Cibo 100% naturale? L’inganno è servito

100% NATURALE

“100% naturali”, “realizzati con ingredienti naturali al 100%”: quante volte ci sarà capitato di imbatterci in claim di questo tipo facendo la spesa al supermercato. E quante ci siamo chiesti il valore di quelle affermazioni? Safe Food Advocacy Europe (SAFE) ha analizzato la composizione di centinaia di prodotti disponibili sul mercato scoprendo che in molte occasioni il termine “naturale” è strillato in etichetta anche quando nella lista degli ingredienti compaiono sostanze chimiche e sintetiche che tutto sono tranne che “naturali”.

Gli esempi

Qualche esempio lo trovate nelle immagini che seguono (ingredient of concern sta per ingredienti preoccupanti).

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Come è possibile questa confusione?

L’Unione europea non fornisce una definizione di ciò che può essere considerato “naturale”, consentendo così ai produttori di alimenti di abusare del termine e rivendicando caratteristiche dei prodotti che non sempre corrispondono alle aspettative dei consumatori.
Non è contro la legislazione alimentare dell’Ue. L’unico riferimento al termine “naturale” nella legislazione dell’Ue può essere trovato nell’allegato del Regolamento sui claim salutistici, che non richiede che i produttori di alimenti soddisfino alcuna condizione chiara per utilizzare tale termine. Di conseguenza, i consumatori fanno affidamento sull’imballaggio e sull’etichettatura degli alimenti per cogliere le informazioni sui prodotti, finendo per fare le loro scelte sulla base di presupposti errati.

WeValueTrueNatural

La campagna “WeValueTrueNatural” lanciata da Safe (clicca qui per aderire) ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul valore del cibo naturale reale per garantire che i consumatori non siano fuorviati da affermazioni alimentari ambigue. Nel quadro attuale, i prodotti naturali non possono essere adeguatamente distinti da quelli di origine sintetica e quei prodotti composti da sostanze di origine naturale possono ancora presentare sostanze artificiali create da processi chimici.

L’Unione europea ha una grande opportunità: è ovvio che il termine “naturale” appare sempre più appetibile per i consumatori e tende ad essere istintivamente associato a caratteristiche positive, quali salubrità, assenza di sostanze chimiche, biodegradabile, non trasformato o OGM free. Questi standard dovrebbero però essere garantiti da un sistema  di etichettatura equo, in grado di valorizzare il vero cibo naturale e di essere affidabile per i consumatori.

Qualcuno, come l’università spagnola di Murcia, un anno fa aveva addirittura elaborato un indice di naturalità alimentare in base a quattro criteri principali per misurare la naturalezza di un cibo (il tipo di pratica agricola, il numero di additivi, gli ingredienti non necessari e e quelli trasformati).