La fake news possono essere di vario tipo, alcune sono grossolane, altre basandosi su informazioni stratificate nel tempo, traggono più facilmente in inganno. In una di queste ci siamo cascati pure noi, pubblicando di recente una notizia dal titolo “Agnello sardo Igp, allevato in Grecia e macellato in Olanda. Com’è possibile?” in cui a partire da una foto che circolava in rete di un’etichetta del prodotto acquistata in un punto vendita Carrefour, spiegavamo come fosse perfettamente legale che un agnello che ha fatto il giro di mezza Europa, si potesse fregiare dell’etichetta di Indicazione geografica protetta.
Il consorzio: “La bufala nata da un errore umano”
La notizia ha scatenato molta indignazione nei lettori, ma fortunatamente anche l’attenzione di Alessandro Mazzette, direttore del Consorzio per la tutela dell’Igp Agnello di Sardegna che spiega al Salvagente l’origine della bufala: “La prima volta che l’etichetta è cominciata a girare, lo scorso aprile, il tutto è partito da un errore umano di un addetto a Milano. Le bilance funzionano col doppio codice, uno identifica il prodotto e l’altro l’origine. Nell’etichetta è rimasta l’origine di un agnello greco precedente. L’agnello è stato invece identificato, sono state anche mandate le bolle di consegna, ricostruita l’intera tracciabilità , e si trattava effettivamente di un agnello Igp di Sardegna, acquistato da noi da un macello del sassarese”. Subito dopo, durante i primi giorni dell’estate, è comparsa la stessa etichetta modificata al computer, la Grecia è diventata Olanda nella parte della macellazione, ed è stata eliminata ad arte la data di etichettatura del prodotto in modo che potesse tranquillamente passare come un’etichetta nuova. Questa è la versione pubblicata dal Salvagente, che ha erroneamente creduto fosse tutto legale in base alla consuetudine dei disciplinari Igp, che non prevedono l’obbligo per il produttore di reperire la materia prima nel luogo pubblicizzato in etichetta.
Un Igp con disciplinare da Dop
A trarci in confusione, il fatto che l’agnello sardo Igp, in questo senso, è una virtuosa eccezione: “L’Igp sardo – spiega lo stesso Mazzette – è un Igp anomalo rispetto agli altri. Noi abbiamo un disciplinare da Dop, perché l’agnello deve essere nato, allevato e macellato in Sardegna, e provenire da una pecora autoctona e da un ariete sardo anch’esso. Infatti, stiamo lavorando per passare al Dop, perché secondo me oggi sull’Igp il consumatore è iniziato ad essere disorientato, dalla storia della bresaola in poi”. Il direttore del consorzio sardo si riferisce a quanto più volte raccontato dal Salvagente: il disciplinare del famoso salume Igp della Valtellina, infatti, consente ai produttori di utilizzare – come largamente fanno – carne di zebù brasiliano. Sta di fatto che anche noi siamo cascati nella bufala pubblicando la notizia, e va detto che non ha aiutato il fatto che nonostante i vari tentativi di raggiungere l’ufficio stampa Carrefour per un chiarimento, via mail e al telefono, non abbiamo ottenuto risposta.
“Stiamo lavorando sui controlli basati sul Dna”
Per i consumatori, resta la garanzia di Alessandro Mazzette e del consorzio Agnello sardo Igp: “Stiamo anche lavorando sul tracciamento del Dna, proprio perché quando facciamo i controlli sulla Gdo, in tutta Italia, sarà quello che ci aiuterà a riconoscere eventuali contraffazioni anche nel banco frigo. E questo lo possiamo fare proprio perché abbiamo una genetica ben ricostruita”.
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