Nonostante rappresentino l’unico settore, o quasi, che ha visto incrementare a dismisura il proprio fatturato da quando è partita la pandemia da Covid, quando si tratta di dare quanto dovuto allo stato italiano, le case farmaceutiche sono tutt’altro che puntuali. Anzi, alle casse italiane mancano ancora 600 milioni dai fondi che big pharma deve versare. A dirlo è la stessa Agenzia italiana per il farmaco, che ha reso pubblica la lista dei “versamenti effettuati per il ripiano della spesa farmaceutica per acquisti diretti per l’anno 2019”.
Si tratta del payback, che prevede il versamento alle Regioni da parte delle aziende farmaceutiche degli importi corrispondenti ad una quota dell’1,83% del prezzo di vendita al pubblico dei propri medicinali dispensati a carico del Servizio Sanitario Nazionale. lo sforamento della spesa per i medicinali acquistati dallo Stato. Secondo Aifa, però, su un totale di 156 aziende farmaceutiche destinatarie dell’onere di ripiano è emerso che, a fronte di un importo complessivo per l’anno 2019 pari a circa 1,361 miliardi di euro, risulta versato l’importo di 757 milioni, corrispondente al 56% del totale richiesto.
I buoni e i cattivi
E se il dato generale di per sé è sufficiente a scatenare malumori nel contribuente, la lista permette anche di individuare i “buoni e i cattivi” tra i big del settore farmaceutico, almeno fino alla data del 15 settembre. E così se Roche e Bayer hanno pagato il 100% del dovuto, Pfizer si ferma al 66%, mentre Novartis e Janssen sono ancora fermi a zero. Tra le italiane, bene Angelini, che ha fatto molti soldi con l’amuchina da quando è scoppiato il covid, e che ha versato tutto l’importo.