Livelli di concentrazione alti di particelle nell’aria (come il PM10) fanno molto male alla salute. Il riscaldamento domestico incide del 38%. Prevenzione, monitoraggio e stili di vita e di comportamento sani possono fare la differenza.
Questo inverno il riscaldamento domestico potrebbe impattare meno sull’inquinamento ambientale e atmosferico. La crisi energetica e gli aumenti in bolletta hanno messo in crisi il sistema dei consumi. Inoltre, l’autunno sta regalando temperature miti toccando livelli record. Questa è una buona e una cattiva notizia. Buona per le tasche, cattiva per il “termometro” del riscaldamento globale che continua a salire.
Già dal 2023, dunque, i livelli medi di PM potrebbero iniziare a scendere, per effetto dei minori consumi energetici domestici. Ma quale relazione c’è tra PM, riscaldamenti domestici e inquinamento? Soprattutto quali effetti negativi sulla salute umana generano livelli elevati di PM?
Un dato può aiutarci a prendere più consapevolezza rispetto a questo circolo vizioso e nocivo per la salute e l’ambiente. In Italia, il riscaldamento domestico equivale al 38% del PM totale liberato nell’aria. Di conseguenza è la principale fonte di inquinamento.
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Che cos’è il PM10?
Per PM si intende “Particulate Matter”. Un termine tecnico per indicare una miscela di particelle solide e liquide (detta particolato) che si trovano in sospensione nell’aria. Il PM può essere originato anche da fenomeni naturali, quali processi di erosione del suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini, vento, formazione di aerosol marino, tempeste di polvere, fuoriuscita di gas dai vulcani.
Con i termini “particolato atmosferico” o “materiale particellare” si intendono quelle particelle sospese e presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo e che di solito sono chiamate polveri sottili o pulviscolo.
Nei dati forniti dai rilevatori della qualità dell’aria ritroviamo varie voci, tra le quali il PM10. Il numero 10, aggiunto alla sigla Particulate Matter, indica la grandezza del diametro della particella che può variare, in questo caso, fino a 10 micron o micrometri (1 micron=1 milionesimo del metro).
Le particelle più piccole (con diametro inferiore a 2,5 micron) chiamate PM2,5 possono invece arrivare ancora più in profondità nei polmoni.
Esistono anche particelle con diametro piccolissimo, dette particolato ultrafine (PUF), che possono penetrare fino agli alveoli polmonari.
Dunque, queste particelle entrano nel nostro organismo.
Come entra il particolato nel nostro organismo
L’esposizione della popolazione al PM10 avviene principalmente attraverso l’inalazione in ambienti interni (indoor) e ambienti esterni (outdoor).
L’inalazione indoor avviene attraverso:
- combustioni domestiche (ad esempio, fumo di tabacco, sigarette elettroniche, camini e stufe per il riscaldamento e per la preparazione di cibi, bastoncini d’incenso, candele);
- infiltrazione di aria esterna attraverso porte e finestre;
- rilascio da parte di materiali da costruzione ed elementi di arredo;
- sollevamento di polveri legata a diverse attività domestiche;
- cattivo stato di manutenzione dei sistemi di condizionamento;
- deodoranti e diffusori di profumi.
L’inalazione outdoor, invece, avviene a seguito di:
- gas di scarico prodotti da mezzi di trasporto con motori a benzina e diesel (auto, bus, camion, motorini, ecc.);
- sollevamento di polveri dalle superfici stradali per consumo di pneumatici ed uso dei freni;
- emissioni industriali (da centrali termoelettriche, raffinerie, cementifici, acciaierie, industrie chimiche, cave, trasferimento e deposito di materie prime), attività svolte nei porti e nei cantieri navali;
- combustioni derivate dagli impianti di riscaldamento domestico e dai camini per uso di biomasse e gasolio.
Gli effetti da esposizione al PM10
L’inalazione di pulviscolo può provocare disturbi (sintomi) e cambiamenti della funzione respiratoria, quali bronchiti e asma che possono anche richiedere il ricovero ospedaliero.
Anche un’esposizione a livelli alti di PM10 e PM2,5, limitata a uno o due giorni, può avere effetti negativi sulla salute umana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha collegato il diffondersi di questi effetti ad un aumento (di 10 microgrammi per metro cubo) della concentrazione media di PM10 e PM2,5 calcolata nell’arco delle 24 ore giornaliere.
Quando il PM10 contiene elevate concentrazioni di metalli, sono frequenti infiammazioni acute delle vie respiratorie, crisi di asma, e alterazioni del funzionamento del sistema cardiocircolatorio.
Gli effetti da esposizione prolungata
L’esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di concentrazione per metro cubo di PM10 e PM2,5, sta generando un aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad effetti sul sistema cardiovascolare.
L’esposizione al pulviscolo più piccolo (PM2,5) è stata associata ad un aumento della mortalità per malattie respiratorie e ad un maggior rischio di tumore delle vie respiratorie.
I tumori sono stati collegati anche alla presenza di sostanze cancerogene attaccate alla superficie delle particelle (come gli idrocarburi policiclici aromatici-IPA nel caso della fuliggine) che, attraverso il PM2,5 possono arrivare fino alla parte più profonda dei polmoni, dove sono assorbite dall’organismo.
Bambini, anziani e asmatici i più a rischio
Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità ricordano che negli anziani, nelle persone sensibili come gli asmatici, o negli individui con malattie polmonari, malattie cardiache, si verifica più frequentemente un peggioramento delle loro condizioni e dei loro disturbi.
I bambini fino a 12 anni, avendo una frequenza di respirazione doppia, introducono nei polmoni volumi d’aria maggiori rispetto agli adulti e possono essere a maggior rischio per alcuni effetti respiratori come gli attacchi di asma bronchiale.
Qual è il limite di particelle accettabile?
Secondo l´OMS, per il particolato non è possibile definire un valore limite al di sotto del quale non si verificano nella popolazione effetti sulla salute. È chiaro che la concentrazione di PM10 e PM2,5 nell’aria dovrebbe essere mantenuta al livello più basso possibile.
Le nuove Linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria riportano alcuni dati interessanti. Basterebbe solo ridurre il PM10 a 20 microgrammi per metro cubo per far calare la mortalità del 15%, attraverso la diminuzione dell’incidenza delle malattie dovute a infezioni respiratorie, delle malattie cardiache e del tumore al polmone.
Per il PM2,5 l’OMS propone a tutela della salute valori guida per l’esposizione della popolazione pari a 10 microgrammi per metro cubo su base annuale.
Un mix pericoloso
Le sostanze chimiche, organiche e inorganiche, presenti sulla superficie delle particelle sono un mix ancora più pericoloso. Quelle solubili possono essere assorbite dall’organismo nel punto in cui si depositano, provocando disturbi locali. Altre sostanze, come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i metalli (quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo), possono aderire alla superficie delle polveri sottili determinando effetti negativi sulla salute della popolazione esposta.
Come proteggersi
In pianura Padana gli effetti dei riscaldamenti domestici, soprattutto quelli di classe inferiore, sono più evidenti. In questa zona dell’Italia, dove l’aria ristagna, il riscaldamento è responsabile di più del 60% delle polveri sottili.
Per prevenire gli effetti sulla salute possiamo cominciare dai comportamenti e dagli stili di vita, sia in casa che in strada. E fare prevenzione.
La prevenzione in casa
Negli ambienti domestici o indoor bisognerebbe:
- scegliere l’efficientamento energetico in casa (coibentare l’abitazione per non disperdere calore o refrigerio);
- dotare l’abitazione di riscaldamenti meno inquinanti;
- effettuare una regolare manutenzione, sempre da parte di personale esperto, dei sistemi di riscaldamento che devono essere dotati di canali di areazione esterna;
- usare una cappa con scarico all’esterno quando si cucina;
- non fumare negli ambienti chiusi;
- mantenere un’umidità relativa nelle abitazioni del 35-40%;
- arieggiare le abitazioni aprendo di preferenza le finestre più distanti dalle strade maggiormente trafficate o, comunque, nelle ore in cui il traffico è limitato. Nel caso in cui l’ambiente sia dotato di impianti di ventilazione o condizionatori, è bene evitare di collocare prese o bocchette dell’aria in corrispondenza delle strade più trafficate ed è importante far effettuare, da personale esperto e con una certa regolarità, una corretta manutenzione e pulizia dei filtri;
- evitare di soggiornare troppo a lungo e di dormire in ambienti dove sono stati accesi o utilizzati camini, stufe, prodotti come bastoncini d’incenso, deodoranti, diffusori di profumi o dove sia stato utilizzato fumo di tabacco e sigarette elettroniche.
La prevenzione negli ambienti esterni
Negli ambienti esterni (strade, città, parchi) possiamo impegnarci come cittadini e istituzione, mettendo in pratica comportamenti sani e investire nel futuro. Possiamo:
- andare a piedi, o, per brevi spostamenti e nelle strade meno trafficate, usare la bicicletta;
- scegliere maggiormente i mezzi di trasporto pubblico.
Come monitorare la qualità dell’aria
Conoscere lo smog e i livelli di inquinamento in Italia (qui l’approfondimento) rende cittadini consapevoli. Possiamo noi stessi monitorare in tempo reale la qualità dell’aria delle città in cui viviamo o delle aree in cui scegliamo di trascorrere del tempo. I dati della qualità dell’aria includono anche i livelli di PM e, solitamente, sono aggiornati in tempo reale, regione per regione, città per città, laddove sono presenti i rilevatori.
Sia sui siti meteorologici (come quello dell’Aeronautica Militare) che sulle singole Arpa regionali, vengono diffusi i dati e le statistiche nel lungo periodo.
Su questo sito sono riportati dettagli e collegamenti alle varie Agenzie Arpa. Arpa è l’acronimo di “Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente”. Si tratta di un ente della pubblica amministrazione italiana, costituito e operante in ogni Regione d’Italia. Ciascuna Regione ha costituito la propria Agenzia. Le 19 ARPA regioni, le due APPA delle province autonome di Trento e Bolzano e ISPRA compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) istituito dalla legge numero 132 del 2016.
Su questa piattaforma è disponibile una mappa mondiale con dati aggiornati costantemente, provenienti sia dalle città italiane che dal resto del mondo.
La trasparenza dei dati è fondamentale per avere un quadro chiaro sulle politiche ambientali locali (premiando magari città e comuni più virtuosi). Ma anche per essere cittadini che possano, eventualmente, poter scegliere dove vivere o dove trascorrere il proprio tempo libero. Possibilmente in salute.