Da giorni chef, fisici, chimici e tecnologi discutono sulla pasta a fuoco spento, ossia sul risparmio che otterremmo chiudendo il gas al momento di aggiungere maccheroni o spaghetti, la cosiddetta cottura passiva. Facciamo due conti: una famiglia che porta in tavola il piatto 4 volte a settimana guadagnerebbe 15 centesimi e l’Italia risparmierebbe lo 0,001% del consumo di gas. Non proprio una soluzione alla crisi…
Il futuro prossimo, per quanto riguarda l’energia e l’ambiente in generale, non è di quelli radiosi e tutte le criticità portate in evidenza e tutte le possibili soluzioni sono bene accette da qualsiasi parte esse provengano. Desidero, però, focalizzarmi sulla cottura della pasta che sta coinvolgendo Chef, tecnologi alimentari, nutrizionisti, fisici, chimici degli alimenti e chi più ne ha più ne metta, nel proporre di aggiungere una goccia sia pure piccola al mare del risparmio energetico complessivo da raggiungere.
I numeri non sono amati, ma sono testimoni indiscutibili per cui occorre fare un cosiddetto calcolo della serva che tenga conto dei consumi medi di pasta, dei tempi di cottura medi e dei principali parametri per valutare la proposta di utilizzare la cottura passiva della pasta. In altre parole, la cottura passiva si riassume in un riscaldare l’acqua come abbiamo sempre fatto, aggiungere la pasta e poi, ecco la novità relativa, spegnere dopo qualche minuto per completare la cottura senza ulteriore spreco di gas.
L’idea suona più che bene, ma proviamo a fare due conti.
Se si consuma mediamente pasta per quattro volte a settimana e si spegne il gas dopo qualche minuto dal buttare la pasta ecco che il risparmio grossolanamente ammonta a circa 0,12 metri cubi di gas metano. Al prezzo medio odierno parliamo di circa 15 centesimi a settimana di economia che su una scala nazionale porterebbe a risparmiare come volume circa 7 milioni di metri cubi di gas usato.
In Italia abbiamo importato nel 2021 circa 73 miliardi di metri cubi di gas metano e la cottura passiva porterebbe a casa un risparmio di gas di circa lo 0,001%. Come ci hanno sempre detto è la somma che fa il totale e lo 0,001% è una piccola goccia che può e deve far parte di un risparmio ben più abbondante se tutti remassimo nella stessa direzione. Sul piatto opposto della bilancia a fronte di questa economia energetica vanno considerati altri aspetti. La resa sensoriale della pasta potrebbe non risentirne sul medio lungo medio termine, ma occorre insegnare a chi cucina qualcosa di nuovo, questo porterà a piatti non sempre eccellenti che potrebbe far rapidamente abbandonare il percorso del risparmio.
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Inoltre, avremmo la necessità di rivedere le etichette alimentari della pasta secca per dare le istruzioni necessarie a chi si avventura senza parlare della qualità della pasta che potrebbe non essere tout court adatta alla cottura passiva.
Aggiungiamo anche la necessità di dedicare più tempo alla preparazione dei pasti per l’inevitabile allungamento dei tempi di cottura e questo approccio è in controtendenza con la necessità di piatti veloci, buoni e semplici da preparare. Comunque, riscaldare tanta acqua fino all’ebollizione non potrà essere evitato e non possiamo calare la pasta prima che vada in ebollizione per evitare pessimi risultati nel piatto.
Una soluzione già nota agli Chef e che trova sempre più spazio specie fra le giovani leve della cucina casalinga è la pasta risottata. Quantità di acqua minimale da usare, cottura rapida e addirittura possibile con lo stesso sugo così da sprecare meno energia e sporcare meno utensili, con vantaggi anche idrici non irrilevanti così da aggiungere al risparmio energetico anche quello delle risorse di acqua potabile. Addirittura, sarebbe possibile ottimizzare il tutto con l’uso del microonde e lo sviluppo di opportuni utensili adatti allo scopo. Insomma, i 60 cent al mese sono un risparmio che va sommato agli elettrodomestici sempre in stand by, alla mancanza di temporizzatori per le luci, al risparmio laddove possibile sul riscaldamento etc. ed ecco che la pasta cotta passivamente potrebbe essere una goccia utile. Purtroppo, nessuna nave affonda solo per una piccola goccia imbarcata, anche se termodinamicamente possibile, ma citando Totò “è la somma che fa il totale…” per cui auguriamoci di avere sempre più addendi da sommare fra loro.
Il più probabile – e certamente più impattante economicamente – sarà quello di accendere il meno possibile i riscaldamenti nel prossimo inverno, come saranno costrette a fare, volenti o nolenti, molte famiglie italiane che non riusciranno a pagare bollette oramai difficili da affrontare. E a loro a poco serviranno i 15 centesimi a settimana risparmiati sulla pasta (sempre che non siano già assorbiti dall’aumento delle confezioni di maccheroni e spaghetti).