Alla luce dell’ultimo Dpcm, le parole di Giuseppe Conte sulla “settimana di prova” concessa alle palestre per mettersi in regola con le disposizioni anti-covid, suonano quasi come una beffa. Quello che è sicuro è che le palestre chiudono almeno fino al 24 novembre, lasciando invece in un mare di incertezze chi aveva rinnovato l’abbonamento, o stava continuando a usufruire di quello già congelato a marzo e aprile, durante il primo lockdown.
Lo scenario possibile
Difficile al momento dare una risposta certa a chi si chiede se sarà possibile accedere a rimborsi o voucher per l’ennesimo mese perso. La ragione è dovuta al fatto che al momento il governo non ha fatto comunicazioni ufficiali né emesso atti normativi in merito. Se le misure per il nuovo lockdown fossero uguali a quelli inserite nel Dl rilancio (articolo 126), non ci sarebbero dubbi: il diritto al rimborso era garantito relativamente al numero di giorni non goduti a causa della quarantena. Il gestore aveva 30 giorni di tempo per restituire il corrispettivo economico o offrire un buono dello stesso valore utilizzabile nella stessa struttura “entro un anno dalla cessazione delle misure di sospensione dell’attività sportiva” (cosa che aveva fatto arrabbiare molti consumatori non intenzionati a tornare in palestra). Se invece il governo non si esprimesse con un atto chiaro, si aprirebbe la strada a una mole enorme di ricorsi contro le palestre.
Occhio alle clausole vessatorie
In ogni caso, nel caso avesse rinnovato l’abbonamento annuale di recente, accorgendosi solo ex post della presenza nel contratto di una clausola che esenta la palestra da qualsiasi rimborso legato a nuovi lockdown (come quello appena annunciato), sappia che il diritto sta dalla sua parte. Come raccontato recentemente dal Salvagente, siamo in presenza di una clausola vessatoria che può essere tranquillamente impugnata.