Peste suina, Lav: “Stop immediata alla caccia di qualsiasi specie”

CACCIA

“I casi di Peste suina africana (Psa) rilevati in cinghiali morti in Piemonte e Liguria sono la chiara conseguenza dei comportamenti umani, molto probabilmente legati all’interesse dei cacciatori“. Con queste parole la Lav vuole anche in questo caso evidenziare che sono le attività umane, correlate allo sfruttamento e all’uccisione degli animali selvatici, ad avere la piena responsabilità nella diffusione dei patogeni presenti negli ambienti naturali. “È la stessa Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – scrive in una nota l’associazione – a individuare i cacciatori tra i principali possibili diffusori del virus della Psa all’interno degli allevamenti, che con la loro attività possono assumere un ruolo ponte con l’ambiente selvatico contaminato“. “Consapevoli di questi rischi sanitari e del nesso causa-effetto, chiediamo – proseguono dalla Lav – un intervento urgente di governo e Parlamento, perché allevamento e immissione di cinghiali, come anche il foraggiamento, siano vietati ovunque, senza alcuna deroga. Chiediamo inoltre l’immediata estensione del divieto di caccia a qualsiasi specie, a tutto il Nord Italia, così da limitare il rischio che i cacciatori si trasformino in nuovi untori”.

L’attuale distribuzione del virus vede infatti coinvolti soprattutto paesi dell’Est Europa come Polonia, Ungheria e Bulgaria, ma anche del nord, in Germania, dove la Psa ha fatto la sua comparsa a settembre 2020. Tutti i focolai individuati sono stati riscontrati a carico di cinghiali allo stato libero.

“Dagli elementi di attuale conoscenza – prosegue in una nota la Lav – è quindi evidente che i casi riscontrati in Piemonte e Liguria – che hanno portato a istituire il divieto di caccia a ogni specie in 78 Comuni piemontesi e liguri – non hanno alcun collegamento con i focolai individuati nel resto d’Europa, è perciò realistico presumere che il veicolo di introduzione del virus nel Nord-Ovest del nostro paese sia l’essere umano. Se inoltre si considera che le vittime della contaminazione sono cinghiali selvatici allo stato libero, regolarmente cacciabili fino al 31 gennaio, è evidente che i principali indiziati non possono che essere i cacciatori, assidui frequentatori delle zone abitate dai cinghiali”.

Il rischio che la Psa si trasmetta agli allevamenti di suini causando una strage è elevato “proprio a causa del rapporto scellerato dell’uomo con la fauna selvatica e delle condizioni di non vita dei maiali allevati in quelle che possiamo definire vere e proprie fabbriche animali”.

 

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