Il modello è quello del Veneto e del Friuli, dove un progetto analogo esiste già. Ora anche i consumatori del resto d’Italia avranno la possibilità di acquistare salami, formaggi e altri prodotti alimentari direttamente dai contadini con una garanzia in più dal punto di vista igienico-sanitario. È stato infatti approvato in aula al Senato il disegno di legge delle Piccole produzioni locali (Ddl 728-B) a firma del presidente della Commissione Agricoltura Gian Paolo Vallardi. “Le piccole produzioni locali sono già legge in Veneto e in Friuli, e permettono, rispetto all’attività prevalente dell’azienda agricola, di produrre e vendere i prodotti tipici del luogo. Si va dunque dai salumi, alle torte, alle marmellate fatte in casa, fino a tutti quei prodotti tipici e distintivi di un luogo” ha spiegato Vallardi ad Agricolae che riporta la notizia.
Ma in cosa consistono le novità introdotte? Basta guardare a quello che succede già in Veneto e Friuli, dalle cui esperienze è stato mutuato il testo approvato in Senato. la regione che aderisce stabilisce un percorso per la vendita di prodotti agricoli in piccole quantità da parte del produttore primario, nel rispetto dei seguenti principi: la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti prodotti e venduti; la produzione e vendita degli alimenti come integrazione del reddito; la possibilità di commercializzare in ambito locale i prodotti che derivano esclusivamente dalla propria produzione primaria.
Chi rientra e dove potrà vendere
Rientrano nella Ppl, spiega il ddl approvato, “i titolari di un’azienda agricola o ittica, che lavorano e vendono prodotti primari o ottenuti dalla trasformazione di materie prime derivanti da coltivazione o allevamento svolti esclusivamente sui terreni di pertinenza dell’azienda stessa, e collocati, ai fini della vendita, in contenitori o confezioni di tipo adeguato”. ln Veneto, per esempio, le tipologie di prodotti che rientrano nella normativa PPl sono: salumi, insaccati e carni fresche; vegetali freschi ed essicati, farine, conserve e confetture; miele e prodotti dell’alveare; pane e prodotti da forno; prodotti lattiero caseari; chiocciole vive e trasformate; prodotti della pesca e dell’acquacoltura; oli vegetali e aceti; birra e sidro”. I prodotti potranno essere venduti al consumatore in confezioni adeguate dal punto di vista della sicurezza alimentare, dentro l’azienda stessa, nel territorio della stessa provincia e di quelle limitrofe, e comunque non oltre il territorio regionale.
Arriva il logo Ppl e la lista pubblica
Il Ddl aggiunge anche: “entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito il logo Ppl – piccole produzioni locali » “, che servirà ai consumatori a identificare il prodotto all’atto dell’acquisto, fermo restando che verranno pubblicati dei registri online che includono le aziende aderenti, così come già avviene in Veneto e Friuli.
Come funzionano i controlli
Sul funzionamento dei controlli, il modello è quello Veneto, ben descritto nel sito del progetto. Gli operatori alimentari che aderiscono al progetto Ppl intraprendono un percorso di formazione che li guida verso l’adeguamento alle norme di igiene e sicurezza degli alimenti. Le aziende ULSS eseguono i sopralluoghi in azienda agricola fornendo indicazioni sui criteri di igiene nella realizzazione dei laboratori. La Regione acquisita la valutazione del rischio effettuata dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della regione definisce annualmente il piano dei controlli sugli alimenti del paniere Ppl. Sui campioni effettuati vengono realizzati controlli analitici da parte dei laboratori dell’Izs, che permettono di attestare il livello di sicurezza alimentare dei prodotti delle aziende, o di segnalare ai produttori eventuali criticità da risolvere.
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