I capi d’accusa
I provvedimenti sono stati emessi dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto procuratore Vincenzo Amico, titolari dell’indagine, che ha disposto anche le perquisizioni e i sequestri in tutta Italia per bloccare le partire di vino contraffatto distribuiti da 5 responsabili dell’attività illecita. Si tratta delle imprese vinicole San Domenico Vini srl, Soc. Coop. Cantina sociale terre del sud, cantina Primeluci e Lariana Wine tradiing srl che in base alle indagini sono riconducibili a L.C.O, 56 anni, accusato di reati
fiscali, con particolare riguardo all’emissione e all’utilizzo di false fatturazioni, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, associazione per delinquere, anche di tipo mafioso, e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale. Le accuse per le aziende sono contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, di frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine.
Come avveniva la truffa
Le partite di zucchero di barbabietola e di canna – acquistate in nero da aziende con sede in Campania, arrivavano presso un vero e proprio laboratorio clandestino, gestito da un partinicese,G.G.66 anni accusato di estorsione, truffa, violenza privata, reati contro l’economia, ricettazione, falso. Qui avveniva la miscelazione con acqua, ottenendo così un composto per la preparazione di falsi vini e mosti. Dopo la miscelazione, il prodotto liquido ottenuto era destinato a uno stabilimento enologico di Partinico, ove hanno sede le imprese vinicole coinvolte nell’attività illecita, che poi vendeva i vini e mosti contraffatti e sofisticati ai vari clienti. È stato possibile accertare che, tra il 2018 e il 2020, sono stati venduti dalle 4 imprese vitivinicole coinvolte oltre 90 mila ettolitri di prodotto vinoso a cantine vitivinicole e acetifici dislocati su tutto il territorio nazionale, risultati estranei alla frode agro-alimentare.
La ministra alle politiche agricole Teresa Bellanova, ha così commentato: “Una operazione importante, capillare, che ha fatto emergere un vero e proprio sistema economico e produttivo basato sulla contraffazione, sulla frode, sulla concorrenza sleale a danno delle nostre indicazioni geografiche, delle imprese sane, dei consumatori”. !Ancora una volta – aggiunge Bellanova – si conferma la qualità del nostro sistema di contrasto alle frodi alimentari e alla contraffazione, rafforzato proprio recentemente dal Protocollo d’Intesa stipulato nel luglio scorso tra Comando generale della Guardia di finanza e il nostro Ispettorato. Un protocollo virtuoso, che sottolinea e implementa le proficue sinergie già in atto sui territori, valorizzando e ottimizzando l’azione a tutela della filiera agroalimentare contro ogni forma di concorrenza sleale”.