Il vino analcolico fino ad oggi è stato vietato nelle produzioni certificate. Nella nuova Politica agricola comune, però potrebbe esserne consentita la produzione anche per bottiglie Dop (Docg in Italia) e Igp. E per di più potrebbe anche essere allungato con l’acqua. Per questo i viticoltori italiani hanno espresso la loro preoccupazione. La nuova Pac in vigore da gennaio 2023 potrebbe infatti aprire vini parzialmente senza alcol, anche tra quelli a denominazione protetta.
La porta aperta all’aggiunta di acqua nel vino
Nel Comitato speciale agricoltura di aprile, che riunisce i ministeri degli Stati membri, è stato portato l’accordo raggiunto Commissione, Parlamento e Consiglio del 26 marzo scorso che apre alla pratica contestata. Così è partito il confronto tra Consiglio e Parlamento europeo. Il prossimo incontro tra i negoziatori è fissato il 25 maggio. A denunciare l’aggiunta nella parte di testo sulla “dealcolazione” dei vini d’eccellenza, è stata la Coldiretti: nel testo è prevista l’aggiunta di acqua per ripristinare il volume iniziale di liquido che si perde con il processo per togliere l’alcol.
“Togliere l’alcol dal vino ed aggiungere acqua è l’ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico già sotto attacco con la proposta di introdurre etichette allarmistiche per scoraggiarne il consumo, previste nella Comunicazione sul ‘Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei'” scrive Coldiretti in una nota, “In questo modo viene permesso ancora di chiamare vino, un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Un inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino”.
Una mossa per allargare il mercato arabo
Contrario anche l’eurodeputato Pd Paolo De Castro, che al Corriere della Sera ha dichiarato: “Il vino senza alcol non può essere chiamato vino. Il Parlamento Ue ha aperto alla dealcolazione per i vini da tavola ma non era a favore per i Dop e Igp”. Secondo De Castro la decisione è legata alla volontà di ampliare la presenza nel mercato dei paesi arabi. Va detto che i singoli consorzi sarebbero liberi di imporre disciplinari più rigidi. Ma una volta che i vini certificati analcolici e allungati saranno legati in tutta Europa, sarà difficile per la singola denominazione non adeguarsi rischiando di rimanere indietro rispetto ai propri competitors. Su twitter, Paolo Morbidoni, Presidente Federazione Italiana Strade Vino, Olio e Sapori, scrive: “L’acqua che serve nel vino ce la mette già madre natura. Per limitare gli effetti negativi del bere serve l’educazione, non l’edulcorazione”.