Ventilatori Cpap, dopo un anno Philips ha sostituito solo il 25% dei dispositivi

ventilatori cpap

A più di un anno di distanza dall’allerta sui ventilatori Cpap (che servono per regolare le apnee notturne), accusati di contenere una schiuma fonoassorbente che rilascia sostanze tossiche, Philips ha sostituito solo il 25% dei 100mila dispositivi interessati. Adesso un’azione inibitoria prova a inchiodare la multinazionale alle sue responsabilità 

Dimenticati dall’azienda (e dal ministero della Salute), oggi i 100mila (sono in Italia) utilizzatori dei ventilatori Cpap Philips proveranno ad avere giustizia grazie ad una azione inibitoria collettiva promossa dall’Associazione nazionale Apnoici e dall’Adusbef attraverso lo studio legale Ambrosio e Commodo di Torino. Proviamo a fare un passo indietro per chiarire questa vicenda iniziata nel 2021 con un richiamo partito dalla stessa azienda. Oggetto dell’allerta, diversi modelli di ventilatori polmonari utili nella terapia delle apnee notturne e per il trattamento di alcune patologie delle vie respiratorie. Si tratta di ventilatori Cpap, Apap, Bipap e apparecchi life support, ventilatori polmonari importanti.

Il problema

Philips, nel richiamo, fa sapere che la schiuma fonoassorbente in poliuretano a base di poliestere, usata per attenuare i rumori durante il funzionamento, potrebbe degradarsi liberando particelle e composti organici volatili che potrebbero essere inalati e ingeriti dai pazienti e inoltre rilasciare sostanze chimiche. L’esposizione alla schiuma potrebbe causare effetti nel lungo periodo come irritazioni di pelle, occhi e vie respiratorie, reazioni infiammatorie, infezioni sinusali, nausea, vomito, mal di testa, asma e danni permanenti potenzialmente letali ed effetti cancerogeni tossici. Le particelle potrebbero essere rilasciate nel percorso dell’aria all’interno delle varie parti del dispositivo, producendo residui neri di materiale fonoassorbente. Questo si legge negli avvisi, ma fatto sta che non c’è certezza sul numero di casi registrati che hanno fatto scattare l’allarme, che secondo alcuni è stato eccessivo. Quello che sappiamo con certezza – perché lo ha comunicato il ministero della Salute – è che i dispositivi interessati dal richiamo sono 100mila di cui 70mila in comodato d’uso presso i paziente e il resto acquistato privatamente. Tutti questi dispositivi non dovrebbero più essere utilizzati a causa perché la schiuma fonoassorbente rilascia composti tossici che vengono respirati dai pazienti.

I dispositivi sostituti? Appena il 25%

Il condizionale è d’obbligo perché – come ci ha spiegato Luca Roberti, presidente dell’Associazione nazionale Apnoici – ad oggi la percentuale dei dispositivi sostitutivi è appena del 25%: un numero esiguo che potrebbe anche essere minore (è stato comunicato dalla multinazionale). E nel frattempo? “È un’arma a doppio taglio – sottolinea Roberti. Secondo il ministero i rischi connessi alla sospensione della terapia sono più alta rispetto a quella di respirare le sostanze che rilascia la schiuma. Senza dimenticare che per noi pazienti interrompere la terapia ha risvolti anche penali connessi, ad esempio, alla guida dell’automobile”.

Per capire cosa intende Luca Roberti basta sapere che il rilascio della patente di guida ai pazienti affetti da apnee notturne è subordinata proprio alla terapia con ventilatori Cpap che evita i colpi di sonno durante la giornata. Il perché di tanto ritardo nella sostituzione è dovuto a diversi fattori. “La sostituzione – spiega Roberti – avviene con un altro modello Philips che non ha la schiuma fonoassorbente oppure con un dispositivo di un’altra marca”. Tuttavia, il modello successivo realizzato dalla Philips non ha ancora raggiunto una produzione di esemplari tale da soddisfare le richieste e, inoltre, le contingenze della guerra hanno reso difficili da reperire le materie prime per accelerare la produzione. “Quello che chiediamo al tribunale con questa azione inibitoria – conclude Roberti – è che imponga alla società un intervento più tempestivo che tuteli la salute pubblica dei cittadini”.

I chiarimenti di Philips

Philips chiarisce che “si tratta di un avviso di sicurezza volontario e non di un richiamo di prodotto con il quale Philips a giugno del 2021 ha voluto informare pazienti e clienti di potenziali impatti sulla salute derivanti dalla possibile degradazione della schiuma interna fonoassorbente. Per Philips la salute e la sicurezza dei pazienti sono la priorità numero uno. Siamo rammaricati per la preoccupazione e i disagi causati da questo avviso di sicurezza volontario e siamo impegnati a supportare la comunità dei pazienti che si affidano alle nostre soluzioni per il sonno e le cure respiratorie per migliorare la loro salute e la qualità della loro vita”.

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Dalla pubblicazione dell’avviso di sicurezza – precisa – Philips ha condotto un programma completo di test e ricerca sulla schiuma PE-PUR per valutare e definire meglio gli eventuali potenziali rischi per la salute dei pazienti, legati alla possibile emissione di particolato da schiuma degradata e composti organici volatili (VOC). Questi test (che si possono visionare qui) , non hanno evidenziato possibili effetti negativi sulla salute dei pazienti in trattamento e il piano di sostituzione/riparazione continua ad essere a titolo precauzionale.

Ad oggi – conclude Philips –  abbiamo sostituito o riparato più del 30% di prodotti in Italia e sta lavorando il più velocemente possibile per sostituire o riparare i dispositivi interessati.  L’azienda ha più che triplicato la sua capacità produttiva, nonostante la concreta e nota difficoltà di approvvigionamento delle materie prime necessarie per la produzione delle componenti dei dispositivi. Sul sito Web www.philips.com/src-update o attraverso il numero verde dedicato 800-796 824 è possibile trovare informazioni aggiornate relative all’avviso di sicurezza”.