Così il ministero “rinuncia” a scoprire il falso extravergine Dop

CASELLI FALSO EXTRAVERGINE CORICELLI

Può un atto amministrativo stravolgere una norma comunitaria che impone la tracciabilità sull’extravergine a Denominazione di origine ? Può, in altre parole, l’Icqrf, la Repressione e frodi del ministero delle Politiche agricole, con le nuove Linee Guida del Piano dei Controlli Olio Dop/Igp  autorizzare la miscela di diverse partite di olio extravergine Dop e Igp e così rendere impossibile la rintracciabilità della partita che ha dato vita a una non conformità? La risposta è proprio contenuta proprio nel documento svelato da TeatroNaturale (qui la bozza delle Linee guida) in cui, per la prima volta, si autorizza il “Blend fra lotti certificati”, per usare le parole del sito diretto da Alberto Grimelli,  “una contraddizione in termini visto che il permesso di miscelare diversi lotti certificati di una stessa Dop/Igp, appartenenti alla stessa campagna olearia e alla stessa sottozona, distrugge in nuce proprio il principio di identificazione e rintracciabilità“.

Impossibile risalire alla partita irregolare

Eppure nella bozza si legge: “Successivamente alla certificazione di due o più lotti di olio, l’operatore può effettuare un’operazione di miscelazione dei due lotti certificati”. È quindi possibile, scrive TeatroNaturale, “che un operatore (un imbottigliatore, ndr) acquisti due o più lotti di olio Dop/Igp certificato e poi li blendi insieme, senza più essere soggetto ad obbligo di ricertificazione della miscela ottenuta. Si creerà, quindi, un lotto produttivo frutto di un numero imprecisato di prodotti certificati”.

E se a seguito di controlli risultasse una non conformità, si potrà risalire alla partita che ha causato l’irregolarità della miscela? La risposta è ovviamente no: potremmo sapere quali sono le partite di olio presenti ma non rintracciare quella “colpevole”. E in caso di contestazione giudiziaria? L’imbottigliatore sarebbe sollevato da qualsiasi addebito mentre il produttore (agricoltore-frantoiano) si troverebbe nell’imbarazzante situazione di doversi difendere pur non potendo tecnicamente farlo.

Un favore agli imbottigliatori

Oggi tutto questo non è consentito anche perché il meccanismo della certificazione non lo consentirebbe: l’imbottigliatore acquista partite di olio Dop e si assume l’onere e i costi di certificare il prodotto e di richiedere i collarini al Consorzio di tutela. Tutta la partita certificata viene imbottigliata e in caso di contestazione la rintracciabilità è assicurata così come l’eventuale responsabilità penale e civile, in primis nella figura dell’imbottigliatore.

Se invece dovessero essere approvate cosi le nuove Linee guide, l’onere della certificazione ricadrebbe sul produttore che in caso di irregolarità di una miscela Dop non potrebbe in alcun modo difendersi. Appare chiaro la finalità di questo provvedimento. Come anche chi ne sarebbero danneggiati: i produttori onesti, i gioielli Dop del made in Italy e i consumatori.

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