Ferrero, NestlĂ© e la lobby dell’olio di palma premono per rinviare la legge Ue sulla deforestazione

olio di palma

Secondo Greenpeace, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria dell’olio di palma – di cui fanno parte grandi multinazionali come Ferrero, NestlĂ©, Mondelez e Mars –  sta cercando di ritardare e annacquare la normativa per impedire l’importazioni di materie prime da deforestazione

L’associazione di categoria che rappresenta l’industria dell’olio di palma – di cui fanno parte grandi multinazionali come Ferrero, NestlĂ©, Mondelez e Mars –  sta cercando di minare la normativa europea che dovrebbe impedire l’ingresso sul mercato comunitario di prodotti e materie prime la cui estrazione, raccolta o produzione ha gravi impatti sulla natura e i diritti umani, in particolar modo quelli dei popoli indigeni. A dirlo è Greenpeace, che ha denunciato la pressione dell’industria sulla normativa contro l’importazione di prodotti collegati alla deforestazione.

La bozza della nuova normativa

Lo scorso novembre, la Commissione europea ha pubblicato la prima bozza della normativa, ma, secondo l’Ong “l’industria dell’olio di palma sta cercando di far saltare una parte cruciale  della proposta: l’obbligo di indicare l’appezzamento di terreno sul quale sono state piantate le palme dai cui frutti si ottiene l’olio di palma. In pratica, le grandi aziende del business dell’olio di palma non vogliono far sapere se, per fare spazio alle piantagioni, sia stata distrutta o meno la natura”. Se l’attuale bozza venisse approvata, invece, la normativa richiederebbe per la prima volta alle aziende che immettono determinati prodotti e materie prime (incluso l’olio di palma) sul mercato Ue, di rintracciarne l’origine e dimostrare che non sono collegate alla distruzione o al degrado delle foreste.

Il documento della lobby dell’olio di palma

Nella dichiarazione diffusa il 23 maggio da otto importanti associazioni di settore, si suggerisce di posticipare al 2030 l’applicazione della normativa sui prodotti a base di olio di palma. A marzo scorso, l’Unione dei piccoli produttori di palma da olio in Indonesia aveva pubblicato una lettera aperta riguardo alla bozza di normativa UE per smettere di importare deforestazione, in cui si afferma che: “Il settore privato (le grandi aziende), a nostro avviso non dicono la verità perché accusano sempre i piccoli agricoltori sia di deforestazione che di non essere in grado di soddisfare gli standard di mercato relativi alla non deforestazione. Infatti, in molti luoghi dell’Indonesia, la conoscenza locale degli agricoltori di palma da olio permette di proteggere le loro foreste e di favorirne la conservazione attraverso metodi e conoscenze tradizionali”.

Chi fa parte del gruppo

Tra i gruppi che hanno firmato la “Dichiarazione congiunta delle organizzazioni del settore dell’olio di palma” riguardante la normativa Ue per fermare la deforestazione, ci sono l’Associazione delle industrie europee del cioccolato, biscotti e confetture (Caobisco), che annovera tra i suoi membri Ferrero, Nestlé, Mondelez e Mars e  l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, di cui fanno parte Ferrero, Nestlé Italiana, Unigrà e Intercontinental Specialty Fats Italy.

Non solo olio di palma

Secondo Greenpeace, l’industria dell’olio di palma non è la sola a voler indebolire la bozza di questa normativa. Lo scorso marzo, nonostante gli impegni presi durante l’ultimo vertice mondiale sul clima (COP 26) per accelerare la protezione delle foreste, quattro delle più grandi aziende agroalimentari al mondo  (Bunge, Cargill, ADM e Viterra) si sono rivolte al Commissario europeo per il clima e il Green Deal europeo, Frans Timmermans, per cercare delle scappatoie per aggirare l’obbligo di tracciabilità di prodotti e materie prime. Anche in quel caso, l’intento principale era evitare l’obbligo di indicare con precisione l’appezzamento di terreno dove sono state coltivate le materie prime (nel caso della soia e derivati, come i mangimi) o dove hanno pascolato gli animali (nel caso della carne e del cuoio). 

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Quando i nodi arriveranno al pettine

Ministre e ministri dell’Ambiente degli Stati membri dovrebbero concordare la loro posizione rispetto alla normativa entro la prossima riunione, che si terrà il 28 giugno. Anche il Parlamento europeo ha iniziato a redigere la sua posizione, con il voto in Commissione Ambiente previsto per l’11 luglio.

L’appello di Greenpeace

Per questo Greenpeace lancia un appello: Unisciti a noi e chiedi anche tu al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e alle ministre e ai ministri competenti dei Paesi dell’Unione Europea di colmare le attuali lacune della normativa e non di indebolirla ulteriormente!