Benessere animale, perché lo stop al decreto non è sbagliato

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La coalizione #BugieInEtichetta plaude allo stop del ministro Speranza al decreto che introduce l’etichetta sul benessere animale e – cosa più grave – distribuisce soldi alla zootecnia intensiva 

“Bene ha fatto il Ministero della Salute a chiedere il rinvio dell’intesa in Conferenza Stato-Regioni sul decreto che norma la certificazione istituzionale del Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale (SQNBA) alla luce delle forti criticità presenti nel testo. Adesso il Ministro Patuanelli può e deve battere un colpo nella direzione politica indicata dal presidente Conte all’intero Governo: non si può predicare transizione ecologica di giorno e lavorare in direzione contraria di notte.” Questo il plauso e la richiesta delle 14 Associazioni aderenti alla “Coalizione contro le #BugieInEtichetta”.

Il Ministero della Salute, che è competente sul tema del benessere animale e del corretto funzionamento del sistema sanitario pubblico a tutela della salute dei cittadini, ha dato un segnale nella direzione giusta nel prestare ascolto alle istanze della grande maggioranza dei cittadini e dei medici veterinari pubblici che da tempo hanno offerto, a entrambi i Ministeri, proposte concrete e costruttive per superare i gravi limiti presenti nella bozza di decreto disegnata dagli uffici del Ministero delle politiche agricole.

Le Associazioni ambientaliste, animaliste e dei consumatori hanno chiesto più volte la revisione della bozza di decreto in alcuni, precisi, punti essenziali: l’introduzione di cinque livelli diversificati per ogni specie e per i diversi metodi di allevamento, un’etichetta che riporti sempre visibili i diversi livelli per consentire ai cittadini di fare scelte consapevoli (come già oggi avviene per le uova etichettate nei quattro livelli da 0 fino a 3), la corretta definizione di benessere animale che comprenda i criteri internazionalmente accettati dei bisogni etologici di specie, della densità di animali e delle condizioni di trasporto quali criteri atti a determinare il benessere animale eliminando l’improprio riferimento alle emissioni in atmosfera (tema importante e necessario ma scollegato da questa definizione), la difesa del sistema pubblico veterinario a garanzia e tutela di tutti i cittadini.

Senza queste modifiche alla bozza di decreto, etichettare con il claim “benessere animale SQNBA” i prodotti produrrebbe un inganno nei confronti dei consumatori, degli allevatori che hanno investito economicamente e avviato una vera transizione per garantire maggiore tutela agli animali allevati e dei medici veterinari pubblici che vedrebbero mortificata ogni loro competenza per accrescere il benessere degli animali, garantire la leale concorrenza e, soprattutto, la salute dei cittadini.

 

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