Elenchi telefonici addebitati in bolletta, l’interrogazione in Senato del M5s: “Il Mise metta fine a questa pratica scorretta”

La consegna delle pagine bianche a pagamento è, giustamente, un vecchio cavallo di battaglia delle associazioni dei consumatori, e un argomento che fa molto arrabbiare tanti nostri lettori. Il pagamento in bolletta di uno strumento obsoleto, inutilizzato e spesso neanche ricevuto, è anche al centro di un’interrogazione al ministro dello sviluppo economico, presentata il 17 febbraio da un gruppo di senatori cinque stelle, con primo firmatario Elio Lannutti.

Desueto e contro l’ambiente

“In queste settimane – dichiarano gli autori dell’interrogazione – i clienti dei gestori telefonici delle linee fisse stanno ricevendo in bolletta, sotto forma di voce singola o accorpata ad altri servizi a pagamento, l’addebito per la consegna delle Pagine bianche, ovvero gli elenchi telefonici stampati e distribuiti da Italiaonline, ex Seat Pagine gialle”. Il compenso per tale servizio inserito in bolletta (si tratta di tariffe non regolamentate) varia da 1,80 a 3,90 euro compresa Iva (in casi particolari arriva anche 5 euro), un giro d’affari per le società di telecomunicazioni che oscilla tra i 30 e i 40 milioni di euro, “per un servizio peraltro di dubbia utilità, visto che oggi si possono reperire le informazioni di contatto dei soggetti presenti negli elenchi telefonici consultando agevolmente internet (Pagine bianche ha infatti un proprio sito, accessibile da qualsiasi dispositivo in modo del tutto gratuito) o chiamando i numeri speciali a questo dedicati (a pagamento)” spiega Lannutti. La consegna dell’elenco telefonico negli oltre 8mila comuni in Italia avviene solitamente “a terra”, cioè negli androni di condomini e uffici, e in alcuni casi sui marciapiedi. L’interrogazione continua: “Una consegna del tutto ‘anomala’ per chi avrebbe diritto a un recapito personale per il quale paga annualmente un costo in bolletta; gli elenchi telefonici incustoditi, se non ritirati dagli utenti, rimangono tali sino al successivo recupero, trasformandosi in tonnellate di carta destinata al macero, causando non solo uno spreco di denaro a carico del contribuente, ma anche un danno ambientale per via dell’uso ‘inutile’ della carta”.

Non è più un servizio di pubblica utilità

I firmatari dell’interrogazione arrivano al punto: “Considerato che fino al 2012 la spedizione degli elenchi rientrava nei servizi universali di “pubblica utilità”, come le comunicazioni postali o la fornitura di energia elettrica. In seguito, con il decreto legislativo n. 70 del 2012, la spedizione è stata esclusa dagli obblighi e, nonostante questo, gli elenchi telefonici hanno continuato a essere recapitati in tutte le case degli italiani, anche in quelle degli utenti che non ne hanno fatto esplicita richiesta; a marzo 2015 la questione è arrivata sul tavolo dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), che ha aperto 3 procedimenti nei confronti di Vodafone, Wind e Telecom per ‘l’omissione informativa sulla possibilità di rinunciare alla fornitura degli elenchi e quindi all’addebito in bolletta dell’importo relativo'” e che – continua l’interrogazione – “dal 2016 ai nuovi clienti non viene più addebitato questo costo, per tutti gli altri invece l’addebito automatico resta.

Quanto costa ai clienti Tim

I clienti di Tim, ad esempio, sono così costretti a pagare 3,9 euro all’anno (per i clienti business si arriva a 5 euro)”, si chiede se il Ministro ritenga di doversi adoperare per evitare in futuro “l’iniquo addebito in bolletta, in palese violazione del codice del consumo, laddove il servizio non sia esplicitamente richiesto”. E se ritenga che “la consegna degli elenchi rappresenti un giro d’affari “improprio” per le società di telecomunicazioni dovuto all’esborso da parte dei clienti per un servizio non richiesto, e un grande spreco di carta, e dunque un danno ambientale, in quanto questi elenchi troppo spesso finiscono al macero”.

“Violazione del codice del consumo”

Solo Tim, infatti, ha 10,450 milioni di linee fisse, e grazie agli elenchi telefonici fa un introito enorme.  È vero che la compagnia assicura che “è possibile rinunciare gratuitamente in qualsiasi momento al servizio di consegna degli elenchi telefonici, contattando telefonicamente il Servizio Clienti linea fissa 187 o inviando una comunicazione scritta all’indirizzo Telecom Italia indicato sulla Fattura o al numero verde fax 800000187 del Servizio Clienti”, ma Lannutti fa notare questa strategia che prevede l’attivazione del cliente per non avere un addebito del servizio che non ha mai richiesto, è “una strategia vietata dal codice del consumo, di cui al decreto legislativo n. 206 del 2005″.

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