La buona notizia è che l’Italia è uno dei paesi migliori dal punto di vista alimentare, la cattiva è che ci sono ancora alcuni passaggi in cui il nostro paese potrebbe fare molto meglio. A dirlo il Global Food Security Index, sviluppato dall’Economist Intelligence Unit, evidenzia e confronta i fattori che influenzano la sicurezza alimentare in più di cento paesi in tutto il mondo.
I dati sull’Italia
L’Italia si piazza al 15esimo posto della classifica, dunque non male, e tra i paesi dell’Ue viene soltanto dopo Germania, Olanda, Irlanda, Finlandia, Svezia e Repubblica Ceca. A trainare il risultato complessivo del nostro paese è la “convenienza” del cibo, categoria che racchiude l’accessibilità al cibo e la percentuale di popolazione al di sotto della soglia di povertà (settimi al mondo in questa sottoclassifica), mentre nella categoria qualità e sicurezza scendiamo al ventesimo posto. Dove scivoliamo decisamente in basso è la sezione “Risorse naturali e resilienza”. Qui a segnare un dato in rosso è l’inaridimento delle falde acquifere, e i mari, laghi e fiumi, fortemente esposti a eventi meteorologici avversi come siccità e alluvioni, e alla perdita di biodiversità a causa dell’inquinamento.
Gli squilibri tra le regioni europee
In generale, i paesi europei si sono comportati in modo diverso mostrando una discrepanza interna all’interno del blocco che pone l’Europa dietro il Nord America nella classifica delle regioni. Come riporta Euractiv, La top 20 dell’indice comprende undici paesi dell’Ue, con persino Finlandia, Irlanda e Paesi Bassi sul podio. Nonostante queste posizioni di rango più alto per i singoli paesi, l’Europa è solo il secondo miglior ambiente di sicurezza alimentare se considerata come una regione, essendo superata dal Nord America nell’indice di quest’anno. “Questo perché c’è una discrepanza interna nel blocco”, ha detto a Euractiv Pratima Singh, responsabile del progetto per l’indice dell’Economist Intelligence Unit. Il ricercatore ha spiegato che il livello di sicurezza alimentare nell’UE non è uniforme poiché le prestazioni sia dei paesi mediterranei che dell’Europa centrale e orientale sono significativamente inferiori rispetto all’Europa occidentale e settentrionale. Bulgaria, Slovacchia e Ungheria sono i paesi con il punteggio più basso nell’UE, ottenendo rispettivamente il 44 °, 40 ° e 36 ° posto nella classifica della sicurezza alimentare a livello mondiale. E pensare che il Commissario per l’ambiente Virginijus Sinkevičius ha recentemente affermato che la sicurezza alimentare non è più una delle principali preoccupazioni dell’UE, al contrario dello spreco alimentare, il consumo eccessivo, l’obesità e il suo impatto ambientale complessivo. L’Unione europea rimane il leader mondiale nella diversità alimentare e nella disponibilità di nutrienti. In particolare, i paesi europei hanno garantito l’accesso a micronutrienti chiave tra cui vitamina A, ferro e zinco nelle loro diete nazionali nel periodo 2012-2020. Sebbene gli standard di sicurezza alimentare rimangano elevati in tutta la regione, sono necessari maggiori investimenti in infrastrutture in paesi come la Romania, che richiede l’estensione delle reti idriche su tutto il territorio nazionale.
Il peso del cambiamento climatico
E poi c’è da calcolare il peso del cambiamento climatico. Nel 2018, la produzione di cereali e ortaggi in Danimarca e Svezia è stata dimezzata a causa della siccità, portando al peggior raccolto in circa 50 anni, come ricorda Euractiv. Il cambiamento climatico sta rendendo la produzione agricola in Europa più volatile che in altre parti del mondo, fungendo da barriera per la previsione e la pianificazione di un approvvigionamento alimentare coerente, continua il rapporto. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, il cambiamento climatico potrebbe capovolgere l’intera industria agroalimentare dell’Ue, poiché si prevede che la produttività delle colture nei paesi del Mediterraneo diminuirà mentre le regioni settentrionali e occidentali potrebbero sperimentare condizioni più adatte per l’intensificazione dell’agricoltura.