Fondamentale o inutile e dannoso per gli adulti? Sul latte gli esperti si dividono

LATTE

Il latte è un alimento utile per gli adulti o piuttosto il suo consumo andrebbe evitato dopo una certa età? Nel test di copertina Salvagente abbiamo voluto sentire due esperti che la pensano in maniera diametralmente opposta: l’oncologo Franco Berrino e il professor Emiliano Feller

Il test di copertina del nuovo numero del Salvagente continua a far discutere. Le differenze di qualità che abbiamo misurato in laboratorio, con le prove a cui abbiamo sottoposto i 25 campioni di fresco, microfiltrato, biologico, fieno e delattosato, d’altronde, restituiscono un quadro assai interessante e chi è appassionato di questo alimento avrà certamente molto su cui riflettere.

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C’è poi un altro tema che stimola i nostri lettori: il latte è un alimento utile per gli adulti o piuttosto il suo consumo andrebbe evitato dopo una certa età?

Nel lungo approfondimento che trovate sul Salvagente abbiamo voluto sentire due esperti che la pensano in maniera diametralmente opposta. E qui sintetizziamo cosa ci hanno risposto.

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Berrino: negli adulti il latte ha solo controindicazioni

“Per gli adulti non c’è alcuna ragione nutrizionale per bere latte, se non per il gusto. Non demonizzo questo alimento: può essere fondamentale nei bambini che soffrono di carenza nella crescita ma è provato che espone a una maggior rischio tumorale”. Franco Berrino, medico oncologo ha lavorato per anni all’Istituto tumori di Milano ed è autore di importanti pubblicazioni scientifiche e di libri di successo sulla corretta alimentazione per la prevenzione delle malattie. Al Salvagente ha voluto spiegare le controindicazioni di quello che a tutti gli effetti è il primo alimento che assumiamo nella nostra vita.
Professor Berrino, non vorrà anche sconsigliare il latte materno, vero?
Assolutamente no. Il latte materno è una meraviglia e, nonostante l’aggressiva pressione esercitata dalle industrie dei latti artificiali, i pediatri ora finalmente consigliano l’allattamento materno almeno nei primi sei mesi di vita del nascituro.
Il problema secondo lei è quello vaccino?
Il latte vaccino è un ottimo alimento… per i vitelli.
Eppure lo bevono tanti bipedi. Quali sono dal suo punto di vista le controindicazioni?
Il latte è un’ottima medicina per i bambini che hanno difficoltà nella crescita. Detto questo parliamo di un alimento molto proteico ricco di l’Ifg1, una sorta di ormone della crescita. Per questa ragione chi ha un tumore non deve bere latte perché stimola la crescita cellulare.
Negli adulti è diffusa l’intolleranza al lattosio: perché?
Dopo l’allattamento al seno il nostro organismo smette di produrre la lattasi e quindi in età adulta è più facile sviluppare un’intolleranza al lattosio, uno zucchero difficile da assimilare.
Il latte, come fonte di calcio, è fortemente raccomandato per chi soffre ad esempio di osteoporosi.
Cerchiamo di fare chiarezza. In età pediatrica l’assunzione di calcio, attraverso il latte, è indicata. Dopodiché negli anni si è diffusa nei medici la convinzione, non supportata dai dati scientifici, che in età adulta il latte fortifichi le ossa. Insieme ad altri colleghi abbiamo condotto uno studio in Europa su 500mila casi di frattura all’anca. I risultati hanno dimostrato che chi mangia più carne è più esposto al rischio di frattura mentre per chi beve più latte la situazione restava invariata.
E questo perché?
Le proteine animali fanno perdere calcio alle ossa. Tutte queste conclusioni ci portano a ritenere che non c’è alcuna ragione nutrizionale per bere latte in età adulta, se non per il gusto. Senza dimenticare l’impatto ambientale di queste filiere.
Bisogna ridurne i consumi per la nostra salute e quella del Pianeta?
Sì, ne sono convinto. Gli allevamenti intensivi di bovini, da carne e da latte, sono tra le principali fonti inquinanti di gas climalteranti. Noi consumatori possiamo fare molto cominciando a ridurre, se non a smettere, di mangiare carne e latte

Feller: fonte nutritiva fondamentale per tutti

“Il latte è un equilibrio naturale di principi nutrienti fondamentali per un organismo che deve crescere e anche per uno che deve mantenersi in salute”. Emiliano Feller esperto di latte, lavora presso la Centrale del latte di Vicenza e insegna al master in Sicurezza alimentare presso l’Università di Padova.
Dottor Feller dal suo punto di vista quindi non se ne può fare a meno…
Direi proprio di sì pensando al mix di elementi fondamentali per la salute umana che il latte garantisce: elementi energetici, bioregolatori, come le vitamine, e strutturali come le proteine. Non dimentichiamoci poi che il latte è uno dei pochi alimenti “naturali” che possiamo portare in tavola.
E questo perché?
Perché il latte fresco dal produttore al consumatore non subisce trasformazioni se non il trattamento di pastorizzazione a bassa temperatura. Se pensiamo che le nostre diete, e soprattutto quelle dei più giovani, sono invase da cibi ultratrasformati, la cui assunzione è correlata all’insorgenza di varie patologie, assumere latte è una scelta nutrizionale salutare.
Da più parti però vengono ricordate alcune controindicazioni nell’assunzione di latte specie in età adulta. Viene inoltre messo in discussione l’effetto di fortificazione delle ossa e soprattutto sconsigliato nella dieta di chi è affetto da patologia tumorale. Sembrano controindicazioni molto precise, non crede?
Rispetto il parere e le decisioni dei medici che in presenza di un quadro clinico particolare decidono quali alimenti assumere e quali scartare. Per le persone ammalate esistono importanti studi di correlazione tra farmaci e alimenti. Tuttavia se parliamo di un adulto sano non ci sono controindicazioni nell’assunzione di latte. Stiamo parlando di un alimento fondamentale per chi deve “costruire”, come i bambini, sia per chi, noi adulti, deve “mantenere” e “riparare” il proprio organismo.
Nonostante sugli scaffali dei supermercati l’offerta del “fresco” siamo molto ampia, gli italiani consumano prevalentemente latte Uht, il latte a lunga conservazione. Come si spiega questo dato di mercato?
Ci sono due ragioni di fondo. La prima pratica: si tende sempre più negli ultimi decenni a fare spese di scorta e il latte Uht, con una scadenza lunga, si presta molto. La seconda ragione è legata al miglioramento del processo tecnologico. Fino agli anni Novanta il latte Uht risultava, anche nel colore, “bruciato” perché sottoposto a trattamenti termici troppo elevati. Dagli anni 2000 i processi di sterilizzazione sono migliorati al punto che riescono a garantire la stabilità del prodotto e a rendere l’Uht molto vicino alla percezione che ha il consumatore del latte. Non dimentichiamoci poi il prezzo: quello a lunga conservazione costa meno.
A tal proposito quant’è concreto il rischio aumenti legati alla crisi energetica?
Temo che il fresco sia più esposto a questo rischio perché lungo la filiera ha bisogno che venga mantenuta la catena del freddo e questo naturalmente impone l’impiego di molta energia. Sull’Uht ci sono meno tensioni: le produzioni sono da sempre molto più importanti e quindi si fanno economie di scala e soprattutto non è legato alla catena del freddo.