Quali alimenti deve evitare chi è allergico al nichel

NICHEL

Il nichel è un metallo pesante introdotto nel nostro organismo – in piccole quantità – attraverso alimenti comuni, specialmente di origine vegetale. Ma in quali cibi è contenuto e quali sono le conseguenze di un’ingestione eccessiva?

Il nichel si trova in una grande varietà di alimenti, ma è più frequente in frutta e verdura. Si presenta in due forme principali:

come costituente biologico nei prodotti naturali;

come fattore inquinante in grassi, oli idrogenati e alimenti raffinati o lavorati. In questo caso arriva dalla lavorazione con macchine e utensili contenenti questo metallo o magari in contenitori a uso alimentare.

Nella  lista di alimenti a maggiore contenuto di nichel si annoverano:

  • Cacao cioccolato: il cioccolato è una delle fonti di nichel più concentrate. Il cioccolato fondente ne contiene 2,6 mg/g, il cioccolato al latte 1,2 m/g e il cacao in polvere 9,8 mg/g;
  • Frutta secca e semi oleosi come mandorle, nocciole, arachidi, pistacchi e sesamo: tra la frutta secca, gli anacardi sono una delle maggiori fonti di nichel, a cui sarà necessario fare più attenzione se si soffre di un’intolleranza o un’allergia al nichel. La frutta essiccata contiene quantità di nichel maggiori rispetto alla frutta fresca e questo potrebbe dipendere anche dai trattamenti industriali.
  • Cereali e farine derivate come farina integrale, farina d’avena, crusca, farina di mais, farro, orzo, segale, e grano saraceno. Di fatto, bisogna prendere in considerazione sia i cereali in chicco che le relative farine e i prodotti confezionati che possono contenerle;
  • Lievito in polvere;
  • Liquirizia;
  • Legumi freschi e secchi come soia, piselli, fagioli, ceci e lenticchie;
  • Margarina;
  • Verdure come pomodoro, rabarbaro, cipolle, spinaci, asparagi, funghi, cipolle, porri e patate;
  • Frutta con noccioli come pere, prugne, uva, ananas, datteri, melone, nespole, mele e avocado;
  • Pesci e frutti di mare quali tonno, aringhe, salmone, cozze e vongole;
  • Crostacei come granchi, gamberi e scampi;
  • Cibo in scatola: i cibi conservati in lattine o scatolette possono incrementare il loro contenuto di nichel a causa del materiale del contenitore.
  • Conserve alimentari, bevande e integratori alimentari.

Che ruolo ricopre il nichel nell’organismo

In quantità modeste, il nichel assolve ad importanti funzioni biologiche. Quelle che hanno rilevanza maggiore sono :

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  • metabolismo ormonale;
  • mantenimento dell’integrità delle membrane cellulari;
  • costituzione enzimatica (arginasi, tripsina, carbossilasi)
  • metabolismo del glucosio e dei lipidi;
  • stabilizzazione degli acidi nucleici.

Il meccanismo dell’assorbimento del nichel prevede che venga solo parzialmente assorbito dall’intestino (circa il 20-25%). Per eliminare il nichel dall’organismo sono sufficienti l’urina e le feci, mentre la regolazione omeostatica della sua concentrazione sanguigna è ascrivibile alla funzionalità renale. Tuttavia, se assunto in quantità superiori, il nichel può causare importanti conseguenze (principalmente a livello gastrointestinale).

Principali conseguenze di un’assunzione eccessiva

Il nichel in eccesso tende ad accumularsi nel fegato, nei reni, nelle ossa e nell’aorta e può causare avvelenamento. I possibili sintomi sono nausea/vomito, emicrania e vertigini, difficoltà di respirazione, tosse, dolori al torace e rash cutanei. Nei casi più gravi, l’impatto a livello intestinale può manifestarsi con emorragia gastrica. Un’assunzione eccessiva di nichel è stata anche legata a un aumento del rischio tumorale, soprattutto al polmone e alla prostata, nonché ad ictus.

L’effetto più comune sulla salute di un’ingestione eccessiva di nichel è una reazione allergica di tipo acuto con manifestazione di una dermatite da contatto. Circa il 20% della popolazione femminile e il 2-10% di quella maschile manifesta una ipersensibilità al nichel acquisita a seguito di contatto diretto della pelle con oggetti di bigiotteria o altri prodotti che lo contengono e, solo più raramente, per inalazione o ingestione tramite cibi o acqua. Il nichel è la principale causa della dermatite allergica da contatto (DAC). Di fatto, esso è responsabile di un numero di casi di DAC maggiore rispetto a quelli causati da tutti gli altri metalli considerati globalmente.

Da un punto di vista scientifico si tratta di un’ipersensibilità di tipo ritardato, una reazione allergica mediata dai linfociti T, uno specifico gruppo di globuli bianchi (cellule appartenenti al sistema immunitario). L’origine dell’allergia va ricercata in un episodio di sensibilizzazione privo di sintomi, in cui il nichel viene a contatto con il sistema immunitario che erroneamente lo riconosce come minaccia e si prepara a combatterlo nel caso di nuovi e successivi contatti; questo processo può per esempio avvenire a seguito di foratura di lobi o piercing.

La sensibilizzazione può avvenire al primo contatto, oppure anche a seguito di ripetute esposizioni al metallo. Una volta sensibilizzati al nichel, un successivo contatto (indipendentemente dalla modalità di esposizione, quindi anche per ingestione) produce una vera e propria reazione allergica che si manifesta, in prima istanza, con una dermatite da contatto caratterizzata da un visibile arrossamento, da prurito e dalla presenza di piccole vesciche localizzate proprio nel punto di contatto.

Un condizione differente è la sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS), che si manifesta con sintomi cutanei (la cosiddetta dermatite da contatto sistemica o DSC) o extracutanei (gastrointestinali, respiratori, neurologici ecc.).

I sintomi causati dall’allergia da contatto con il nichel si manifestano, di norma, entro le 48 ore dal contatto con il metallo, e comprendono:

  • orticaria, eczema, prurito o eritema diffusi;
  • attacchi di asma;
  • disordini digestivi, dolore addominale, diarrea o costipazione, meteorismo;
  • cefalea, astenia;

Se si considerano, invece, le esposizioni prolungate a basse dosi nei mammiferi, il nichel ha dimostrato di avere effetti sul sistema riproduttivo. Al fine di prevenire tali effetti, nel 2020 l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha derivato una Dose giornaliera accettabile o tollerabile (TDI) di 13 µg/kg di peso corporeo al giorno.

Da analisi su lavoratori esposti a livello professionale, generalmente per inalazione e a dosi molto più alte di quelle cui è soggetto il resto della popolazione, sono stati osservati effetti e reazioni sulla pelle e sui reni ma, soprattutto, una preoccupante comparsa di bronchiti croniche, una ridotta funzionalità del polmone e tumori al polmone e ai seni nasali.

Tenendo conto di questi dati, l’Unione Europea ha istituito un quadro giuridico che disciplina la presenza e il rilascio di Ni in tutti gli oggetti destinati al contatto diretto e prolungato con la pelle. La normativa di riferimento a livello europeo sull’uso del nichel è il Regolamento Europeo 1907/2006 – REACH, il quale stabilisce che il valore massimo di rilascio del nichel è di 0,5 µg /cm2/settimana per i prodotti a contatto prolungato con la pelle. Invece il tasso di cessione per i prodotti inseriti in parti perforate del corpo dev’essere inferiore a 0,2 µg /cm2/settimana.

Come si diagnostica l’allergia al nichel

Per capire se si è allergici al nichel è necessario procedere tramite una serie di accertamenti medici; in genere si procede di routine con una dietoterapia. Nel caso in cui la dietoterapia portasse a significativi benefici sulla sintomatologia, si procederà con un test di provocazione specifica con il nichel. Alla positività dello stesso, sarà possibile porre una diagnosi di allergia sistemica al nichel (la quale, chiaramente, comporta una serie di indicazioni  e un trattamento specifico.) In genere si procede tramite un trattamento desensibilizzante specifico, per via orale, con nichel solfato. La fase seguente prevederà solitamente una dieta ad eliminazione.

Chi soffre di SNAS -sindrome da allergia sistemica al nichel- trarrà beneficio dal seguire una dieta di questo tipo, caratterizzata dall’evitamento di:

  • alimenti ad alto contenuto di nichel come la frutta secca, i legumi, le farine di avena o integrale, il cacao;
  • cibi confezionati;
  • integratori multivitaminici che contengono anche il nichel;
  • grandi quantità di caffè e te;
  • utensili nichelati per cucinare;
  • utilizzo dell’acqua che esce dal rubinetto la mattina.

Al contrario, sarà particolarmente indicato per loro:

  • consumare cibi ricchi di vitamina C, che contrastano l’assorbimento del nichel;
  • mangiare riso, frumento raffinato, patate, cavoli e cetrioli;
  • mangiare frutta come banane, mele e agrumi;
  • mangiare cibi ricchi di ferro ed evitare di incorrere in anemia da carenza di ferro, situazione nella quale il corpo tende a trattenere maggiormente il nichel.

La diagnosi di allergia al nichel viene posta in genere attraverso l’anamnesi (sintomi, storia clinica, fattori di rischio, …) e la valutazione diretta della dermatite (non solo in termini visivi, ma anche di localizzazione.)

Il patch-test, ossia l’esame allergico attraverso l’applicazione di specifici cerotti, è spesso l’approccio chiave che permette di dirimere eventuali dubbi residui; tuttavia, è bene considerare che la positività ai test allergici in generale (e al test per il nichel in particolare) è prova certa di sensibilizzazione, ma non di malattia.

Si raccomanda di evitare d’intraprendere diete di eliminazione senza la supervisione medica; non è raro che si proceda inconsapevolmente ad evitare sostanze non effettivamente causa della sintomatologia, causando quindi diagnosi errate e potenziali carenze alimentari.

Sintomi di allergia al nichel

La classica sintomatologia che dovrebbe condurre a sospettare un’allergia al nichel sono manifestazioni per lo più gastrointestinali, come gonfiore addominale, malessere diffuso e persistente senso di nausea. Frequente è anche l’insorgenza di mal di testa. Per queste ragioni, informarsi sugli alimenti che contengono nichel è fondamentale se si soffre di allergia a questo metallo pesante, perché sia possibile prevenire complicazioni leggere, ma comunque fastidiose e capaci di rendere meno facile la conduzione di una vita quotidiana. Basti pensare che le eruzioni cutanee possono durare dalle 2 alle 4 settimane e, nei casi più gravi, possono evolvere a ferite o ulcerazioni in caso di contatto prolungato e continuo. Meno comune, ma possibile, è la comparsa di manifestazioni cutanee distanti dalla zona di contatto, tipicamente in sedi precedentemente esposte al contatto con il metallo.

L’assunzione alimentare di grandi quantità di nichel da parte di soggetti fortemente allergici può essere causa di peggioramento della dermatite o, nei casi peggiori, della comparsa di orticaria. I contatti di breve durata con oggetti contenenti nichel, in genere, non causano reazioni cutanee significative, eccetto che nei soggetti particolarmente sensibili.

Raramente si verificano sovrainfezioni batteriche delle lesioni causate dalla dermatite; in caso di comparsa di vescicole è quindi importante prestare grande attenzione all’igiene (soprattutto quando ad essere colpite sono le mani) e disinfettare adeguatamente nel caso di apertura di ulcerazioni e ferite.

Alcuni consigli utili

La dieta senza nichel, nei casi in cui sia stata verificata un’intolleranza o un’allergia, deve essere basata sul principio cardine di costanza. La ragione è semplice: il rischio di un’intossicazione può essere tenuto a bada e prevenuto. In quanto ai “rimedi” medici per l’allergia al nichel, un ruolo miracoloso è svolto dalla zeolite attivata, un minerale di origine vulcanica e di struttura microporosa in grado di assorbire diversi metalli che si trovano all’interno del nostro organismo (tra cui, appunto, il nichel). La zeolite attivata, nonostante il sapore spesso non gradevole della formulazione in polvere, è utilizzata da tante persone che soffrono di allergia al nichel e vogliono ottimizzare gli effetti della dieta da esclusione.

Quanto all’alimentazione, vi sono alcuni accorgimenti da prendere in considerazione quando si inizi una dieta ad eliminazione. Come possono essere sostituiti gli alimenti che contengono nichel? In ambito “dolci”, è possibile scegliere opzioni con il burro piuttosto che con la margarina o sostituire il sorbetto con il gelato. Altre opzioni includono il pane non condito e le gallette (che non devono contenere le già menzionate farine di mais e di avena). Bisogna tener presente che la lista di alimenti da evitare (come quella dei cibi “ammessi”) può essere estremamente variegata ed eterogenea, motivo per il quale il consulto di un medico è sempre consigliato. Nonostante alcune direttive generali, infatti, vi è un enorme grado di variabilità da individuo ad individuo che implica, di conseguenza, un’altrettanta moltitudine di opzioni terapeutiche.