Attenzione ai pesticidi nei melograni che arrivano dalla Turchia. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di due anni di analisi svolte in Germania che hanno coinvolto più di 80 campioni dei semi di un frutto sempre più utilizzato nella nostra cucina. Da agosto 2019 a fine 2021 le autorità tedesche hanno esaminato un totale di 84 melograni coltivati ​​in modo convenzionale. Più della metà dei campioni proveniva dalla Turchia, per il resto provenivano dal Perù e dalla Spagna e in parte minore da India, Israele, Sud Africa e Uzbekistan. I residui sono stati rilevati in tutti i campioni tranne in un campione spagnolo. Residui multipli, ossia tracce di differenti sostanze, sono stati trovati nel 92% dei campioni.
In media, la maggior parte delle sostanze per campione è stata rilevata nei campioni provenienti da India, Sud Africa e Turchia. Un totale di 26 degli 84 campioni (31%) ha superato almeno un LMR (limite massimo di residui fissato per legge) e sono stati respinti. Tre di questi frutti provenivano dalla Spagna e 23 dalla Turchia. In totale il superamento dei limiti di legge è stato registrato per 43 sostanze trovate nei melograni turchi. In particolare a oltrepassare i tetti stabiliti dalla legge sono stati gli insetticidi acetamiprid e sulfoxaflor e il fungicida fosetyl.
Il melograno, oltre ad essere utilizzato come succo o sciroppo (granatina), nei frullati o per insaportire i piatti, trova impiego anche nell’industria cosmetica e negli integratori alimentari. Poveri di calorie e ricchi di fosforo e potassio, ai semi di melograno vengono attribuiti numerosi effetti positivi sulla salute.
Secondo l’autorità tedesca, però, di fronte a tanti benefici il rovescio della medaglia è una presenza di pesticidi elevata rispetto ad altri tipi di frutta. E per questo – spiegano gli analisti –  vale sicuramente la pena prestare attenzione alla loro origine, anche in considerazione del fatto che nei pochi campioni europei analizzati il livello di residui era nettamente inferiore.
