A rompere il silenzio sulla possibile presenza dei Pfas nei piatti compostabili italiani, testimoniata dalla nostra inchiesta di copertina di questo mese, è la Novamont. E si tratta di una voce importante, prima di tutto perché è la società leader mondiale nella produzione di bioplastiche (sua quella Mater-bi), poi perché finalmente si inizia a fare differenze in un settore, quello del compostabile, da troppi percepito come tutto uguale.
E invece tutto uguale non deve essere se si vanno a vedere le enormi differenze di prezzo tra prodotti frutto di ricerca, anche italiana, e competitor cinesi a bassissimo costo.
L’azienda fa diretto riferimento al nostro test: “Recentemente la pubblicazione Il Salvagente ha riportato i risultati di uno studio che ha evidenziato la presenza di alte concentrazioni di fluoro in piatti monouso compostabili”.
Prosegue la nota di Novamont: “Gli autori dello studio riconducono la presenza di quantità così alte di fluoro all’uso di PFAS, sostanze sospettate di avere effetti altamente negativi sulla salute e sull’ambiente. I PFAS sono generalmente usati per conferire proprietà oleorepellenti e idrorepellenti a materiali di natura fibrosa e igroscopica e renderli adatti a contenere liquidi, come nel caso di stoviglie e bicchieri. Va precisato che diverse possono essere le sostanze che contribuiscono al contenuto di fluoro in un manufatto, tra cui anche alcune cariche minerali inerti (talco); in altre parole il contenuto di fluoro non è automaticamente imputabile alla presenza di PFAS”.
La possibile presenza, però, è presa molto sul serio dall’azienda che dichiara: “i PFAS non sono utilizzati né nel Mater-Bi né nei manufatti prodotti a partire dal Mater-Bi”.
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E spiega: “Il Mater-Bi, pur essendo totalmente compostabile, è naturalmente resistente ai liquidi e non necessita di trattamenti chimici per essere utilizzato in stoviglie o altre applicazioni simili. In ogni caso la Novamont non utilizza sostanze pericolose quali ammine aromatiche, plastificanti della famiglia degli ftalati, sostanze classificate come pericolose per l’ambiente, sostanze classificate come PBT o vPvB (Persistenti Bioaccumulabili, Tossiche e Molto Persistenti e Molto Bioaccumulabili) e i PFAS”.
Ovviamente il Salvagente prende atto con estremo sollievo delle assicurazioni di Novamont e si augura che anche grazie a queste differenze tra i diversi materiali compostabili presenti sul mercato, anche in Italia si fissi un limite massimo di presenza di fluoro per certificare come compostabile una stoviglia. L’esempio statunitense dice che è possibile, così come conferma anche la presa di posizione di Novamont.
Ci piacerebbe sentire anche la posizione dei certificatori e delle autorità sanitarie che abbiamo più volte sollecitato. Finora senza esiti, ma non molliamo.