Il trattato Ue-Mercosur aumenterà la deforestazione in Amazzonia? 

DEFORESTAZIONE IN AMAZZONIA

Il trattato di libero scambio tra Unione Europea e i Paesi del Mercosur può avere gravi ripercussioni sulla distruzione dell’Amazzonia e di altre foreste tropicali sudamericane, secondo diversi soggetti istituzionali, politici e della società civile che nelle ultime settimane hanno messo l’accordo sotto un fuoco incrociato di critiche, tanto da metterne in forse la ratifica da parte dei governi europei.

“C’è un crescente movimento di opinione secondo cui gli accordi commerciali devono essere fatti su basi diverse”, afferma Perrine Fournier, responsabile per il commercio della Ong Fern, che da anni lavora nella valutazione dei legami tra importazioni europee di materie prime e deforestazione. “Gli attacchi al Mercosur arrivano da diverse parti, gruppi della società civile e forze politiche differenti e con diverse motivazioni. Però riflettono tutti l’idea che il commercio deve cambiare se vuoi fare i conti con il cambiamento climatico, con la perdita di biodiversità e anche con le pandemie”.

Di che si tratta

Il trattato di libero scambio riguarda l’Unione Europea e i paesi del Mercato comune dell’America meridionale, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, che insieme hanno un PIL complessivo di 2,2 mila miliardi di euro. L’accordo è stato chiuso il 28 giugno 2019 dopo vent’anni di negoziati, e oggi è in attesa di ratifica da parte degli Stati membri, che dovranno approvarlo all’unanimità. Negli ultimi mesi però, dopo gli incendi del 2019 in Amazzonia e la pandemia Covid-19, da più parti sono insorte critiche al trattato, che incentiva anche gli scambi di materie prime legate alla deforestazione, in particolare manzo, soia e zucchero di canna.

L’effetto Bolsonaro ha destato grande preoccupazione”, afferma Fournier. “Ci sono molti soggetti che sarebbero a favore del commercio, ma non con Bolsonaro. Penso che gli incendi in Amazzonia dello scorso anno, che sono così evidentemente collegati con la deregolamentazione di molte leggi in Brasile, abbiano avuto un chiaro ruolo”.

Le critiche al Mercosur

I primi attacchi al trattato Mercosur risalgono allo stesso agosto del 2019, il mese degli incendi in Brasile, quando il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che “in queste condizioni la Francia si oppone all’accordo”. A settembre anche il presidente Irlandese Taoiseach Varadkar ha minacciato lo stop al trattato. A gennaio il parlamento austriaco ha chiesto al governo di opporsi all’accordo. In Germania Angela Merkel ha più volte difeso l’accordo, sostenendo che “uno stop al trattato non è la giusta risposta” agli incendi in Brasile, ma a marzo 2020 l’ambasciatore tedesco in Brasile ha affermato che l’accordo sarebbe entrato in vigore solo se il Brasile fosse tornato ai livelli di deforestazione del 2017.

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Nelle ultime settimane le critiche al trattato si sono moltiplicate. Il 26 maggio la Commissione Agricoltura del parlamento europeo ha espresso un’opinione negativa al Mercosur, chiedendo la riapertura delle trattative. Il 3 giugno una risoluzione del Parlamento Olandese ha dato mandato al governo di opporsi all’accordo UE-Mercosur. Nei giorni scorsi, infine, una cordata di organizzazioni non governative per la tutela dell’ambiente e dei diritti umani ha presentato un esposto al Mediatore Europeo, sostenendo che la Commissione europea avrebbe commesso un illecito firmando l’accordo senza aver fatto prima un’adeguata valutazione dell’impatto sociale, ambientale e economico. “Gli accordi commerciali dovrebbero essere approvati solo se hanno un impatto positivo e, soprattutto, nessuna ricaduta negativa ambientale o sociale”, afferma Amandine Van Den Berghe, avvocato di ClientEarth, una delle organizzazioni che ha presentato l’azione legale. Secondo Van Den Berghe, la Commissione doveva pubblicare una valutazione sulla sostenibilità dell’accordo prima della fine dei negoziati, mentre ne ha pubblicato solo una bozza quattro mesi dopo la chiusura dell’accordo, rendendo inutile il documento e impossibile ogni intervento della società civile.

Un campo da calcio ogni 6 secondi

Secondo i dati dell’Università del Maryland pubblicati su Global Forest Watch, nel 2019 le aree tropicali del pianeta hanno perso 11,9 milioni di ettari di superficie forestale, di cui 3,8 milioni di foreste primarie: l’equivalente di un campo da calcio ogni 6 secondi, per tutto l’anno. Una distruzione che ha prodotto 1.8 gigatonnellate di anidride carbonica, pari alle emissioni in un anno di 400 milioni di auto. Il Brasile da solo ha contribuito alla perdita di un terzo delle foreste primarie tropicali del mondo, in particolare a causa della conversione delle terre per uso agricolo.

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“La deforestazione ha continuato ad aumentare in Amazzonia, il Brasile ha raggiunto i maggiori livelli di deforestazione negli ultimi 10 anni. Non è una sorpresa, dato che il governo di Bolsonaro ha ridotto le tutele ambientali, disfacendo anni di policy”, afferma Glenn Hurowitz, direttore dell’Ong Mighty Earth. “È una vera crisi, e siamo arrivati a questo punto perché aziende come Cargill o JBS trovano acquirenti in Europa e in altri Paesi per i prodotti della deforestazione, in particolare quelli legati all’industria della carne, i pascoli o la soia per la produzione di mangimi”.

L’impatto del Mercosur

Il 4 ottobre 2019 la Commissione europea ha pubblicato una bozza di una valutazione sulla sostenibilità dell’accordo con i Paesi del Mercosur, secondo cui il trattato produrrà “effetti sociali positivi, riducendo le diseguaglianze”, mentre “l’aumento delle importazioni nell’agroalimentare avrà un effetto marginale sulla produzione UE”. Le Ong hanno diffusamente criticato questo documento, perché pubblicato mesi dopo la chiusura del trattato e perché “basato su dati obsoleti e su analisi molto deboli”.

Secondo un rapporto di Friends of the Earth l’accordo produrrà un aumento sostanziale delle importazioni in Europa di manzo, soia e zucchero di canna. Altri studi indipendenti parlano di un aumento delle importazioni di soia tra il 2,5 e il 5 per cento, e in alcuni casi sottolineano un probabile aumento anche delle importazioni UE di carne di maiale e di pollo, anch’essi collegati alla soia attraverso i mangimi. Tutti gli studi associano questo aumento delle importazioni a un aumento delle aree deforestate, su un ordine di grandezza che varia da decine di migliaia ad alcune centinaia di migliaia di ettari l’anno.

Uno studio di maggio 2020 commissionato dalla Direzione generale ambiente della commissione Europea in riferimento al Mercosur afferma che il trattato ha una sezione che riguarda lo sviluppo sostenibile, ma che le parti “non possono incorrere in sanzioni di nessun tipo, a meno che le violazioni non costituiscano delle discriminazioni arbitrarie o ingiustificate o vincolino il commercio in qualche modo”.

“L’accordo include alcune previsioni sulla sostenibilità”, afferma Perrine Fournier di Fern. “Ma sono indicazioni molto deboli, perché gli impegni sono molto vaghi ed è impossibile monitorarne il rispetto. E poi non c’è nessun meccanismo di sanzione in caso di violazione”. Secondo Fournier, “per quanto riguarda le foreste c’è un impegno a rispettare una gestione sostenibile, ma riguarda solo il commercio del legno legale, mentre non c’è niente sulle altre commodity agricole che causano la deforestazione, non c’è nessuna misura specifica per la soia, nessuna per la carne di manzo”.

“Una soluzione interessante è stata avanzata dai governi di Francia e Olanda, che hanno proposto di collegare le tariffe con dei criteri di sostenibilità negli accordi di libero scambio”, aggiunge Fournier. “I negoziati tra i Paesi dovrebbero definire quali sono i prodotti sostenibili, quali sono i criteri, e di conseguenza definire le tariffe, ponendo tariffe più alti sui prodotti meno sostenibili e tariffe più basse su quelli più sostenibili. Così sarebbe possibile anche collegare il tema dell’impatto di emissioni, in modo da considerare anche il trasporto, visto che c’è molto dibattito sulla carbon tax. Sono soluzioni interessanti che andrebbero approfondite”.

L’autore ha realizzato il documentario “Deforestazione made in Italy” e ora ha dato vita a un progetto di informazione indipendente per raccontare la perdita di equilibrio del Pianeta che sta minacciando il nostro futuro. Per sapere di più dell’iniziativa basta andare su One Earth