I 2 milioni di Philip Morris a Casaleggio e le leggi “gentili” dell’Italia sul tabacco riscaldato

TABACCO IQOS

La notizia tirata fuori da Report di un finanziamento di 4mila euro al candidato cinquestelle Dino Giarrusso da parte di una lobbista della British American Tobacco, è poca roba a confronto. Un’inchiesta di Aldo Torchiaro sul Riformista racconta come l’altro grande colosso del settore, Philip Morris abbia donato alla Casaleggio associati, che gestisce la piattaforma Rosseau del M5s, oltre 2 milioni di euro in consulenze. E, senza voler fare connessioni in assenza di prove, possiamo limitarci solo a dire che – coincidenza o meno – l’Italia in questi anni ha brillato per una tassazione sul tabacco riscaldato (la tecnologia usata dalla iQos della Philip Morris) molto blanda, senza paragoni nel resto del mondo, dove la fiscalità è equiparata a quella delle sigarette tradizionali.

I soldi alla Casaleggio

Scrive Torchiaro: “Casaleggio Associati srl – che ha manifestamente operato fino a oggi come società di servizi per il Movimento Cinque Stelle – ha incassato da Philip Morris Italia la maxi somma di 1.950.166 euro e 74 centesimi, al netto dell’Iva. Quasi due milioni di euro tondi, che con l’Iva arrivano a 2.379.203 euro. Una cifra impressionante, riferita ad un periodo di fatturazione, da noi analizzato, compreso tra il settembre 2017 e lo scorso mese di ottobre 2020”. Secondo il Riformista, “Il rapporto di consulenza tra il gigante mondiale dell’industria del tabacco e la Casaleggio Associati riveste carattere di continuità: le fatture non sono relative ad un evento specifico ma regolarmente cadenzate nel tempo”. Quelle che il giornale dice di aver verificato riguarda 49 pagamenti, molti dei quali da 50mila euro tondi, alcuni minori ed altri, in particolare la fattura di fine anno, staccata a fine novembre, di 140.000 euro. La media dei bonifici partiti da Philip Morris e ricevuti dalla società di Davide Casaleggio è stata nel tempo di 40.000 euro al mese nel periodo esaminato. Rispetto all’arco di tempo tra il 2017 e il febbraio 2018 si nota un incremento nelle cifre versate a partire dal marzo 2018, quando il Movimento Cinque Stelle va al governo con la Lega.

La differenza con le sigarette tradizionali

Di sicuro è difficile pensare che Philip Morris investa milioni in maniera disinteressata. E in effetti, proprio i prodotti basati sul tabacco riscaldato, tra cui iQos, hanno potuto beneficiare di una tassazione agevolata rispetto a quella destinata alle sigarette tradizionali. Sul tabacco riscaldato infatti, “è stata applicata, in via fiduciaria, dando per buona l’asserita minore nocività sulla salute, una riduzione importante sull’applicazione dell’accise” scrive Torchiaro. Nel 2014, la riduzione è del 50%. Quando il Movimento Cinque Stelle vince le elezioni del 4 marzo 2018 e dà vita al primo governo Conte, lo sconto sulle accise si riduce di un ulteriore 25%, diventando così del 75%.

La manina sulla Manovra

Per un pacchetto da 5 euro spesi in sigarette tradizionali, solo all’incirca 50 centesimi vanno in tasca al produttore, il resto va via in tasse e agio del tabaccaio. Sui 4,50 euro di costo medio delle ricariche di una iQos, invece, Philip Morris ricava ben 2,50 euro. E del resto, come ha riportato anche Agricola.eu, nel caso del tabacco tradizionale ha un margine di guadagno dell’11-13%, il secondo del 55-60%. A fine ottobre, aveva provato a introdurre un correttivo anche il direttore dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, con una regolamentazione più vicina a quella delle sigarette, bollino dei Monopoli incluso. La modifica era pronta ad entrare nella nuova legge di Bilancio, ma all’ultimo, è saltata l’introduzione di una accisa del 25% sul prezzo di vendita per sigarette elettroniche, prodotti come iQos, e altri derivati del tabacco, che sarebbe dovuta scattare a partire dal 1 gennaio 2021. Non è chiaro chi abbia premuto per togliere questa misura dal pacchetto, ma è evidente chi ne abbia beneficiato. Del resto, l’Italia insieme al Giappone, è uno dei pochi mercati in cui l’iQos ha attecchito rispetto alle normali e-cig: nel nostro paese vale il 9% di tutto il mercato dei prodotti a base di tabacco. Già lo scorso luglio con una mossa a sorpresa, il governo aveva chiesto di ritirare un emendamento che avrebbe aumentato la tassazione in favore delle sigarette a tabacco riscaldato, come ricostruito in un retroscena di Politico.eu.