Come scoprire se un capo d’abbigliamento nasconde pelliccia animale

PELLICCIA

In piumini, giacchetti e cappotti non è raro imbattersi in inserti di vera pelliccia spesso spacciati per inserti sintetici. Come riconoscerli?

 

In primo luogo bisogna specificare che le ultime regolamentazioni dell’Unione Europea stabiliscono che i ‘’prodotti tessili’’ contenenti pellicce devono essere etichettati come contenenti “parti non tessili di origine animale”. Tuttavia, è bene considerare che questa regola non viene sempre rispettata, specie se si tratta di acquisti online o di capi d’abbigliamento provenienti da paesi extra Ue.

Guardare l’etichetta

Il primo vero passo per dirimere eventuali dubbi sulla tipologia di un inserto di pelliccia è guardare l’etichetta. Come accennato, dall’8 maggio 2012 tutti i capi con pelliccia, piume o pelle devono avere la dicitura contiene parti non tessili di origine animale. Ma nel caso in cui ci si trovi di fronte un capo non avente questa dicitura, bisogna prestare attenzione ad una lista di nomi segnalati dall’Oipa. Tra questi si trovano:

  • Gatto di Cipro
  • Special skin
  • Gatto LyraGenette
  • Goyangi
  • Housecat
  • Wildcat
  • Katzenfelle
  • Lipi
  • Mountain cat

Nonostante tentativi di mascheramento, in questi casi ci si trova di fronte inserti di pelliccia di gatto. Viceversa, se la dicitura sull’etichetta prevede uno dei seguenti nomi, l’inserto è di pelliccia di cane: 

  • Cane procione
  • Dogue of China
  • Corsak fox
  • Asian jackal
  • Asiatic racoon wolf
  • Asian wolf
  • Cane selvatico
  • Corsak
  • Dogaskin
  • Finnracoon (asiatico)
  • Fox of Asia
  • Gae wolf
  • Gubi
  • Kou pi
  • Lamb skin
  • Loup d’Asie
  • Lupo Asiatico
  • Lupo cinese
  • Murmanski
  • Nakhon
  • Pemmern wolf
  • Procione asiatico
  • Sakhon, Sobaki

Il falso mito del prezzo

In molti credono che il prezzo sia un parametro affidabile per distinguere inserti di vera pelliccia da inserti in pelliccia sintetica. In realtà, un capo che ha un prezzo esiguo, non necessariamente utilizza inserti in pelliccia sintetica. Spesso, infatti, la lavorazione di vera pelliccia viene considerata più economica di altre opzioni (ad esempio, rispetto alla pelliccia ecologica).

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Alcuni test pratici

Qualora l’etichetta non sia stata in grado di dissipare ogni possibile dubbio, vi sono alcuni semplici test che è possibile attuare per individuare inserti di vera pelliccia.

  • Guardare alla base del pelo: per farlo, può essere sufficiente premere e dividere la pelliccia. Viceversa, se il capo è già stato acquistato online, è possibile aprire una piccola parte di cucitura e guardare dalla parte opposta la pelliccia, assicurandosi di avere tolto tutti gli strati di rivestimento. Gli inserti di vera pelliccia hanno di fatto una peculiarità: il colore, alla radice, è in genere più chiaro.
  • Prova del fuoco: l’odore di un pelo animale bruciato è facilmente riconoscibile, in quanto molto simile a quello di un pelo umano bruciato. Viceversa, ci si troverà in presenza di un odore del tutto differente con una pelliccia finta (realizzata, ad esempio, con acrilico o poliestere, i due materiali sintetici maggiormente utilizzati). Per effettuare questo test bisogna rimuovere con attenzione solo qualche pelo e poi, tenendoli con un paio di pinzette su di un piatto o altra superficie non infiammabile, bruciarli con un accendino.
  • Controllare la punta del pelo: sia la pelliccia animale che quella sintetica possono essere prodotte in diverse lunghezze e tinte. Tuttavia, se la pelliccia animale non è stata divisa o tagliata in lunghezze uniformi, è possibile esaminare le punte dei peli più lunghi e vedere se terminano con una forma conica (come il baffo di un gatto o un ago per cucire). Una lente d’ingrandimento e una buona luminosità sono senz’altro d’aiuto per questo test.

Questi accorgimenti saranno certamente utili per riconoscere veri marchi fur-free. Addio alle pellicce, salvaguardiamo gli animali.