L’obbligo di riportare sulle confezioni l’origine della materia prima termina a fine anno. Sulle etichette di pasta, latte, riso, salumi, derivati del pomodoro e formaggi cosa deciderà il nuovo governo?
L’obbligo di riportare in etichetta l’indicazione di origine su pasta, riso, latte, carne suine come ingrediente (salumi), burro, formaggi e derivati del pomodoro, salvo possibili proroghe, scade il prossimo 31 dicembre.
Il regime sperimentale che imponeva di riportare sulle confezioni di questi alimenti il luogo di origine della materia prima, adottato dall’Italia in virtù del Regolamento 1169/2011, è stato già prorogato lo scorso febbraio e, appunto, l’obbligo termina a fine anno.
Secondo i dati Ismea, l’83% dei consumatori considera l’utilizzo dell’ingrediente italiano come prioritario quando sceglie un prodotto alimentare. Oltre il 95% degli italiani chiede una chiara indicazione dell’origine in etichetta.
Cosa succede ora? Tecnicamente sarebbe possibile una nuova proroga del provvedimento sperimentale (serve un decreto interministeriale a firma dei titolare di Sviluppo economico-Agricoltura-Salute) mentre una soluzione legislativa definitiva – una legge ad hoc chiesta da più parti – si scontra sempre con il vincolo di omogeneità normativa dell’Unione europea.
Fatto sta che il nuovo governo e il neo ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida dovranno tenere bene a mente il dossier, pena un passo indietro per la trasparenza in etichetta e un costo esorbitante per le aziende che dovranno ristampare le confezioni.
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