L’accusa arriva da un servizio della televisione svizzera Rsi. La trasmissione Patti chiari ha mostrato le immagini di un allevamento di mucche da latte per il Parmigiano reggiano tenuti alla propria postazione tramite una catena corta attorno al collo. “Questo è un gran problema di benessere animale – commenta insieme alla giornalista, guardando le immagini, Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia – perché le vacche sono immobilizzate e non possono muoversi per gran parte della loro vita, fondamentalmente. È una cosa molto grave e molto diffusa purtroppo ancora in Italia, e anche e soprattutto nel comprensorio del parmigiano reggiano”. Secondo il reportage elvetico il 28% delle vacche del parmigiano vive così.
Ciwf: “Un sistema estremamente crudele”
La direttrice dell’associazione animalista definisce quello della catena corta in stalla “un sistema estremamente crudele, incompatibile con qualsiasi nozione di benessere animale. Non si può dire che si lavora per il benessere animale se si ha anche una solo mucca legata così”. il servizio della tv mostra, poi, le immagini di un allevamento che fornisce il latte al parmigiano reggiano che però fa pascolare le vacche. Insomma due modi diversi di lavorare per lo stesso prodotto.
L’esperto: “Perfettamente legale, ma non c’è benessere animale”
Ma quanto c’è di vero nelle accuse di Ciwf Italia? Abbiamo chiesto un parere a Enrico Moriconi, medico veterinario e Garante per i diritti animali della Regione Piemonte, che commenta dopo aver visto le immagini di Patti chiari. “Sicuramente dal punto di vista legale, non c’è alcuna irregolarità in quel modo di tenere legate le mucche. D’altro canto, certamente non è una pratica che rispetta il benessere animale. Questo c’è quando all’animale è consentito un rapporto sano con l’ambiente circostante, quando può muoversi”. Per quanto riguarda la lunghezza della catena, Moriconi specifica: “Per essere a norma di legge la catena deve essere lunga abbastanza da far sdraiare l’animale e poggiare la testa per terra, dunque in questo senso non serve che sia più lunga. Piuttosto, per parlare di benessere animale, la mucca dovrebbe avere lo spazio per riposarsi con le zampe sdraiate, mentre in questo tipo di allevamenti spesso sono costrette a tenerle rannicchiate”.
Stalle di concezione vecchia
Moriconi poi fa una considerazione sulla stalla vista nel servizio. “Sono stalle di vecchia di concezione, in cui gli animali vengono tenuti alla catena e il latte viene munto tramite dei tubi di aspirazione che di volta in volta posiziona il lavoratore. Ormai ci sono le stalle a stabulazione libera, in cui l’animale può muoversi e viene addestrato ad andare nella sala mungitura da solo. Qui, nei casi più avanzati, tramite un sistema robotizzato, collegato a un trasponder al collo della mucca, questa viene bloccata, e munta in maniera automatizzata. Non parliamo certo di benessere animale, che è possibile solo in presenza di pascolo, ma almeno le condizioni sono un po’ meglio delle mucche costrette a stare costantemente alla catena”.
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