“Non è consentito nella comunicazione pubblicitaria considerare “green” un gasolio per autotrazione, ovvero un carburante che per sua natura è un prodotto altamente inquinante, né dichiarare che attraverso il suo utilizzo è possibile prendersi cura dell’ambiente”. A dirlo il Tar Lazio che oggi si è pronunciato sul ricorso di Eni contro la multa che l’Antitrust le aveva irrogato a gennaio del 2020. Esultano Legambiente, Movimento Difesa del Cittadino e Transport&Environment che avevano dato inizio al ricorso presso l’Autorità garante per la Concorrenza e il Mercato.
L’Autorità garante, infatti, era stata chiamata in causa dalle tre associazioni secondo cui quella con cui eni pubblicizzava Diesel+ era a tutti gli effetti una pubblicità ingannevole: “Al centro del nostro rilievo” spiegava proprio al Salvagente Andrea Poggio, responsabile mobilità e stili di vita di Legambiente, “la promessa delle pubblicità di Eni Diesel + di ridurre fino al 4% dei consumi e di inquinare fino al 40% in meno”. “Quello che chiedevamo noi era di capire in base a cosa l’azienda potesse garantire quei numeri”. Ragioni che l’Antitrust accetto di approfondire aprendo a novembre 2019 un’istruttoria (qui l’articolo di approfondimento).
L’istruttoria si è chiusa a gennaio del 2020 con una multa pari a 5 milioni di euro irrogata dall’Autorità ad Eni: secondo l’Agcm quello messo in atto da Eni era nient’altro che “greenwashing”. È proprio avverso quella multa che Eni aveva fatto ricorso al Tar, perdendolo.
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