“Nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio”. Con queste parole, Mario Draghi, intervenendo alla Cop 26 sul clima, che si tiene in questi giorni a Glasgow, ha esplicitato quella che a molti ambientalisti sembra una preoccupante presa di posizione. Non solo per quei “limiti” attribuiti allo sviluppo delle energie rinnovabili, ma a anche e soprattutto a quella apertura di fatto alla Ccs, la tecnologia per intrappolare CO2 nel sottosuolo, in Italia proposta da Eni, di cui il Salvagente ha già scritto in passato.
Tecnologie poco efficienti
Tra i critici, anche Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, che spiega al Salvagente: “Le tecnologie di cattura e stoccaggio di carbonio viene sperimentata già da 20 anni con pochissimi risultati positivi. Recentemente, per esempio, il colosso Usa Chevron, che aveva investito in un impianto industriale per la liquefazione del gas naturale, ha abbandonato il progetto perché è riuscita a catturare solo il 24 % delle emissioni, quando si era posto l’obbiettivo dell’80%. Hanno bruciato 3 miliardi di dollari. E non è l’unico caso. In Italia, invece, Eni ritiene di essere migliore di tutti e riuscirci”. Secondo Onufrio, gli unici posti in cui funziona il Ccs è nei pozzi di estrazione del petrolio, dove viene iniettato il gas, ma con un rapport che è sempre di 1 tonnellata di CO2 intrappolata per 4 emesse.
“Il Ccs è un regalo a chi inquina”
“Quello che bisogna chiedersi è quanto costa stoccare una tonnellata di CO2 nel sottosuolo” continua il direttore di Greenpeace Italia, “le stime dicono attorno ai 100 euro. Parliamo di dare soldi all’unica azienda privata che ha pozzi di metano esausto in Italia, dopo poter stoccare il carbonio. Ma questo significa rovesciare il principio secondo cui chi inquina paga, e inoltre si aggiunge un’altra riflessione. Come cambierebbe il sistema produttivo se mettessimo una tassa di 100 euro per tonnellata di CO2 prodotta? Se incentiviamo il Ccs è come se quella tassa la stessimo pagando noi invece dell’azienda”. Intanto nella manovra sono stati inseriti 150 milioni di incentivi proprio per il Ccs.
Le prospettive per le rinnovabili
Riguardo i “limiti delle rinnovabili” a cui ha accennato il presidente del Consiglio italiano, Onufrio commenta: “Le rinnovabili hanno migliorato la loro efficienza negli ultimi 10 anni in maniera superiore alle aspettative. I limiti di reperimento delle materie prime, in prospettiva, esistono in tutti contesti, anche nel gas. Ma secondo uno scenario che abbiamo presentato su basi scientifiche spingendo molto sulle rinnovabili già nel 2040 potremmo avere un paese a emissioni zero. Solo con l’agrivoltaico, cioè il fotovoltaico sopra i campi agricoli, potremmo produrre 8 volte l’energia che ci serve. Senza contare che in Italia ci sono 3 milioni e mezzo di ettari di terreno abbandonato, e aree industriali dismesse, che potrebbero essere utilizzate in tal senso”. Rimane la questione dello stoccaggio stagionale dell’energia rinnovabile prodotta, ma secondo Greenpeace, anche in questo campo le tecnologie disponibili sono tante e già in sperimentazione in varie parti del mondo”.