Le risposte ai vostri dubbi sui benefici della Cannabis

CANNABIS

Argomento la cannabis, ludica, terapeutica o altro che sia, che risulta spesso divisivo e ciò senza basarsi solo su una serie di aspetti scientifici o medici, ma anche valutando etica e convinzioni ben radicate nella coscienza di tanti. È bene ricordare quello che la scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall diceva, ovvero quanto sia importante la libertà di pensiero e la necessità di difendere questa libertà ma che non è necessario difendere il pensiero espresso. Anche per la canapa occorrerebbe alleggerirsi di qualche zavorra, essere più scevri per ascoltare chi la pensa in modo differente per comprendere meglio quegli aspetti dell’uso che non ci vedono coinvolti e che ci sembrano immobili come fossili. La conoscenza porta sempre progresso in qualsiasi settore, la volontà di conoscere porta alla libertà e alla tolleranza che è alla base del vivere civile. Per questo, dopo l’articolo della scorsa settimana, torniamo sul tema per rispondere a qualcuna delle vostre osservazioni

Nella cosmetica la cannabis sativa, con olii e creme, viene utilizzata per la detersione, la protezione e idratazione e ha una evidente azione calmante

VERO I prodotti derivati dalla cannabis sono supportati da varie prove scientifiche riguardo la loro efficacia cosmetica e la contemporanea assenza di evidenze negative e questo ha consentito all’Unione europea dallo scorso febbraio 2021 di considerare il cannabidiolo o CBD, di origine naturale, come un ingrediente utilizzabile nel settore cosmetico. Un passo in avanti che non limita più l’ammissibilità del solo CBD di sintesi, cosa che comporta costi mediamente più elevati per i consumatori. In altre parole, il CBD è stato inserito a pieno titolo nel cosiddetto Cosmetic Ingredients Database per le sue riconosciute attività di tipo protettive, per ridurre la produzione di sebo e, infine, per le caratteristiche antiossidanti. I prodotti cosmetici formulati che usano il CBD sono in forte espansione, tant’è che oggi il loro mercato vale tre miliardi di euro e cresce al ritmo annuale del 30%. A parità di efficacia, probabilmente perché i consumatori tendono a prediligere i prodotti naturali e gli estratti vegetali più empatici nei confronti dei prodotti di sintesi chimica sia pure considerati equivalenti dal punto di vista biologico. Il fitoestratto naturale offre dei vantaggi che vanno oltre il semplice minore costo di produzione. In un parallelismo metaforico, se per un evento culturale ingaggiamo un grande musicista per avere un suo assolo siamo anche certi che la sua performance e il successo dell’evento saranno amplificati se con lui inviteremo un’intera orchestra. Un fitoestratto ottenuto dalla pianta di canapa offre oltre alle proprietà del CBD anche quelle delle altre molecole naturalmente co-presenti. Nel caso dell’olio di semi canapa abbiamo estratti ricchi di antiossidanti naturali che difendono la pelle dall’azione dei raggi UV, dal freddo e dalle tante sostanze più o meno aggressive che ci circondano. L’olio di semi di canapa possiede anche delle ottime doti idratanti, l’epidermide va idratata sia dall’interno con l’acqua che tende ad uscire dalle riserve contenute nel derma, ma anche dal film grasso che si trova sulla parte più esterna. L’olio di semi di canapa assicura una ottima idratazione senza una eccessiva untuosità che può essere talvolta sgradita. Quest’olio ha un contenuto molto interessante di grassi ed è molto ricco di acidi grassi polinsaturi (PUFA) come gli Omega 3, 6 e 9 e di acido gamma-linoleico spesso essenziali perché il nostro organismo è incapace di produrli. Tutti composti potenti antiossidanti e antinfiammatori naturali nonché equilibratori idrolipidici della pelle (Clin Cosmet Investig Dermatol 2020, 10.2147/CCID.S286411). Nell’olio di semi di canapa ritroviamo anche la Vitamina E che combatte i radicali liberi e l’invecchiamento della pelle, ma non mancano la vitamina A e le vitamine del gruppo B oltre ad importanti fitosteroli che aiutano ad avere vantaggi non solo estetici ma anche cosmeceutici (Nutrients 2020, 10.3390/nu12071935).

L’olio di semi di canapa che vedo commercializzato nei supermercati è un alimento

VERO L’olio di canapa deriva dall’estrazione di fiori, foglie, infiorescenze per cui non è considerato al momento un prodotto alimentare. Per intenderci le restrizioni cosiddette “regolatorie” sono tanto più forti e stringenti quanto più ci avviciniamo fisicamente alla cima della pianta stessa. Al contrario, se si estraggono i semi della pianta di canapa quello che otteniamo rappresenta l’olio di semi di canapa ovvero né più né meno un prodotto alimentare utilizzabile senza soverchi problemi. Ad oggi l’uso di CBD nei prodotti alimentari non è consentito e la sua regolamentazione negli alimenti è ancora molto lacunosa, in Italia parti della pianta che non siano i semi, in altre parole foglie e fiori, sono considerati Novel Food perché non facevano parte della storia alimentare prima del 15 maggio 1997 come prescrive la Regolamentazione Europea per tali prodotti (CE 258/97). Al contrario i semi e i derivati, come l’olio di semi e la farina da semi di canapa, sono alimenti convenzionali leciti e utilizzabili sulla nostra tavola. Questa fascia di prodotti può essere destinata all’uso alimentare perché non ha THC ovvero la molecola riconosciuta psicotropa e quindi non ammessa per l’uso alimentare sia il CBD che peraltro non è regolamentato negli alimenti. La pianta produce e accumula dei cannabinoidi nelle infiorescenze e nelle foglie allo scopo di proteggersi da attacchi, ad esempio, da parte degli insetti mentre nei semi tali sostanze non hanno motivo di essere presenti. Al contrario, la natura vuole che i semi siano dispersi permettendo l rigenerazione della biodiversità. Questa strategia è riassunta nell’importanza degli scoiattoli di nascondere sottoterra fino al 97% dei semi come riserva da cui possono per naturale germinazione rigenerarsi le specie vegetali di un territorio; in pratica sono dei naturali biorigeneratori. Attualmente, la presenza di CBD non rende utilizzabili in Italia infiorescenze, foglie etc. nemmeno a livello mangimistico e pur ammettendo un livello di THC fino all’0,2% nella fase di coltivazione in campo (Legge del 2 dicembre 2016, n. 242) vi è un limite a valle della filiera potendo utilizzare questi prodotti solo nel settore della canapa industriale. Alcune aziende, anche internazionali, sono presenti sul mercato etichettando gli oli di semi di canapa che contengono del CBD come “prodotti aromatici” e non classificandoli come degli alimenti veri e propri.

Un tempo le chiamavano erbe medicinali, ci sarà un senso…

VERO Guardando un sempre attuale cartoon dei Flintstones di Hanna e Barbera pur trovando dei prequel delle attuali auto o degli stereo non si vedono i prequel di farmacie o negozi similari. Questo perché l’uomo ha da sempre utilizzato le erbe medicinali per le loro proprietà terapeutiche, cosmetiche e alimentari. Definire come erbaccia una qualsiasi pianta, come diceva Waldo Emerson, significa non avere ancora scoperto le sue naturali proprietà, ma di certo conterrà principi e molecole in qualche modo utili per la nostra salute. La fitoterapia si basa sulle erbe officinali per creare decotti, unguenti o altro e questo accade sia nella medicina tradizionale cinese che in quella occidentale o sudamericana. La canapa per la sua composizione in macronutrienti e micronutrienti è uno dei migliori esempi di pianta che offre vantaggi nutrizionali, nutraceutici e curativi. Le singole molecole rappresentano in taluni casi degli ottimi strumenti, ma il vero “atout” delle erbe medicinali e in generale dei vegetali è il fitocomplesso. Un insieme di composti nelle giuste proporzioni e nella giusta quantità può essere di supporto e di aiuto a un protocollo terapeutico. Il principio resta sempre che i vegetali sono un enorme scrigno di molecole che devono essere in gran parte scoperte, identificate, valutate da tutti i punti di vista compreso quello tossicologico e di nocività, ma in moltissimi casi rappresentano un input per chi deve ideare ad esempio dei nuovi principi farmaceutici. La leggenda racconta che da sempre prima le foglie e poi la corteccia dei salici era usata fin dai greci per curare i dolori, le febbri e i reumatismi e da questi alberi, che amano vivere accanto a corsi d’acqua o luoghi umidi, che “non soffrono di reumatismi” è stato isolato l’acido salicilico da cui l’acido acetilsalicilico o aspirina meno amara e più accettata da chi soffriva di dolori reumatici. Il salice ha indotto a studiare la sintesi dell’aspirina, nel caso della canapa i suoi metaboliti come CBD o THC hanno indotto a studiarne la sintesi chimica per avere dei principi in quantità tali da essere utilizzabili a scopo terapeutico. Parafrasando il Gattopardo “Tutto sembra che cambi ma in realtà spesso tutto resta uguale”.

Mi hanno detto che potrebbe essere utile anche nella cura degli animali

VERO L’essere umano appartiene al regno animale e spesso patologie, dolori, sentimenti e dolore sono sovrapponibili quasi in maniera sorprendente e per molti non ancora sufficiente a vedere in loro la scintilla della coscienza. Nel caso delle terapie veterinarie, il mercato dei prodotti a base di CBD si stanno facendo sempre più spazio. Ad esempio, in questo articolo Front Vet Sci è riportato l’uso di CBD in cani e i questionari di risposta raccontano di un minore dolore in cani affetti da osteoartrite e un miglioramento evidente del benessere animale senza nessun effetto collaterale osservabile. In questo secondo lavoro scientifico Front Vet Sci doi si riporta come il CBD possa avere utilità antidolorifica verso il dolore cronico e quello acuto e la capacità di ridurre la frequenza/gravità delle crisi dando al massimo un effetto di sedazione dell’animale. In paesi come gli USA e il Canada si sostiene che il CBD offra vantaggi anche per alcune patologie veterinarie, ma occorre che anche in questi casi siano studiate la posologia dei prodotti, gli effetti indesiderati, perché questi strumenti terapeutici possano nel futuro aiutarci ad aiutare i nostri compagni senzienti.

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