dell’1% della richiesta del sig. Paul François”, e che “rispetterà tutte le disposizioni di questo decisione“.

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Meno soddisfatte, oltre a Paul François, le associazioni che lo hanno sostenuto come Generations future, Alliance for Health and the Environment e il tossicologo di fama mondiale Henri Pézerat. Questo vasto fronte accusa la Bayer di continuare a produrre il Lasso in una forma diversa, nonostante il suo divieto sul suolo europeo quindici anni fa, e di continuare a venderlo al di fuori del confini dell’Unione europea, con altri nomi commerciali.

Stiamo parlando di un un diserbante vietato in Francia dal novembre 2007, ma bandito dal Canada nel 1985, poi in Belgio e nel Regno Unito nel 1992. In Italia è ancora autorizzato e regolarmente in vendita.

Gli attivisti: “Bayer continua a produrre il principio attivo della stessa famiglia”

Secondo gli attivisti il principio attivo del Lasso, l’alachlor, vietato perché classificato come probabile cancerogeno, o molecole derivate (acetochlor, metolachlor, butachlor, ecc.) appartenenti alla stessa famiglia cloroacetammidi, vengono tuttora prodotte.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde “Bayer continua, tuttavia, a produrre acetoclor. Molecola derivata dall’alachlor, questo erbicida è stato tuttavia bandito dall’uso in Europa dal 2013, a causa del suo potenziale cancerogeno e di interferenza endocrina. L’azienda lo produce in Belgio per l’esportazione al di fuori della Ue. Tra il 2014 e il 2020, le autorità belghe hanno così autorizzato, ogni anno, l’esportazione di circa 2.500 tonnellate di acetoclor verso Ucraina, Marocco, Egitto, Kenya e Kazakistan“.