Fisco, l’Agenzia delle Entrate registra le pec e ferma i ricorsi

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L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato sui pubblici registri le pec usate per l’invio delle cartelle esattoriali ponendo un freno ai ricorsi che chiedevano l’annullamento delle stesse perché provenienti da un indirizzo “non valido”

L’Agenzia delle Entrate – Riscossione ha inserito nei pubblici registri tutte le caselle Pec utilizzate per inviare le cartelle esattoriali ai contribuenti risolvendo così una mancanza calla base di moltissimi ricorsi avviati dai contribuenti. La vicenda è stata sollevata ad agosto con un’inchiesta del quotidiano Il Messaggero. Accadeva, infatti, che i giudici tributari, sempre più spesso, si erano trovati a dover decidere la validità delle cartelle esattoriali notificate dal Fisco che venivano consegnate da caselle pec “sconosciute”.

L’appiglio dei ricorsi era la legge 53 del 1994, che stabilisce che la notificazione in via telematica degli atti “può essere eseguita esclusivamente utilizzando un indirizzo di posta elettronica certificata del notificante risultante dai pubblici registri”. Se l’atto arriva da un indirizzo “non ufficiale”, ossia non contenuto in uno dei tre registri pubblici (Ipa, Reginde e IniPec), si considera come “inesistente”. Il punto sta proprio qua. L’Agenzia delle Entrate – Riscossione ha da sempre inviato le cartelle da pec non registrate. E lo ha fatto sostenendo in tutti i contenziosi tributari, che per gli atti di riscossione la legge 53 del 1994 non si applicava. Una tesi, tuttavia, non accolta da tutti i giudici tributari cosi è accaduto che nell’ultimo periodo sono aumentate le sentenze che hanno dato ragione ai contribuenti, anche in secondo grado, nelle Commissioni tributarie regionali. Così, per porre fine alla questione, l’Agenzia ha iniziato a pubblicare gli indirizzi usati sui pubblici registri.

 

 

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