Aspartame e danni al fegato: un nuovo studio conferma i pericoli del dolcificante

ASPARTAME

Sull’aspartame, l’edulcorante artificiale utilizzato negli alimenti e nelle bevande di tutto il mondo per prevenire l’aumento dell’obesità e del diabete mellito, da anni esistono forti sospetti di pericolosità. A lanciare per primo l’allarme, più di 10 anni fa, era stato l’Istituto Ramazzini di Bologna, con uno studio che dimostrava  un aumento significativo di tumori, leucemie e linfomi non Hodgkin nei topi e nei ratti alimentati ad aspartame. Anche con dosi ammesse come quantità giornaliera.

Studi che non hanno mai smosso la granitica certezza dell’Efsa, l’Authority alimentare europea, che ha continuato a ripetere che il consumo di questo edulcorante è sicuro.

Chissà che tanta sicurezza venga finalmente rimessa in discussione da un nuovo studio, questa volta realizzato da scienziati spagnoli e brasiliani e pubblicato su Biology, che ha mostrato come l’assunzione di aspartame generi lesioni epatiche e fibrosi nele cavie. Non solo, gli scienziati hanno osservato come il dolcificante abbia anche diminuito l’attività degli enzimi antiossidanti e aumentato i livelli di perossidazione lipidica, quindi, probabilmente, innescando infiammazione e morte cellulare attraverso l’induzione della proteina 53 (p53). Scrivono i ricercatori: “Questo studio fornisce nuove informazioni per comprendere i meccanismi correlati agli effetti avversi legati all’aspartame, dimostrando che chi lo assume dovrebbe essere informato”.

L’Efsa e l’assoluzione sospetta dell’aspartame

L’Autorità alimentare europea, negli anni, ha sempre respinto le prove della pericolosità di questo edulcorante. Finendo però al centro di polemiche. Secondo gli accademici britannici dell’Università del Sussex, la sicurezza dell’aspartame per il consumo umano non è mai stata “adeguatamente dimostrata“. E quasi due anni fa gli scienziati avevano puntato il dito contro l’Efsa che nel 2013 ribadì che l’edulcorante era ritenuto sicuro per i consumatori, nonostante ci fossero evidenze che dimostravano la relazione tra consumo di aspartame e insorgenza del cancro, come documentò uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna.

In uno studio la professoressa Erik Millstone e la dottoressa Elisabeth Dawson avevano segnalato “gravi difetti” nella valutazione della sicurezza del dolcificante artificiale effettauta dall’Efsa nel 2013. Secondo la loro indagine, il gruppo Efsa ha valutato l’84% degli studi che non forniscono prove del danno come non problematici e affidabili, “scartandone” altri 73 giudicati non affidabili, dove si metteva in evidenza la pericolosità del dolcificante. I ricercatori hanno aggiunto che molti di quei 73 studi in cui si poneva in discussione la sicurezza dell’aspartame erano “molto più affidabili” della “maggior parte” degli studi che non fornivano indicazioni di rischio.

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Per questo motivo i ricercatori concludono che “l’autorizzazione a vendere o utilizzare l’aspartame dovrebbe essere sospesa in tutta la Ue in attesa di un completo riesame di tutte le prove da parte di un’Efsa riconvocata che sia in grado di soddisfare i critici e il pubblico che operano in modo pienamente trasparente e responsabile applicando un approccio equo e coerente alla valutazione e al processo decisionale”. I ricercatori britannici non escludono che nella decisione del 2013 influirono pressioni esterne e conflitti di interessi.

L’Efsa aveva respinto ogni tipo di accusa precisando, come riportato da Foodnavigator, che: “L’opinione dell’Efsa rappresenta una delle più complete valutazioni del rischio di aspartame mai intraprese. Dopo aver esaminato tutti i dati scientifici disponibili e le informazioni sul consumo, l’Efsa ha concluso che l’aspartame ei suoi prodotti di degradazione sono sicuri per il consumo umano agli attuali livelli di esposizione”. E ha aggiunto: “La decisione di sospendere o meno l’aspartame era a discrezione della Commissione europea“.