I nomi dei marchi non diranno molto ai genitori italiani. Co Eco, Feurwermann, Haba, Fillikid, Sterntaler, Sebra, Lässig non sono certo quelli di grido quando si tratta di prodotti per bambini. Sono solo alcuni di quelli che troviamo nelle stoviglie di bambù prodotte in Cina e vendute da tutti i negozi europei. Ma la denuncia che viene dall’Austria e che si lega all’ultimo test di un’associazione dei consumatori (Konsument, per la precisione) fa impressione. Quantomeno perché non è la prima del genere.
Nei piatti e nelle stoviglie di questo tipo i laboratori hanno trovato il rilascio di melamina e quello di formaldeide significativamente al di sopra dei valori limite ammessi. In alcuni casi, i limiti vengono addirittura superati una dozzina di volte, in un caso 104 volte! E non pensiate che si tratti di una contaminazione destinata ad abbassarsi nel tempo e con i lavaggi di queste stoviglie. La cessione è stata misurata tanto per i piatti appena comperati che per quelli già lavati dopo 20 cicli in lavastoviglie.
Il richiamo pericoloso del bambù
Belli, colorati, leggeri e infrangibili, questi prodotti sono scelti da molte famiglie ma nascondono il rischio terribile di contaminare gli alimenti che sono destinati ad ospitare e “avvelenare” la pappa dei più piccoli.
E non è la prima volta che l’evidenza che questo accada viene denunciata in Europa. L’ultima volta era stata in Francia, lo scorso gennaio, ad opera dell’associazione dei consumatori 60 million de consommateurs che aveva pubblicato i risultati di uno studio di laboratorio analogo.
In Italia, fino a ora il problema è passato sotto silenzio, se si esclude un richiamo del ministero della Salute di un anno fa di un lotto di ciotole di bambù vendute da Tedi per la presenza di elevati livelli di formaldeide. Il prodotto interessato dal richiamo era stato prodotto dall’azienda Ningbo Home-Dollar, nella provincia dello Zhejiang, in Cina.
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La “colla” che avvelena i piatti
Perché questo accade? I francesi lo avevano spiegato chiaramente: il bambù è una pianta non un legno e questo influisce sulla fabbricazione del materiale. “Mentre il legno può essere un materiale unico, ad esempio tagliato a forma di cucchiaio o insalatiera, il bambù viene utilizzato sotto forma di fibre o polvere, che deve essere agglomerato“, spiegava a 60 millions Anne Lafourcade, ingegnere ambientale. E proprio per questo scopo, come legante, i produttori utilizzano spesso una resina di melammina-formaldeide, comunemente nota come “melamina”. Questa resina è normalmente innocua. Ma in caso di scarsa qualità, rilascia i suoi componenti nel cibo. Con un rischio terribile: la melamina può essere tossica per i reni e la formaldeide è riconosciuta come cancerogena.
Dove sono i controlli?
“Dal nostro punto di vista, nessun singolo prodotto avrebbe dovuto essere immesso sul mercato a causa dei rischi per la salute” hanno denunciato i consumatori austriaci.
I nostri colleghi di Konsument hanno aggiunto che la maggior parte dei piatti analizzati in Austria sono prodotti provenienti dalla Cina. Quando importate nell’Ue, però, queste stoviglie dovrebbero presentare un rapporto di prova ai sensi del regolamento (UE) n. 284/2011, che certifica che il rilascio di formaldeide è inferiore ai valori limite in Europa. Cosa che, evidentemente, non garantisce nessuna certezza. E, con il “pezzo di carta” farlocco queste stoviglie arrivano indisturbate sulle tavole e sui seggioloni dei nostri bambini, senza alcun controllo.
Ai genitori, dunque, non resta che una soluzione: abbandonare quella che ritenevano una scelta ecologica, come le stoviglie in bambù, per proteggere la salute dei propri figli.