I Carabinieri del reparto Tutela agroalimentare (Rac) continuano con la loro decisa azione di contrasto alle frodi nel settore del pomodoro. Con l’operazione Scarlatto IV infatti, i Rac di Messina hanno sanzionato un’impresa che etichettava la salsa di pomodoro, prodotta nei propri stabilimenti in provincia di Siracusa, impiegando l’indicazione geografica protetta “pomodoro di Pachino Igp”, pur non essendo autorizzata né dal Consorzio di Tutela né dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Per questo motivo, anche se la rintracciabilità ha dimostrato l’utilizzo nella preparazione di Pomodorini di Pachino Igp certificati, al rappresentante legale è stata elevata sanzione amministrativa di euro 5.000 e sono stati sequestrate 9.812 bottiglie di salsa di pomodoro, circa 5.500 kg, del valore di euro 30mila
Operazione anche a Reggio Calabria
In provincia di Reggio Calabria, invece i militari hanno accertato che un’impresa ha commercializzato, durante il 2020, un quantitativo di pomodoro di origine italiana superiore a quello effettivamente acquistato (circa 9.000 kg in più). In particolare, la vendita di pomodoro origine Italia si concentrava nel periodo in cui la stessa ditta effettuava l’importazione di svariate tonnellate (circa 70) di pomodoro dall’estero. Il rappresentante legale e il preposto alla vendita sono stati denunciati per frode nell’esercizio del commercio. I militari non hanno diffuso i nomi delle aziende coinvolte.
Le altre operazioni Scarlatto in Toscana e in Campania
Lo scorso aprile i Rac avevano fatto un blitz in uno stabilimento di Petti di Livorno, con l’accusa di produrre conserve di pomodoro etichettate come “100% italiane”, ma mescolate a concentrato proveniente dall’estero. A giugno, con l’operazione Scarlatto II, i militari avevano colpito l’azienda salernitana Attianese, accusata di aver importato semilavorati di pomodoro dall’Egitto, con tracce di pesticidi oltre il limite di legge, per cui è stata sequestrata una partita di pomodoro di ben 821 tonnellate. Nel giro di pochi giorni, con il terzo capitolo di Scarlatto, i Rac individuavano un deposito di circa 600 mq a San Marzano sul Sarno, area particolarmente vocata per la produzione conserviera, dove – come scrive una nota dei Rac – “venivano rilevati inequivocabili segnali di attività di stoccaggio di ingenti partite di conserve alimentari in scatolame”.