Le stampanti 3D? Riempiono l’aria di nanoparticelle volatili

STAMPANTI 3D

Utilizzate per creare un’ampia varietà di oggetti tridimensionali, le stampanti 3D stanno diventando sempre più popolari. Diversi i materiali che possono essere utilizzati per “costruire” gli oggetti: dalla plastica alle resine sintetiche passando per la ceramica o il metallo. Il materiale viene applicato strato per strato e, così facendo, costruisce l’oggetto stampato. Ma che dire dei rischi per la salute derivanti dalle particelle estremamente fini e dalle sostanze chimiche volatili che potrebbero essere rilasciate e inalate durante la stampa?

Per colmare le sostanziali lacune nelle nostre conoscenze, gli scienziati dell’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) hanno studiato quali particelle vengono rilasciate nell’ambiente e quali sono le loro proprietà scoprendo che ce ne sono diverse.  Ad esempio, gli esperti BfR sono stati in grado di rilevare, tra le altre sostanze, le particelle dell’acido polilattico plastico ampiamente utilizzate e dei cristalli di rame. La dimensione delle particelle era di 50 nanometri (acido polilattico) e da 120 a 150 nanometri (rame). Ciò significa che sono così piccoli da poter entrare negli alveoli, i rami più piccoli dei polmoni. Maggiore è la temperatura durante la “stampa”, più particelle sono state rilasciate.

Il passo successivo, è la valutazione del rischio per la salute. Tra l’altro, la sicurezza dei consumatori per quanto riguarda le stampanti 3D è stata anche al centro di un incontro di esperti (in parte tenuto online) che si è svolto al BfR il 28 agosto 2020.
In linea generale, gli esperti convengono sul fatto che durante la stampa vengono rilasciati componenti e particelle volatili. Il rilascio è influenzato dai materiali utilizzati (plastica, coloranti, additivi) e dalla temperatura di stampa. Ovviamente il settore è ancora in piena evoluzione e con esso devono essere valutati attentamente anche i possibili rischi.