Moria di pesci, mentre a Roma si litiga su chi deve raccoglierli, in Spagna vietano i fertilizzanti pericolosi

Mentre a Roma si discute su chi debba ripulire il Tevere dalle migliaia di carcasse di pesci morti che galleggiano tra le acque del fiume della capitale, in Spagna, dove è successo un disastro ecologico simile, le autorità prendono provvedimenti. È stato infatti decretato il divieto di uso di fertilizzanti sulle rive del mar Menor, la laguna nel Sud della Spagna, dove si era registrata una impressionante moria di pesci. Inoltre, come riporta il Guardian “I funzionari regionali hanno chiuso otto spiagge poiché i residenti si sono lamentati del fatto che le acque della laguna, un tempo frequentate dai turisti, erano torbide, verdi e emanavano un cattivo odore”. La cifra di cinque tonnellate di pesci morti calcolata dal governo regionale è probabilmente una sottostima, secondo esperti che hanno trovato altre carcasse in fondo alla laguna.

Le carcasse nel Tevere

Intanto, a Roma, continuano a manifestarsi migliaia di carcasse, soprattutto cefali, carpe e pesci siluro, lungo il Tevere, nei porti turistici di Fiumicino e sulla costa di Focene. L’azienda municipalizzata di rifiuti sostiene che la pulizia del Tevere non è prevista nel contratto di servizio, la Regione dice che la competenza è del Comune di Roma, e mentre i vari organi discutono non è ancora chiara l’origine dell’anomalia. Di sicuro, i forti temporali delle scorse settimane hanno portato in centro città sostanze nocive provenienti dagli affluenti e forse utilizzate in agricoltura.

Bonelli (Verdi): Causa probabile scarichi abusivi

“È indecente lo scaricabarile con cui le istituzioni si stanno rimpallando la decisione su chi deve togliere i resti dei pesci morti sul fiume Tevere con una grande quantità di resti visibili anche a Castel S’Angelo e ricordo che analoga moria di pesci si era verificata a maggio 2020” dichiara Angelo Bonelli, presidente della federazione nazionale dei Verdi – La causa è con molta probabilità di origine chimica, considerati i numerosi scarichi abusivi che persistono sul fiume Tevere e il suo affluente Aniene e per questi motivi i progetti di Acea e comune di Roma di potabilizzare l’acqua del fiume Tevere sono folli”.

Il progetto di potabilizzazione

L’acqua del Tevere, secondo Arpa Lazio, ha una classificazione della qualità al livello più basso pari ad A3, eppure il Comune e Ama hanno avviato un progetto per renderla potabile.  Un primo potabilizzatore dell’acqua del fiume Tevere a Grottarossa è stato realizzato alla fine del 2018 per 350.000 romani e un secondo è in fase di progettazione, 5 volte più grande, in grado di fornire acqua per 1.750.000 di cittadini e cittadine, per un totale di 2.100.000 abitanti. “Perché le risorse impiegate per costruire i potabilizzatori dell’acqua del Tevere non sono stati utilizzati per rifare una rete idrica colabrodo che perde a Roma oltre il 40% di acqua potabile e le cui perdite potrebbero dare da bere ad un’altra città?” – si chiede Bonelli – Questa scelta è folle”.