Animal Equality: “Gruppo Gros, è ora di dire basta alle uova da galline in gabbia”

gros

Sono più di 39 milioni le galline allevate nel nostro paese per soddisfare la richiesta di uova da parte di aziende come Gruppo Gros, e di queste “più del 40% è costretta a una vita di sofferenze rinchiusa tra le sbarre di una gabbia”. A dirlo è l’associazione Animal Equality, che ricorda come numerose aziende italiane hanno deciso di dire basta alla gabbie per le galline ovaiole, ma un grande gruppo della grande distribuzione come Gruppo Gros – che conta 12 insegne (Ipertriscount, Ipercarni, Pewex Supermercati, Dem Supermercati, Sacoph, Pim Supermercati, Cts Supermercati, M.A. Supermercati, Il Castoro, Top Supermercati, Supermercati Effepiù, Idromarket) e oltre 150 punti vendita a Roma e provincia –  “non ha ancora preso le distanze da questo tipo di allevamento crudele ed obsoleto, ormai rifiutato dalla maggioranza dei consumatori.”

Chi ha già cambiato politica

Nonostante i numerosi tentativi da parte di Animal Equality per aprire un dialogo con Gruppo Gros, spiega l’associazione con un comunicato, “i vertici dell’azienda si sono dimostrati disinteressati al tema del benessere animale, al punto che – in occasione della campagna – il loro claim “Maestri del Fresco” è stato ribattezzato “Maestri del Silenzio””.  Grandi realtà della Gdo come Carrefour, PAM Panorama, Coop ed Bennet hanno già preso posizione contro gli allevamenti in gabbia, mentre diretti concorrenti come MD hanno pubblicato da poco una dichiarazione sul proprio sito proprio circa i sistemi in gabbia e i sistemi combinati (una modalità di allevamento del tutto paragonabile alle gabbie per il benessere animale, nonostante sia classificato come Codice 2).

Centinaia di migliaia di animali per cui fare la differenza

Secondo Ae una singola decisione del CdA di Gruppo Gros possa fare la differenza per diverse centinaia di migliaia di animali – 145.000 all’anno solo nel caso di Gros – e dare voce alle richieste dei milioni di consumatori italiani che sono sensibili alle condizioni di vita degli animali negli allevamenti e che chiedono trasparenza da parte delle aziende. “Crediamo che il disinteresse mostrato da Gruppo Gros per un tema fondamentale come quello della sofferenza estrema delle galline ovaiole allevate in gabbia costituisca una grave negligenza, nonché una deludente mancanza di trasparenza nei confronti dei consumatori” dichiara Ombretta Alessandrini, del team campagne di Animal Equality Italia.

La campagna di pressione

Per tutti questi motivi, Animal Equality ha deciso di iniziare una campagna per informare i consumatori circa la mancanza di trasparenza dell’azienda e il mancato interesse dimostrato nei confronti degli animali coinvolti nella loro filiera. La campagna include una petizione lanciata sul sito di Animal Equality all’indirizzo  animalequality.it/agisci/gros, proteste in strada e azioni online come invio di email alla direzione, tweetstorm e l’uso massiccio dei social media. “Animal Equality chiede a Gruppo Gros di dimostrare sensibilità e attenzione, pubblicando il prima possibile il proprio impegno a non utilizzare uova provenienti da galline allevate in gabbia entro una data precisa” conclude Alessandrini.

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