Deforestazione, la stretta dell’Ue sulle materie prime sospette non convince Wwf e Greenpeace

La Commissione europea ha presentato misure per limitare le importazioni di materie prime legate alla deforestazione. Nella lista ci sono, tra le altre, legno, soia, carni bovine, caffè, cacao e olio di palma e alcuni prodotti derivati come mobili, cioccolata e cuoio. Il sistema si basa su un sistema di tracciabilità rafforzata, con l’obbligo per gli operatori di raccogliere e comunicare le coordinate geografiche del terreno in cui sono state prodotte le merci importate. Spetterà agli Stati membri fare i controlli, e gli stessi potranno sospendere l’immissione sul mercato Ue di materie prime e prodotti ritenuti causa della deforestazione.

Gentiloni esulta

Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha subito twittato: “Chi consuma le foreste non avrà accesso al mercato unico Ue”, “Non sarà consentita la vendita di carne, soia, olio di palma, legno, cacao e caffè prodotti in aree di nuova deforestazione”. Ma, secondo le associazioni ambientaliste questo è in realtà solo un primo passo, con tante mancanze.

Greenpeace: “Gravi lacune”

Secondo Sini Eräjää, attivista di Greenpeace per l’agricoltura e le foreste: “Per la prima volta c’è un barlume di speranza che l’UE – uno dei più grandi mercati del mondo – possa frenare il suo impatto distruttivo sulle foreste del mondo. Ma la Commissione europea ha ancora lasciato gravi lacune nella nuova legge che lascerebbero vulnerabili ecosistemi vitali in molte parti del mondo. I governi dell’Ue e il Parlamento europeo devono rafforzare la legge in modo che le persone possano essere sicure che ciò che è nel loro carrello della spesa non sia legato alla distruzione della natura o all’abuso dei diritti umani”. Secondo Greenpeace, la proposta della Commissione non richiede alle aziende che commerciano in materie prime e prodotti di osservare le leggi internazionali che tutelano i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, lasciandole esposte ad abusi, ha avvertito Greenpeace. La proposta non affronta inoltre l’impatto degli investimenti del settore finanziario europeo sugli ecosistemi mondiali”.

Wwf: “Rimangono alcune grosse scappatoie”

Anche il Wwf esprime da una parte la soddisfazione per un primo passo e dall’altra il rammarico per quello che manca. “In quanto blocco commerciale più grande del mondo, l’Ue ha la responsabilità di fermare la distruzione della natura causata dal suo consumo. Con questa proposta, la Commissione europea ha creato le basi affinché l’UE diventi la prima regione ad affrontare in modo completo il proprio ruolo nella deforestazione globale”, ha affermato Ester Asin, direttore dell’Ufficio per le politiche europee del Wwf. Secondo Anke Schulmeister-Oldenhove, Responsabile del settore foreste del Wwf: “Rimangono alcune importanti scappatoie, che non chiudono saldamente la porta a tutte le distruzioni della natura o alle violazioni dei diritti umani. In particolare, il Wwwf aveva sostenuto che altri ecosistemi oltre alle foreste dovrebbero già essere inclusi nel campo di applicazione della legge fin dall’inizio, cosa che attualmente non avviene. Inoltre, le aziende che si riforniscono da paesi “a basso rischio” non hanno bisogno di effettuare una valutazione del rischio, che rischia di distorcere il mercato e creare concorrenza sleale. E, cosa importante, l’inclusione di un elemento sui diritti umani nella proposta è troppo limitata, quindi non protegge efficacemente i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali.