La Commissione europea sta lavorando ad una nuova direttiva che di fatto butterebbe fuori da mercato immobiliare degli Stati membri, una grande quantità di edifici. Il provvedimento – di cui circola già una bozza – ma che dovrebbe arrivare sul tavolo del Collegio dei commissari il 14 dicembre per la sua adozione – prevede che gli Stati introducano delle norme per vietare la vendita e l’affitto degli immobili che a partire dal 2027 (per gli appartamenti in condominio gli standard scatteranno invece nel 2030), non abbiano raggiunti il minimo di efficienza energetica richiesto. Questo minimo sarà – spiega la direttiva – la classe energetica E a partire dal 2027, la classe energetica D, a partire dal 2030 e, infine, la classe energetica C a partire dal primo gennaio del 2033.
Sicuramente i motivi che hanno spinto l’esecutivo europeo a mettere a punto una direttiva così stringente – la necessità di raggiungere la neutralità climatica al 2050 e l’obiettivo intermedio del taglio del 55% delle emissioni di CO2 al 2030 – sono importante ma è anche vero che la nuova normativa (se verrà adottata così com’è) finirà per essere fortemente penalizzante per gli Stati membri e per i cittadini.
Se guardiamo al nostro paese, la maggior parte degli annunci riporta una classe energetica G, la più bassa (che sarebbe fuori da mercato): vero è che, soprattutto in questo momento non mancano gli incentivi per la riqualificazione (primo fra tutti il Superbonus 110%). Ma quella che si prospetta in Europa è una direttiva che non piace né ai proprietari di case né ai consumatori.
“L’obbligatorietà della riqualificazione energetica” , fanno sapere da b, “oltre ad essere inaccettabile e costosa, è accompagnata da ulteriori, assurde, previsioni normative. Gli edifici privi dei requisiti minimi richiesti dalla direttiva verranno espunti dal mercato delle locazioni e delle compravendite. Nel primo caso – sottolinea l’associazione – ci saranno evidenti ricadute anche di carattere sociale. Si ridurranno in maniera significativa il numero di immobili posti sul mercato degli affitti e, inoltre i canoni cresceranno esponenzialmente al costo sostenuto dai proprietari per adeguare gli immobili”.
Lo stravolgimento, sempre secondo Confedilizia, “riguarderà anche il mercato delle compravendite, in quanto tutti gli immobili privi dei requisiti subiranno una significativa svalutazione“. Insomma, per ora non è chiaro se la Commissione europea, varando questa direttiva, riuscirà a decarbonizzare gli edifici d’Europa, ma certamente in questo modo, sostiene l’associazione, “ridurrà in cenere il mercato immobiliare e anche i proprietari”.
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Dello stesso tenore il commento di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “Sia chiaro fin da ora che faremo le barricate contro qualunque norma che impedisca la libera vendita di una casa solo perché ha una bassa classe energetica”.
“Si tratterebbe di fatto – continua il presidente – di un esproprio che impedirebbe la vendita di un edificio, visto che non tutti possono permettersi di ristrutturare un appartamento, magari ereditato, prima di poterlo vendere. Sarebbe una violazione del diritto di proprietà privata fissato dall’art. 42 della Costituzione” conclude Dona.