Nuovi Ogm, l’Efsa minimizza i rischi. Greenpeace: “Preludio a paletti larghi”

Nessun bisogno di aggiornare le linee guida Ue per la valutazione del rischio per le nuove tecniche di ingegneria genetica applicate alle piante, i cosiddetti nuovi Ogm. Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, infatti, le tecniche di gene editing non sono più pericolose della selezione vegetale tradizionale e delle tecniche transgeniche (Ogm). L’Efsa ha esaminato l’idoneità dei protocolli Ue di valutazione del rischio rispetto a tre nuove tecniche emergenti, concludendo che gli orientamenti esistenti sono applicabili per la valutazione delle tecniche in questione: la nucleasi sito-specifica di tipo 1 (SDN-1), la nucleasi sito-specifica di tipo 2 (SDN-2) e la mutagenesi diretta da oligonucleotide (ODM).  Queste tecniche modificano una sezione specifica del genoma senza introdurvi nuovo Dna. Al gene editing il Salvagente ha dedicato un servizio nel numero di dicembre in edicola dal 26 novembre.

Come funziona l’editing del genoma

Come spiega la stessa Efsa, “L’editing del genoma modifica il Dna di animali, piante e microrganismi in maniera molto precisa. La tecnica trova un’ampia gamma di applicazioni, dalle nuove terapie contro il cancro e le malattie ereditarie sino all’aumento della massa muscolare negli animali d’allevamento. Può anche essere utilizzata per produrre piante con caratteristiche desiderate quali la resistenza alle malattie, la tolleranza alla siccità o un miglior profilo nutrizionale. Tuttavia esistono preoccupazioni di tipo sociale secondo cui la correzione del genoma potrebbe avere effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente”.

Greenpeace: “Non è vero che il rischio sia minore”

E proprio da queste preoccupazioni parte Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace Italia, secondo cui il parere dell’Efsa “dice una cosa molto pericolosa. Sulla parte delle conseguenze “off target”, non volute, sostiene che il rischio è minore del numero delle mutazioni che si osservano nelle pratiche convenzionali o negli Ogm classici. Questa frase non è veritiera. le conseguenze “off target” sono sottovalutate in maniera assurda”.

Gli effetti fuori target

I primi esperimenti con l’editing genomico risalgono al 1996. Dunque, il lasso di tempo è abbastanza ampio perché la scienza possa provare a tirare le somme su possibili problemi legati a questa tecnologia. Lo ha fatto per esempio uno studio dell’Istituto federale tedesco di Biosicurezza delle biotecnologie vegetali, pubblicato nel 2019, che ha passato in rassegna 1.328 studi o applicazioni dell’editing genomico negli oltre vent’anni di esperimenti. La maggior parte degli studi è stata condotta in Cina seguita dagli Stati Uniti. L’editing del genoma era già applicato in 68 piante diverse. Sebbene la maggior parte degli studi fosse ricerca di base, sono state identificate 99 diverse applicazioni orientate al mercato in 28 colture diverse che hanno portato a piante con caratteristiche di maggiore crescita o resa, tolleranza agli erbicidi o vantaggi industriali. Solo 252 studi hanno esplorato gli effetti fuori bersaglio. Con questo termine (off-target in inglese), vengono indicate gli effetti provocati in pezzi di Dna non al centro dell’azione di editing. In circa il 3% dei casi, effettivamente, sono state rilevate mutazioni indesiderate. Solo pochi studi hanno condotto analisi fuori bersaglio utilizzando metodi di rilevamento imparziali. Oltre a quanto rilevato, diversi studi mostrano casi di effetti indesiderati anche nel pezzo di Dna volutamente modificato. Insomma, quanto basta per condividere la posizione cauta dell’Europa, che al momento fa prevalere il principio di precauzione sull’utilizzo di queste nuove tecnologie di editing su piante e animali.

Il rischio che il parere apra la porta ad allentamenti

“Già si sa pochissimo – spiega Ferrario – ma di quel poco che si sa questi effetti già ci sono. Ma l’Efsa non li considera come un aspetto molto importante quali invece sono”. Tornando sul parere appena pubblicato dall’Efsa, la responsabile campagna Ogm di Greenpeace teme che “scrivere una cosa del genere potrebbe aprire la strada a una valutazione meno approfondita di questi prodotti. Potrebbe essere un segnale che saranno soggetti a norme più leggere, come di solito accade dopo considerazioni di questo tipo”. Anche Damiano Di Simine, del comitato scientifico di Legambiente, commenta: “Le nuove tecniche di editing genetico non hanno prodotto evidenze che possano spingere ad alleggerire il principio di precauzione valido per gli Ogm, anche perché qualche problema è venuto fuori negli studi a riguardo”.

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La parola alla Commissione UE

Ora il parere dell’Efsa farà da base per lo studio sulle nuove tecniche genomiche in corso presso la Commissione Ue, che dovrebbe arrivare entro fine 2021.  All’inizio di questo mese, invece, l’Efsa aveva pubblicato un parere scientifico sugli insetti geneticamente modificati mediante una tecnica strettamente affine, la forzatura genetica mirata o “gene drive”.