L’Italia divisa del diabete: la malattia continua a colpire di più al Sud che al Nord, le persone in difficoltà economiche e meno informate. Sono passati 25 anni dall’approvazione della legge 115, ma il Parlamento non interviene per attuarla se non limitandosi a presentare annualmente i dati.
Il diabete è una emergenza mondiale e nazionale, al punto tale da essere oggetto di dibattito pubblico. Anche quest’anno, come da legge numero 115 del 16 marzo 1987, il ministero della Salute ha infatti presentato in Parlamento un rapporto con i dati del 2020 che desta preoccupazione.
Secondo i dati Istat, la prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% (stessa percentuale tra uomini e donne) pari a oltre 3,5 milioni di persone, con una tendenza in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza aumenta al crescere dell’età fino a un valore del 21% nelle persone con età uguale o superiore a 75 anni.
Nel nostro paese questi numeri derivano dal monitoraggio annuale dello stato di salute della popolazione condotto, appunto, dall’istituto statistico nazionale e dal sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). Questo parametro è importante poiché raccoglie informazioni sugli stili di vita e sui fattori di rischio comportamentali della popolazione italiana adulta.
I dati del sistema Passi 2017-2020 fotografano un’Italia impoverita e più cagionevole. Infatti, il diabete è più frequente nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche.
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Che cos’è il diabete
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.
Alla base della comparsa del diabete c’è una insufficienza nella quantità d’insulina, prodotta dal pancreas, oppure uno scorretto funzionamento biologico dell’ormone, che non riesce più a controllare bene la glicemia.
In parte, il diabete sta accompagnando i mutamenti della società e i cambiamenti degli stili di vita. Infatti, le principali forme di diabete sono due (diabete 1 e diabete 2) e in entrambi i casi le cause vanno ricercate nella combinazione di fattori genetici, come ad esempio la familiarità, con fattori ambientali, come la sedentarietà e le abitudini alimentari.
Che cos’è il diabete tipo 1
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) osserva che il diabete 1 riguarda circa il 10% delle persone che soffrono di questa patologia. Il diabete di tipo 1 in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß che producono questo ormone. È quindi necessario che l’insulina venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. La velocità di distruzione delle ß-cellule è, comunque, piuttosto variabile, per cui l’insorgenza della malattia può avvenire rapidamente in alcune persone, solitamente nei bambini e negli adolescenti, e più lentamente negli adulti (in questi rari casi si parla di una forma particolare, detta LADA: Late Autommune Diabetes in Adults).
Quali sono le cause
La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta, ma caratteristica è la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina, detti ICA, GAD, IA-2, IA-2ß. Questo danno, che il sistema immunitario induce nei confronti delle cellule che producono insulina, potrebbe essere legato a fattori ambientali (ovviamente anche dietetici) oppure a fattori genetici, individuati in una generica predisposizione a reagire contro fenomeni esterni, tra cui virus e batteri. Quest’ultima ipotesi si basa su studi condotti nei gemelli monozigoti (identici) che hanno permesso di dimostrare che il rischio che entrambi sviluppino diabete tipo 1 è del 30-40%, mentre scende al 5-10% nei fratelli non gemelli e del 2-5% nei figli.
Si potrebbe, quindi, trasmettere una “predisposizione alla malattia” attraverso la trasmissione di geni che interessano la risposta immunitaria e che, in corso di una banale risposta del sistema immunitario a comuni agenti infettivi, causano una reazione anche verso le ß cellule del pancreas, con la produzione di anticorpi diretti contro di esse (auto-anticorpi). Questa alterata risposta immunitaria causa una progressiva distruzione delle cellule ß, per cui l’insulina non può più essere prodotta e si scatena così la malattia diabetica.
Per questo motivo, il diabete di tipo 1 viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”, cioè dovute a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso. Tra i possibili agenti scatenanti la risposta immunitaria, sono stati proposti i virus della parotite (i cosiddetti “orecchioni”), il citomegalovirus, i virus Coxackie B, i virus dell’encefalomiocardite. Sono poi in studio, come detto, anche altri possibili agenti non infettivi.
Che cos’è il diabete 2
Il diabete di tipo 2 è la forma più comune che colpisce il 90% di chi soffre di questa malattia. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla.
In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie. Riguardo la familiarità, circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha parenti di primo grado (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia, mentre nei gemelli monozigoti la concordanza della malattia si avvicina al 100%, suggerendo una forte componente ereditaria per questo tipo di diabete.
Anche per il diabete tipo 2 esistono forme rare, dette MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young), in cui il diabete di tipo 2 ha un esordio giovanile e sono stati identificati rari difetti genetici a livello dei meccanismi intracellulari di azione dell’insulina.
Il diabete tipo 2 in genere non viene diagnosticato per molti anni in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e inizialmente non è di grado severo al punto da dare i classici sintomi del diabete. Solitamente la diagnosi avviene casualmente o in concomitanza con una situazione di stress fisico, quali infezioni o interventi chirurgici.
Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l’età, con la presenza di obesità e con la mancanza di attività fisica: questa osservazione consente di prevedere strategie di prevenzione “primaria”, cioè interventi in grado di prevenire l’insorgenza della malattia e che hanno il loro cardine nell’applicazione di uno stile di vita adeguato, che comprenda gli aspetti nutrizionali e l’esercizio fisico.
Come ci si accorge della malattia
La sintomatologia varia di molto a seconda della categoria di diabete.
Il diabete tipo 1 solitamente si manifesta tramite i seguenti sintomi:
- esordio acuto, spesso in relazione a un episodio febbrile;
- sete (polidipsia):
- aumento della quantità di urine (poliuria);
- sensazione si stanchezza (astenia);
- perdita di peso;
- pelle secca;
- aumento frequenza di infezioni.
Nel diabete tipo 2, invece, la sintomatologia è più sfumata e solitamente non consente una diagnosi rapida, per cui spesso la glicemia è elevata ma senza i segni clinici del diabete tipo 1.
Come si diagnostica
I criteri per la diagnosi di diabete sono:
- sintomi di diabete (poliuria, polidipsia, perdita di peso inspiegabile) associati a un valore di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200 mg/dl;
oppure
- glicemia a digiuno con valore ≥ 126 mg/dl. Il digiuno è definito come mancata assunzione di cibo da almeno 8 ore;
o ancora
- glicemia uguale o superiore a 200 mg/dl durante una curva da carico (OGTT). Il test dovrebbe essere effettuato somministrando 75 g di glucosio.
Esistono, inoltre, situazioni cliniche in cui la glicemia non supera i livelli stabiliti per la definizione di diabete, ma che comunque non costituiscono una condizione di normalità.
In questi casi si parla di Alterata Glicemia a Digiuno (IFG) quando i valori di glicemia a digiuno sono compresi tra 100 e 125 mg/dl e di Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT) quando la glicemia due ore dopo il carico di glucosio è compresa tra 140 e 200 mg/dl. Si tratta di situazioni cosiddette di “pre-diabete”, che indicano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica anche se non rappresentano una situazione di malattia. Spesso sono associati a sovrappeso, dislipidemia e/o ipertensione e si accompagnano a un maggior rischio di eventi cardiovascolari.
Le complicazioni del diabete
Il diabete può determinare complicanze acute o croniche.
Le complicanze acute sono più frequenti nel diabete tipo 1 e sono in relazione alla carenza pressoché totale di insulina. In questi casi il paziente può andare incontro a coma chetoacidosico, dovuto ad accumulo di prodotti del metabolismo alterato, i chetoni, che causano perdita di coscienza, disidratazione e gravi alterazioni ematiche.
Nel diabete tipo 2 le complicanze acute sono piuttosto rare, mentre sono molto frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici.
Vi sono anche altre complicazioni
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Retinopatia diabetica
Danno a carico dei piccoli vasi sanguigni che irrorano la retina, con perdita delle facoltà visive. Inoltre, le persone diabetiche hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie oculari come glaucoma e cataratta.
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Nefropatia diabetica
Riduzione progressiva della funzione di filtro del rene che, se non trattata, può condurre all’insufficienza renale fino alla necessità di dialisi e/o trapianto del rene.
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Malattie cardiovascolari
Il rischio di malattie cardiovascolari è da 2 a 4 volte più alto nelle persone con diabete che nel resto della popolazione causando, nei Paesi industrializzati, oltre il 50% delle morti per diabete. Questo induce a considerare il rischio cardiovascolare nel paziente diabetico pari a quello assegnato a un paziente che ha avuto un evento cardiovascolare,
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Neuropatia diabetica
È una delle complicazioni più frequenti e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si manifesta a livelli diversi nel 50% dei diabetici. Può causare perdita di sensibilità, dolore di diversa intensità e danni agli arti, con necessità di amputazione nei casi più gravi. Può comportare disfunzioni del cuore, degli occhi, dello stomaco ed è una delle principali cause di impotenza maschile.
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Piede diabetico
Le modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei nervi possono causare ulcerazioni e problemi a livello degli arti inferiori, soprattutto del piede, a causa dei carichi che sopporta. Questo può rendere necessaria l’amputazione degli arti e statisticamente costituisce la prima causa di amputazione degli arti inferiori di origine non traumatica,
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Complicanze in gravidanza
Nelle donne in gravidanza, il diabete può determinare conseguenze avverse sul feto, da malformazioni congenite a un elevato peso alla nascita, fino a un alto rischio di mortalità perinatale.
Una patologia di alto interesse sociale
La legge numero 115 del 1987 definisce il diabete una patologia “di alto interesse sociale” e stabilisce alcuni obiettivi fondamentali da realizzare:
- prevenzione e diagnosi precoce
- miglioramento della cura attraverso una rete di assistenza specializzata
- prevenzione delle complicanze
- inserimento dei diabetici nella scuola, nel lavoro, nello sport
- miglioramento dell’educazione sanitaria e della conoscenza tra la popolazione
- aggiornamento del personale sanitario
- individuazione della popolazione a rischio
- distribuzione gratuita dei fondamentali presidi diagnostici e terapeutici
- istituzione della tessera personale del diabetico.
A rischio i più poveri e meno informati
Il rapporto Passi segnala una netta disuguaglianza sociale e di salute; il diabete 2 colpisce prevalentemente al Sud ed è più diffuso tra le persone meno abbienti e con un basso livello di istruzione. E la tendenza non è cambiata in decenni di applicazione della legge. Il rapporto presentato in Parlamento rivela che:
- In Italia oltre 3,5 milioni di persone hanno il diabete;
- La prevalenza aumenta al crescere dell’età fino a raggiungere il 21% nelle persone con 75 anni o più;
- Continua a crescere nelle regioni del Sud e nelle classi più svantaggiate;
- Tra i pazienti con licenza elementare la prevalenza del diabete è pari al 16%;
- Tra i laureati del 2,1%;
- La prevalenza dei diabetici è doppia rispetto a chi ha meno difficoltà economiche (8% contro 3,4%);
- Il consumo di farmaci per diabete al Sud è del 33% superiore a quello del Nord;
- L’1,9% dei pazienti riferisce di non essere seguito da nessun medico.
Sport e stile di vita
Il diabete più diffuso si può contrastare con un’attività fisica monitorata (qui le linee guida e le indicazioni), ma occorre anche un cambiamento dello stile di vita. La crisi in atto rischia di amplificare le disuguaglianze.