Riders, il trucco dei delivery per evitare il contratto collettivo nazionale

Sindacalmente si chiamano “accordi pirata”, e sono tutti quei contratti che di norma vengono siglati fra parte datoriale e sindacati poco o nulla rappresentativi soltanto per pagare meno i lavoratori e riconoscere loro minori diritti e tutele. E che sulla pelle dei riders delle piattaforme di consegna del cibo si sarebbe arrivati a questo punto, purtroppo, ne erano convinti in molti da quando nel giugno scorso scorso l’Ugl ha “abbracciato” l’Associazione Nazionale Autonoma dei Riders (Anar), il sindacato nato a fine 2019 e da sempre schierato su posizioni vicine a quelle dei colossi del food delivery per una contrattazione diretta che tagli fuori dal tavolo le sigle sindacali tradizionali.

Ugl Riders e Assodelivery “ballano” da sole

“Il classico sindacato giallo”, commenta qualcuno fra i rappresentanti dei riders. E così non tutti si sono sorpresi quando, nella tarda notte fra mercoledì e giovedì, la neonata Ugl Rider e Assodelivery (la Confindustria del cibo consegnato a domicilio che rappresenta Deliveroo, Just Eat, Glovo, Uber Eats e socialfood.it) hanno annunciato di aver sottoscritto il primo contratto di lavoro collettivo d’Europa dei riders.

Cosa prevede l’accordo

L’accordo, fra le altre cose, prevede un compenso minimo pari a 10 euro per ora lavorata (tempo per svolgere ogni consegna), indennità integrative per lavoro notturno, festività e maltempo, incentivo orario  all’apertura del servizio in una nuova città, premi al raggiungimento di soglie di consegna , dotazioni di sicurezza a carico delle piattaforme  e coperture assicurative contro gli infortuni (Inail) e per danni contro terzi. “Un cambiamento epocale”, il commento di del segretario generale dell’Ugl Paolo Capone. “Un momento storico”,  sottolinea Matteo Sarzana, presidente di AssoDelivery. Peccato però che alla loro soddisfazione non si unisca nessun altro.

La rabbia delle altre associazioni di riders

Soprattutto non i riders non rappresentati dall’Ugl. Ossia la quasi totalità. “Nel bel mezzo della riapertura del tavolo di contrattazione al Ministero del Lavoro  che avrebbe dovuto favorire la stipula di un accordo tra le parti sociali in grado da garantire una soluzione efficace per tutto il comparto, con l’applicazione di un contratto collettivo nazionale in linea con le rivendicazioni storiche dei “movimento rider” ci viene data notizia che Assodelivery e Ugl (sindacato di comodo vicino ad Anar, l’Associazione dei rider cottimisti nata negli uffici di Glovo) hanno firmato un accordo separato pirata – hanno infatti scritto in un una nota  “Deliverance Milano”, “Riders Union Bologna”, “Riders Union Roma” e “RiderXiDirittti”.

Quello che l’accordo non prevede

“Nei fatti questo “accordicchio” – spiegano le associazioni – non fa altro che mantenere invariate le condizioni attuali del settore, a salvaguardia esclusiva degli interessi delle piattaforme, contro quelli dei lavoratori, a cui la Legge 128 assicurava una paga oraria base in linea con i minimi tabellari dei contratti collettivi di riferimento, comparativamente maggiormente rappresentativi.  In questo accordo viene previsto un pagamento per ogni “ora lavorata”, il che significa che la retribuzione viene riconosciuta solo per la durata del tempo di consegna, mantenendo in pratica il pagamento a cottimo e introducendo un minimo orario di 7 euro lorde temporaneamente, soltanto in quelle città che entrano a far parte del sistema del food delivery, attestandosi ampiamente al di sotto di quanto previsto dalla legge”. “Obiettivo esplicito” di quello che costituisce a tutti gli effetti “un atto di sabotaggio”, secondo le sigle,  è “quello di svuotare la figura del rider come collaboratore eterorganizzato, spogliandolo delle tutele che gli erano riconosciute, vanificando le conquiste dei lavoratori, sovvertendo una legge votata dal parlamento e passando sopra l’orientamento consolidato della giurisprudenza nazionale e internazionale”.

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La reazione di Cgil, Cisl e Uil

Durissima, però, anche la reazione di Cgil, Cisl e Uil che aspettavano che al ministero del Lavoro tornasse a riunirsi il tavolo convocato sulla vertenza riders considerato l’avvicinarsi del  novembre prossimo quando scatterà il termine di un anno imposto dalla legge approvata dodici mesi per l’adozione di un contratto nazionale di lavoro. Altrimenti ai riders si applicherebbe il contratto della logistica mai sottoscritto dalle piattaforma della gig economy. Per questo i confederati hanno annunciato “tutte le azioni possibili, dallo sciopero, alle vertenze legali per contrastare l’applicazione di questo contratto”.  “Scegliere un interlocutore di comodo è un errore che pregiudica un percorso negoziale che, a prescindere dalle reciproche posizioni, avrebbe potuto portare a maggiori garanzie per i Riders con l’obiettivo di consolidare l’occupazione, la qualità del lavoro e il rafforzamento del quadro dei diritti e delle tutele”, scrivono Cgil, Cisl e Uil in una nota.

Niente ferie e malattia

Se questa “è la forma utilizzata – proseguono – ancora meno accettabile è il merito dell’intesa. In sfregio alla legge e al comune sentire ci troviamo di fronte a un testo che riconduce al cottimo l’attività di queste lavoratrici e lavoratori, anche riguardo la fornitura dei dispositivi di protezione individuale. Lo scambio del contratto sottoscritto tra Assodelivery e Ugl è che questi lavoratori rimangano autonomi, ossia collaboratori occasionali e partite iva, senza nessuna possibilità di avere un’occupazione stabile: in altri termini si tratta di un’operazione che prevede un basso salario in cambio di maggiore precarietà! Ciò consentirà alle varie Glovo, Just Eat, Uber Eat di continuare a disporre di una manodopera potenzialmente infinita, facilmente sostituibile, e scaricando sui lavoratori il proprio vantaggio fiscale e contributivo”. A questi lavoratori, concludono i sindacati, “non verranno retribuite malattia, tredicesima, ferie e la maternità; potranno essere licenziati e quando avranno raggiunto il tetto retributivo massimo per le collaborazioni occasionali (5000 euro annui) potranno riconsegnare i loro nuovi dispositivi di lavoro generosamente concessi in virtù di questo accordo”.