I diritti delle minoranze linguistiche nell’ordinamento italiano

minoranze linguistiche

In questi giorni si sono sollevate le proteste delle comunità arbereshe albanesi in Calabria, in vista delle prossime elezioni nazionali. “I politici ci vedono solo come folklore”. Le minoranze linguistiche e culturali sono tutelate dalla Costituzione (anche chi deve parlare la Lis), ma i principi costituzionali non sempre trovano applicazione nella realtà

 

L’articolo 6 della Costituzione italiana garantisce i diritti delle minoranze linguistiche nell’ordinamento italiano.

“La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”

 

Il principale diritto delle minoranze linguistiche si manifesta attraverso la garanzia dell’insegnamento della lingua di minoranza dei migranti o degli italiani residenti nelle regioni a statuto speciale. Questo diritto è stato concepito con l’obiettivo di preservare le radici culturali e contrastare l’estinzione della lingua minoritaria e il suo assorbimento nella lingua prevalente, ossia l’italiano.

 

Le minoranze linguistiche in Italia

In alcune aree geografiche si parla di bilinguismo.

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Particolari forme di tutela sono previste dagli statuti speciali delle regioni Trentino-Alto Adige per quanto concerne le lingue tedesca e ladina (incluse minoranze cimbre e mochene), della Valle d’Aosta per quanto riguarda la lingua francese e della Sicilia per la lingua albanese.

Poi c’è un ampio spettro di lingue e idiomi che rischiano di scomparire. Ad esempio, il franco-provenzale, il friulano, il croato, l’occitano, il sardo e il catalano, il greco o la bovesia dei quartieri di Reggio Calabria o il griko della Grecia salentina, la lingua arbëreshe di derivazione albanese.

 

Perché anche i disabili sono tutelati come minoranze linguistiche

Spesso dimentichiamo però che tra le minoranze linguistiche vi sono anche le lingue per di diversamente abili:

  • La Lis (Lingua dei segni italiana) per la comunità sorda. Parliamo di circa 170.000 italiani.
  • Il Braille, la forma di scrittura utilizzata dai ciechi (Quest’anno, nel Salento sono state diffuse le prime guide turistiche in Braille). In Italia sono circa 20.000 i ciechi.
  • La List (Lingua dei segni tattile). Altra comunità di italiani sordo-ciechi che conta sui circa 5.000 abitanti; presenti a Roma e in varie parti d’Italia, in particolare ad Osimo.

Le minoranze linguistiche non tutelate

Questo principio non considera però gli idiomi regionali (in via di estinzione). Inoltre, non sono giuridicamente riconosciute le “alloglossie interne”, le comunità parlanti idiomi di ceppo italo-romanzo trasferitesi dalle proprie sedi originali in altri territori, ad esempio gli idiomi gallo-italici dell’Italia insulare e meridionale. Ma anche le “minoranze” che però tali non sono, poiché sono sempre più diffuse, come le lingue dei rom o dei sinti. Queste lingue sono prive dell’elemento “territorialità” come radice anche se oggi le comunità parlanti vivono in Italia. Inoltre, le lingue dei migranti, come appunto quelle rom o sinti, non sono comprese tra le lingue tutelate dal trattato internazionale europeo “Carta europea delle lingue regionali e minoritarie”.

 

Mancano politiche territoriali di integrazione

Non è possibile tutelare una varietà così amplia direttamente da Roma. È stata una sentenza della Corte costituzionale, la numero 88 del 2011, a caldeggiare apposite leggi regionali per la valorizzazione dei diversi patrimoni linguistici e culturali delle Regioni.

La Costituzione tra l’altro è entrata in vigore nel 1948, quando il nostro Paese non poteva immaginare l’evoluzione demografica attualmente in atto. Secondo i dati Istat relativi al bilancio demografico nazionale, alla data del 31 dicembre 2020 risultavano regolarmente residenti in Italia 5.171.894 cittadini stranieri, pari all’8,45% della popolazione residente totale (59.641.488 individui).

Nel 2021 in Italia c’erano oltre 1 milione di cittadini di nazionalità romena. Quasi mezzo milione di albanesi. Più di 400mila marocchini. Oltre 300mila cinesi. Più di 200mila ucraini.

 

La comunità arbereshe protesta in Calabria

Le proteste di queste ore avvenute in Calabria sono il segno evidente che occorrono politiche territoriali di integrazione e di tutela delle minoranze.

Damiano Guagliardi, presidente della Federazione Associazioni Arbëreshë, si è fatto portavoce della protesta degli arbereshe, in vista delle elezioni 2022 del prossimo 25 settembre. Qui la minoranza italo-albanese rischia di diventare solo folklore per il turismo.

“Non ci aspettiamo molto dalle prossime elezioni nazionali – osserva rassegnato Guagliardi – A prescindere da chi vincerà per noi non cambierà nulla. Alla classe politica locale e nazionale delle minoranze linguistiche non importa niente e i governi, sia quello italiano sia quello albanese, non si sono mai interessati di noi. Siamo molto arrabbiati. E dire che per il Mezzogiorno minoranze come la nostra sarebbero una grande risorsa economica. Purtroppo i politici ci vedono solo come mero folklore”.