Olio di colza al posto del girasole, perché quella di Nestlé non è una soluzione salutare

olio di colza

Per far fronte alla mancanza di olio di girasole – a causa del conflitto in Ucraina – l’ad di Nestlé Italia, Marco Travaglia, ha ipotizzato la sua sostituzione con l’olio di colza sottovalutando i rischi di questa sostituzione. Ecco quali sono

“La situazione oli in questo momento è estremamente complicata. In questo momento la colza sembrerebbe essere una opportunità, credo che venga data anche la possibilità di aumentare la superficie seminabile. Sarà una risposta con semi alternativi non nel tempo breve ma abbiamo visto un buon supporto e una buona capacità di risposta delle istituzioni per far fronte a una situazione contingente e complicata.” Con questa dichiarazione Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del gruppo Nestlé Italia e Malta, ha di fatto aperto le porte all’olio di colza come sostituto di quello di girasole di cui attualmente si ha una grave mancanza. Tuttavia questo olio vegetale è da tempo nel mirino dell’Efsa a causa di un possibile rischio per la salute dei consumatori più piccoli.

Che cos’è l’olio di colza

L’olio di colza è un grasso vegetale ottenuto dai semi di piante appartenenti al genere Brassica. Inizialmente utilizzato al di fuori dell’ambito alimentare, è stato introdotto in cucina verso la metà del 1800. Per lungo tempo è stato però considerato un prodotto di qualità inferiore rispetto ad altri oli vegetali o addirittura potenzialmente pericoloso per la salute a causa della presenza di acido erucico.

Dove si trova l’olio di colza

Lo troviamo nei prodotti da forno e persino nel latte artificiale e nelle pappe pronte per i neonati. Se fosse vera la previsione dell’ad di Nestlè, adesso potremmo trovarlo in tanti altri alimenti con un rischio aumentato per la popolazione fino a 10 anni.

Cos’è l’acido erucico

Come abbiamo già detto, l’olio di colza è finito nel mirino dell’Efsa a causa dell’acido erucico. Si tratta di un acido grasso omega-9 monoinsaturo presente nei semi oleosi della famiglia botanica delle Brassicaceae, colza e senape in particolare. Entra nella catena alimentare per lo più quando l’olio di colza viene utilizzato per la trasformazione industriale degli alimenti e nella cucina casalinga di alcuni Paesi. Con il  Regolamento Delegato (UE) 2019/828,l’Unione europea ha stabilito che il tenore massimo di olio di colza consentito è pari allo 0,4% del contenuto totale di grassi.

Perché l’acido erucico è un problema

Test condotti su animali evidenziano che l’ingestione di oli contenenti acido erucico può portare nel corso del tempo a una malattia del cuore chiamata lipidosi del miocardio. La patologia è temporanea e reversibile. Altri effetti potenziali osservati negli animali – incluse variazioni di peso del fegato, dei reni e del muscolo scheletrico – si verificano a dosi lievemente superiori.

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Sulla base di queste informazioni, gli esperti del gruppo scientifico Efsa sui contaminanti nella catena alimentare hanno stabilito una dose giornaliera tollerabile di 7 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo (mg/kg p.c.) al giorno. Questi livelli di assunzione sono, in generale, sicuri per i neonati. Tuttavia, secondo il Bfr, l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi, possono essere superati in talune circostanze.