
Il digiuno intermittente aiuta a perdere peso come una dieta tradizionale che comporta la riduzione delle calorie assunte. A dirlo è studio coordinato dall’University of Toronto e pubblicato sul British Medical Journal, che ha confrontato 99 studi precedenti
Il digiuno intermittente, che può variare da diverse ore durante il giorno a un periodo completo di 24 ore, aiuta a perdere peso tanto quanto una dieta tradizionale che comporta la riduzione delle calorie assunte. A dirlo è uno studio coordinato dall’University of Toronto e pubblicato sul British Medical Journal, che ha confrontato 99 studi precedenti considerando complessivamente i dati di 6.582 persone e confrontando l’efficacia di una dieta tradizionale, basata semplicemente sulla riduzione delle calorie senza limiti specifici di tempo, con tre diversi tipi di digiuno intermittente. I risultati hanno mostrato che entrambe le strategie permettono di perdere peso in modo simile. Tuttavia, il digiuno a giorni alterni ha portato a risultati leggermente migliori, con una perdita di peso superiore di circa 1,6 kg rispetto alla dieta tradizionale e di 1 kg rispetto agli altri tipi di digiuno intermittente.
Meglio l’intermittente a giorni alterni
Tra le diverse forme di digiuno intermittente, quella che porta ai risultati più significativi è il digiuno a giorni alterni.
Per quanto riguarda la riduzione dei livelli di colesterolo, secondo lo studio, va meglio la dieta tradizionale di quella a intermittenza. “Il valore di questo studio non sta nello stabilire una strategia universalmente superiore”, spiegano gli autori, “La ricerca di una dieta ideale applicabile all’intera popolazione è un approccio riduzionista che trascura la necessità di interventi personalizzati. La scelta del regime alimentare dovrebbe tenere conto dell’anamnesi, delle preferenze alimentari, del contesto psicosociale e della fattibilità di un’aderenza costante”.
Lo studio che associa l’intermittente a un aumento di malattie cardiovascolari
Secondo uno studio condotto nel marzo 2024 dall’American Heart Association, lo schema 16:8 del digiuno intermittente, che concentra i pasti di una giornata in otto ore, può aumentare del 91% il rischio di malattie cardiovascolari.
I falsi miti
Nel 2023 il compianto professor Alberto Ritieni svelava nella sua rubrica Miti alimentari per il Salvagente, alcuni falsi miti sulla dieta a intermittenza. Tra questi, quello secondo cui non ci fossero effetti collaterali: “Ahimè purtroppo possono esserci degli effetti indesiderati: i pochi zuccheri introdotti ci rendono stanchi, irritabili e molto arrabbiati perché il nostro archeocervello deve trovare carburante per l’organismo. È un po’ come andare in ansia in autostrada quando la spia di riserva del carburante si accende e la stazione di servizio ci sembra troppo lontana. Digiunare in maniera inappropriata comporta alterazioni ormonali, del ciclo circadiano e può anche modificare l’efficienza di un piano terapeutico, ad esempio, i farmaci sono assorbiti in maniera diversa da quanto previsto. Un dato certo è che non si può generalizzare a tutti. Può essere utile ed efficace per alcuni, può essere fonte di inutili rischi per altri. Per questi motivi il digiuno intermittente è da considerarsi come un “farmaco” da prescrivere da parte del medico ed è inapplicabile durante lo sviluppo, la gravidanza o l’allattamento, così come per le persone che disturbi del comportamento alimentare che avrebbero più danni che benefici da un digiuno sia pure intermittente ma autoprescritto”.