Il circolo vizioso delle microplastiche: dall’uomo all’ambiente e ritorno, attraverso il cibo

MICROPLASTICHE

L’inquinamento generato dall’uomo contamina la catena alimentare. L’effetto boomerang delle microplastiche dipende da noi. E si può fermare

Per la prima volta è stata dimostrata la presenza di microplastiche nel sangue umano. Il 77% del sangue delle persone testate dai ricercatori dell’Università Vrije di Amsterdam conteneva minuscoli frammenti di polimeri. Uno studio che mostra come le microplastiche possano viaggiare nel corpo e depositarsi negli organi attraverso il cibo e l’acqua.

Analizzando al microscopio queste tracce si scopre che l’ “identikit” porta a prodotti e imballaggi di largo consumo. Infatti, la metà dei campioni conteneva plastica Pet, che è comunemente usata nelle bottiglie di bevande, acqua in primis, mentre un terzo conteneva polistirene, usato per confezionare alimenti e altri prodotti. Un quarto dei campioni di sangue conteneva polietilene, materiale impiegato nelle buste di plastica.

La presenza di microplastiche nell’organismo umano dipende dai comportamenti umani.

Il mare restituisce all’uomo il torto subito

Da dove provengono le isole di plastica? Si suppone che l’80% dei detriti provenga da terraferma attraverso i fiumi.

Nel caso dell’Oceano Pacifico, dove è presente la grande isola di plastica, l’accumulo potrebbe essersi formato a partire dagli anni 80, a causa dell’incessante inquinamento da parte dell’uomo e dall’azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico (North Pacific Subtropical Gyre), dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario. Il centro di tale vortice è una regione relativamente stazionaria dell’Oceano Pacifico (ci si riferisce spesso a quest’area come la latitudine dei cavalli), che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro nei primi strati della superficie oceanica.

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Ma i rifiuti che confluiscono dai fiumi non sono l’unica “fonte”. Anche le improvvise tempeste provocano la caduta di interi container trasportati da navi cargo, il cui contenuto va non solo ad alimentare il North Pacific Gyre, ma va anche ad arenarsi su spiagge poste ai confini del PTV. La più famosa perdita di carico è avvenuta nel 1990, quando dalla nave Hansa Carrier sono caduti in mare ben 80mila articoli, tra stivali e scarpe da ginnastica della Nike che, nei tre anni successivi, si sono arenati nelle spiagge degli stati della British Columbia, Washington, Oregon e Hawaii. Nel 1992 sono caduti in mare decine di migliaia di giocattoli da vasca da bagno, mentre nel 1994 è stata la volta di attrezzature per hockey su ghiaccio. Questi eventi notevoli sono molto utili per determinare, da parte delle diverse istituzioni interessate, i flussi delle correnti oceaniche su scala globale.

Il test del Salvagente sui soft drink

È un circolo vizioso che comincia dalle scelte comportamentali dell’uomo. Già nel 2018, in tempi non sospetti, Il Salvagente aveva testato i soft drink più commercializzati e amati. Gli analisti dei laboratori del Gruppo Maurizi hanno confermato i sospetti, con responso univoco: la presenza di microplastiche non aveva risparmiato alcun prodotto. Tutte e 18 le bottiglie sono risultate contaminate, con valori che vanno da un minimo di 0,89 mpp/l (microparticelle per litro) ad un massimo di 18,89 mpp/l.

Solo un anno prima, nel 2017, era stato presentato un rapporto redatto con analisi in tutto il mondo, sulla presenza di microparticelle di plastica nelle acque e nell’aria, che per le loro ridotte dimensioni entrano nelle catene alimentari. Le microparticelle sono prodotte col lavaggio degli indumenti sintetici, con l’usura di pneumatici, col deterioramento delle vernici, con il lavaggio di prodotti estetici. Con microplastica, dunque, ci si riferisce a piccole particelle di materiale plastico generalmente più piccole di un millimetro fino a livello micrometrico. E l’inquinamento da microplastiche causato da rifiuti di piccolissime dimensioni che si infiltrano nell’ambiente e negli alimenti è ritenuto una minaccia per l’ecosistema e la salute umana.

Gli effetti delle microplastiche sulla salute dell’uomo

Gli studi hanno già dimostrato che, una volta assorbite, le microplastiche si accumulano nel fegato, reni e intestino con la capacità di provocare stress ossidativo, problemi metabolici, processi infiammatori, nonché danni ai sistemi immunitario e neurologico” dice l’Istituto superiore di Sanità.

Come possiamo evitare le microplastiche nella vita di tutti i giorni

L’utilizzo di plastica è in sensibile calo. La crisi energetica ed economica sta spingendo a un utilizzo consapevole di imballaggi, nonostante la praticità e economicità di questo materiale.

Wwf ha redatto un vademecum da seguire per contribuire alla riduzione delle microplastiche nell’ambiente modificando alcuni comportamenti nella vita di tutti i giorni.
Ecco come spingere, pian piano, l’umanità dall’era del Plasticene.

  • Attenzione ai contenitori nel microonde

I contenitori per alimenti in plastica con alte temperature possono rilasciare microplastiche e le sostanze chimiche di cui sono fatte.

  • Meglio bere acqua dal rubinetto

Le bottiglie di plastica possono rilasciare fino a 1000 microplastiche per litro durante 100 cicli di apertura/chiusura del tappo.

  • Evitare bicchieri e posate monouso, in plastica o polistirolo
  • Cibo a domicilio

Incentivare quei ristoranti che utilizzano contenitori in carta o il nostro contenitore in vetro.

  • Meglio e più sicuro il vetro per conservare i cibi. Esistono molte alternative alle pellicole monouso.

 

  • Meglio acquistare il tè sfuso

 

  • Ridurre il sale nella dieta. Può contenere fino a 681 microplastiche per chilo!

 

  • Consumare meno crostacei e molluschi

 

  • Ghiaccio per cocktails: meglio se solidifica nei contenitori di metallo o in silicone

 

  • Evitare gomme da masticare. Meglio una caramella, una stecca di liquirizia, una foglia di menta o un pezzetto di zenzero per rinfrescare l’alito e dare sollievo alla gola.

 

  • Per la moquette o i tappeti meglio le fibre naturali come pura lana, cotone o juta.

 

  • Per le pulizie di casa meglio spugne e pezzette fatte in materiali naturali, come ad esempio spugne di luffa.

 

  • Fare il bucato a pieno carico e a basse temperature, per evitare il rilascio fino a 1 milione di microfibre a ogni lavaggio. Risparmieremo pure sui consumi in bolletta.

 

  • Leggere sempre le etichette dei detersivi, evitando quelli con microplastiche aggiunte. Li riconoscete da nomi come: butylene, ethylene, styrene, polyethylene, nylon o polyurethane ecc.

 

  • I trucchi di bellezza contengono microplastiche. Quando laviamo il viso e il corpo finiscono nello scarico e da lì nell’ambiente, dove vengono ingeriti dagli organismi acquatici filtratori che non li possono distinguere dalle particelle di cibo.

 

  • Meglio abiti in tessuti naturali. Evitare tessuti come poliestere, poliammide/nylon, acrilico, elastane, che sono plastica.

 

  • Diciamo no alle spugne in plastica.

 

  • Meglio le salviettine umidificate riutilizzabili di cotone biologico oppure quelle biodegradabili da buttare nel secchio.

 

  • Creme solari

Ci possono essere fino a 100 mila miliardi di microplastiche in una bottiglia di crema solare. Scegliamo creme solari con filtri UV naturali, che non causano danni ai pesci e ai coralli.

 

  • Creme antirughe

Meglio usare quelle naturali, senza ingredienti sintetici.

 

  • No agli assorbenti in plastica

Meglio gli assorbenti riutilizzabili oppure tamponi e pannolini in cotone biologico compostabili.

 

  • No ai biberon di plastica

Meglio quello in vetro.

 

  • Bavaglini e stoviglie per bambini

Molti ciucci, bavaglini, posate e stoviglie per bambini sono di plastica così i neonati e bambini sono almeno 10 volte più esposti alle microplastiche rispetto agli adulti. Ma le plastiche possono rilasciare sostanze nocive con l’usura che sono dannose per il neurosviluppo dei bambini. Meglio usare ciucci, tettarelle per biberon e set per la pappa naturali senza plastica.

 

  • Regaliamo giocattoli plastic free

Attraverso il calore rilasciano microplastiche e i loro additivi chimici direttamente sulle mani e sulla bocca di neonati e bambini, soprattutto gli animali di peluche. Meglio scegliere giocattoli fatti con materiali naturali, senza plastica, come legno, gomma di caucciù.

 

  • Fermiamo la deriva dei pneumatici in mare

Mentre guidiamo, l’abrasione fa sì che si rompano minuscoli pezzettini di gomma. I fuoristrada perdono circa un chilo di gomma nel corso della loro vita utile (6 anni in media). Guidiamo di meno: meglio fare una passeggiata a piedi o in bicicletta, o utilizzare i trasporti pubblici.

  • Decori e addobbi per la casa

Per dare un tocco brillante e colorato alle feste meglio usare coriandoli e addobbi di carta certificata FSC. Le bombe di glitter, riso finto, coriandoli o cartoline glitterate sono fatti di plastica e alluminio e una volta sparse in giro rimangono nell’ambiente per sempre e possono essere ingeriti dagli organismi acquatici.

Possiamo scegliere delle bomboniere o addobbi ecologici (anche per il prossimo Natale) utilizzando dei semplici sacchetti in cotone o juta chiusi con dei nastri colorati per regalare i confetti o distribuire i semi, oppure delle bustine in carta riciclata fatta a mano.

Scegliamo alternative naturali per colorare le feste. Rispettiamo la natura, che è piena di colori. Altrimenti avremmo ben poco da festeggiare.