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L’istituto britannico di sperimentazione agricola Rothamsted Research ha annunciato che la sua domanda per eseguire una serie di prove sul campo per testare un tipo di grano ogm che produce meno acrilammide è stata approvata dal Dipartimento dell’ambiente, dell’alimentazione e degli affari rurali (Defra).
Le prove sul campo sono state autorizzate dal governo in seguito all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea: gli scienziati hanno utilizzato un editing genetico per sviluppare un frumento con livelli ridotti dell’aminoacido naturale asparagina, che si converte in acrilammide, una sostanza potenzialmente cancerogena, quando il pane viene tostato, fritto o cotto al forno.
La lotta (senza armi) dell’Ue all’acrilammide
È stato dimostrato che l’acrilammide causa il cancro nei ratti e nei topi e gli scienziati affermano che è considerata un probabile cancerogeno nell’uomo: l’Efsa nel 2018 ha pubblicato un regolamento che “istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti”, in altre parole, davanti ad una sostanza su cui non mancano prove di pericolosità per tutta la popolazione, l’esecutivo non interviene severamente ma si limita a prevedere una specie di “moral suasion”, una serie di soglie di riferimento, in alcuni casi più stringente rispetto a quelle previste in precedenza.
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Per le patine fritte in busta, ad esempio, si passa dai 1.000 ai 750 microgrammi per chilo; per le chips a bastoncino dei fast food il valore guida si abbassa dai 600 ai 500 mcg/kg; negli alimenti per l’infanzia a base (e non) di cereali la concentrazione tollerata scende da 50 a 40 microgrammi. Soglie più basse dunque ma nessuna sanzione per l’azienda che non le rispetti anzi, “in un’ottica di collaborazione con le aziende”, lo stesso Regolamento prevede che i produttori oltre a effettuare monitoraggi costanti sull’acrilammide, devono mettere in atto una serie di “misure di attenuazione” per ridurre il contaminante di processo: dal controllo della temperatura alla scelta del tipo di patata fino al tipo di immagazzinamento. Le aziende – indica l’esecutivo di Bruxelles – devono adottare tutti “gli accorgimenti per ridurre le condizioni favorevoli allo sviluppo della sostanza”.
Il nostro test in edicola
Una collaborazione che ha funzionato in molti casi, come ha dimostrato il nostro test nel numero in edicola (il mensile si può acquistare anche a questo link) condotto su 14 confezioni di corn flakes: solo in due campioni, infatti, il livello di acrilammide ha superato il valore guida indicato dall’Efsa.