L’additivo E466, addensante molto usato, altera il microbioma. Lo studio

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L’additivo E466, addensante molto usato in prodotti come il Nesquik Latte e Cacao è sospettato da uno studio dell’Istituto Cochin di Parigi di “alterare il microbioma intestinale nei soggetti sani“. Parliamo della carbossimetilcellulosa (CMC) e lo studio pubblicato sulla rivista Gastroenterology che secondo i ricercatori “ha un impatto sull’ambiente intestinale di volontari sani, e questo alterando la composizione del microbiota intestinale nonché la presenza di molte piccole molecole (metaboloma)”. Risultati che “sottolineano la necessità di ulteriori lavori per caratterizzare l’impatto a lungo termine di questo additivo alimentare”. Un sospetto che si aggiunge a un profilo di rischio già noto per questo additivo che può essere usato anche come stabilizzanteemulsionante.

Allo studio hanno partecipato ricercatori statunitensi della Georgia State University, dell’università della Pennsylvania e della Pennsylvania State University e tedeschi del Max-Planck-Institut für Entwicklungsbiologie, i quali ricordano che “sebbene la CMC non sia stata ampiamente testata nell’uomo, dagli anni 60 è stata utilizzata sempre di più negli alimenti trasformati. Da lungo tempo è riconosciuto che la CMC è sicura da ingerire, perché questa molecola viene eliminata nelle feci senza essere assorbita dall’intestino. Tuttavia, la recente realizzazione dei benefici dei batteri che normalmente vivono nel tratto gastrointestinale, e quindi interagiscono con additivi non assorbiti, ha portato gli scienziati a mettere in discussione questa ipotesi. Studi sui topi hanno dimostrato che la CMC, insieme ad alcuni altri agenti emulsionanti, altera la composizione del microbiota intestinale, portando all’aggravamento di molte condizioni infiammatorie croniche, come la colite, la sindrome metabolica e il cancro del colon. Tuttavia, l’applicazione di questi risultati all’uomo non era stata finora studiata”.

All’università della Pennsylvania, come riporta Greenplanet, il team internazionale ha realizzato uno studio randomizzato su volontari sani la cui dieta era completamente controllata. I partecipanti hanno consumato una dieta priva di additivi, oppure una dieta identica ma integrata con CMC. Dato che le patologie indotte dal consumo di CMC nei topi impiegano anni a comparire nell’uomo, i ricercatori i si sono concentrati sull’ambiente intestinale, e in particolare sulla composizione dei batteri (microbiota) e delle piccole molecole (metaboloma). Ed è così che hanno osservato che “il consumo di CMC modifica la composizione dei batteri presenti nell’intestino, e questo riducendo alcune specie note per svolgere un ruolo benefico per la salute umana”.

Uno degli autori dello studio, Andrew Gewirtz della Georgia State University, evidenzia che “questi risultati confutano l’argomento “passa e basta” usato per giustificare la mancanza di studi clinici sugli additivi“. E James Lewis, dell’Università della Pennsylvania, ha aggiunto: “Oltre alla necessità di ulteriori studi sulla carbossimetilcellulosa, lo studio fornisce un approccio generale per testare a fondo gli additivi alimentari negli esseri umani”.