Aviaria, la Francia vaccinerà i polli. Una via possibile anche in Italia?

Dopo aver dovuto abbattere più di 600mila capi avicoli, la Francia annuncia che procederà alla vaccinazione di polli e volatili per combattere l’epidemia di influenza aviaria. Lo ha annunciato il ministro dell’agricoltura Julien Denormandie, che ha spiegato come il paese si affiderà a due vaccini, “uno dei quali verrà da un laboratorio della Nuova Aquitania”. I focolai di influenza aviaria hanno raggiunto tutti i principali paesi europei. In Italia si sono registrati decine di focolai nel settentrione, con oltre 9 milioni di capi abbattuti.

Le perplessità

La Francia vorrebbe che la misura della vaccinazione venisse adottata anche dagli altri stati membri dell’Ue, ma – come ricorda AgriFoodToday – l’ostacolo principale è che la Commissione europea vieta nella maggior parte dei casi la vaccinazione del pollame. E del resto, la stessa Agenzia nazionale francese di sicurezza sanitaria dell’alimentazione ha espresso dubbi sull’efficacia del vaccino, mentre i sindacati agricoli sono molto perplessi.

L’assessore lombardo vuole il vaccino

L’assessore lombardo all’Agricoltura Fabio Rolfi è d’accordo con il vaccino: “È giunto il momento anche per l’Italia di introdurre il vaccino contro l’aviaria. Lo sta già facendo la Francia in maniera strutturata e anche noi dobbiamo intervenire per una profilassi diffusa contro una malattia che da sempre c’è in natura e che torna ciclicamente. La carne bianca è eccellenza italiana, una filiera che garantisce il fabbisogno nazionale e che esporta all’estero”.

Il veterinario analizza i pro e i contro

“Va detto che le galline ovaiole già oggi mediamente ricevono 19 vaccini prima di cominciare la produzione -spiega al Salvagente Enrico Moriconi, medico veterinario nonché garante degli animali del Piemonte – dunque non è la prima volta che si procede a un vaccino sul pollame. C’è la questione dei positivi asintomatici, che potrebbero comunque far circolare il virus, così come per gli umani vaccinati contro il Covid. Ma va detto che questo rischio è sensato più che altro per bestiame che vive a lungo, come i suini o i bovini, e che si spostano nel corso della vita. Nel caso dei polli da allevamento che al massimo vivono 60 giorni e rimangono nello stesso spazio, la vaccinazione al posto dell’abbattimento, potrebbe essere una soluzione”. Ma nel caso di un capo non abbattuto, che sfugge all’effetto del vaccino e prende l’aviaria, si rischia qualcosa se la sua carne macellata finisce sul mercato? “la carne aviaria cotta e mangiata non comporta alcun rischio – spiega Moriconi – tracce di virus si possono trovare solo negli organi interni, come polmoni e intestino, e eventualmente contribuire al contagio, se non adeguatamente trattati”. Altri timori dei consumatori potrebbero riguardare l’effetto del vaccino sulla carne. “Per quello non c’è problema. Il vaccino serve solo a stimolare gli anticorpi, una volta svolto il suo compito, non lascia tracce nella carne”.